Arte

Il gioco dell’arte-Pisanello, San Giorgio e il drago

19 Marzo 2020

Non è di un quadro, ma di un affresco, un dipinto realizzato su un muro, che vi voglio raccontare oggi. Sta a Verona, nella chiesa di Santa Anastasia, ed è un po’ rovinato, perché il tetto ha fatto filtrare per secoli l’acqua dall’alto, e sulla parte sinistra è molto rovinato. Ma quel che vediamo è una delle opere più straordinarie del suo tempo, realizzato da un pittore che, esattamente come Gentile da Fabriano, di cui abbiamo parlato la settimana scorsa, girava tra le corti e le più importanti città europee, perché tutti i potenti aspiravano ad avere una sua opera. Si chiamava Pisanello, anche se il suo vero nome era Antonio di Puccio Pisano. Forse era nato a Pisa, forse a Verona, non lo sappiamo con certezza. Nessuno prima di lui sapeva rappresentare così bene la natura, come mostrano i suoi meravigliosi disegni, pieni di particolari. Gli animali, la vegetazione, lo studio dei personaggi che avrebbe inserito nei suoi dipinti, e che osservava a lungo, realizzando degli schizzi in cui li raffigurava in diversi atteggiamenti. Solo Leonardo avrebbe pareggiato la sua arte. Era anche molto famoso e ricercato per la sua abilità nel disegnare le immagini che servivano per le medaglie e le monete. Però lui si considerava soprattutto un pittore, e quel che ci è rimasto della sua opera, nonostante sia non più del 5% di ciò che aveva realizzato, ci mostra che nessuno era in grado di superarlo nelle pitture di grandi dimensioni, soprattutto in quelle che restavano per così dire “imprigionate” nel muro con la tecnica dell’affresco. Sapete come si fa ad affrescare una parete? Si decide quanto è grande la parte che riuscirete a fare in quella giornata, e su quella porzione si stende l’intonaco e si trasferisce il disegno che si è preparato sulla parete. Un metodo per farlo è usare quello che si chiama un cartone preparatorio, su cui è stato riportato il disegno, e che viene poi bucherellato lungo i contorni, per poi fare lo spolvero, sistemando il cartone sulla parete e tamponandolo con la polvere di carbonella, in modo che il disegno resti tracciato sul muro.

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Chiaro? Non troppo? L’importante è che abbiate capito che l’affresco è una tecnica in cui occorre essere molto abili e soprattutto veloci. Appena il pittore aveva steso il colore l’intonaco, per effetto dell’anidride carbonica, si seccava, “imprigionando” la pittura. Gli effetti pittorici più ricercati potevano comunque essere realizzati in un secondo momento, a secco.

Cosa vediamo nell’affresco di Pisanello? È la storia di San Giorgio e il drago, per come ce la racconta Jacopo da Varagine nella Leggenda Aurea. Nell’antica città di Silena, in Libia, c’era un grande stagno, dove stava un drago, che si avvicinava alle mura e assaliva chi si trovasse nei paraggi, uccidendolo. Si decise allora di mandargli due pecore alla volta, per placarlo. Quando terminarono le pecore, il drago domandò che gli fosse portata una giovane. Si fece un sorteggio, e la sorte cadde sulla figlia del re. In quel mentre passava però di lì Giorgio, un cavaliere coraggioso, che mentre la ragazza veniva condotta dal drago le si avvicinò dicendole che avrebbe sconfitto lui la belva. Lo sfidò allora a cavallo, e riuscì a ferirlo con la lancia. Disse allora alla principessa di avvolgere la propria cintura attorno al collo del drago, e di usarlo come un guinzaglio, proprio come un cagnolino. E così fece la ragazza, conducendolo in città, per mostrarlo agli abitanti, in modo che non avessero più paura.

In realtà noi vediamo nell’affresco di Pisanello la prima parte della storia. La pittura venne realizzata probabilmente nel 1435, quando questo grande artista era tornato da Roma. Più tardi, nel 1438, sappiamo che andò a Ferrara, che allora era la città più nuova, moderna e intraprendente d’Europa, un po’ come nel nostro tempo New York o Londr. Anche Verona era comunque un centro culturale e di produzione artistica di primaria importanza, e l’opera fu commissionata a Pisanello da un membro della famiglia Pellegrini, una delle più importanti della città veneta.

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L’affresco era composto da due parti. A destra vediamo San Giorgio che dopo aver parlato alla principessa sta per salire sul cavallo bianco, che vediamo di terga. Salirà poi su di una barchetta, che lo porterà al luogo dove sfiderà il drago. Sul suo viso ci sembra di indovinare un po’ di paura, ma il cavaliere è anche consapevole dell’importanza di salvare non solo la principessa, ma anche l’imponente città, che vediamo riprodotta minuziosamente dal Pisanello nei suoi palazzi, le sue torri, le sue chiese. Nella parte sinistra si vedeva il drago di là dal mare, forse mentre dorme in una grotta. Ma non si capisce bene, come ho detto la scena è molto rovinata dall’acqua.

Torniamo però sulla scena del saluto tra San Giorgio e la principessa. Guardate com’è realizzato con raffinatezza il volto della ragazza, dai tratti davvero molto belli. Alle sue spalle si indovinano altri tre cavalli e cavalieri, uno di fronte e due di profilo, e ancora un levriero, un cagnolino di compagnia, che doveva appartenere alla ragazza, e un ariete accovacciato. La descrizione dell’abito della ragazza e delle armature è straordinariamente particolareggiata. E pensate che il tempo e l’acqua hanno distrutto le pennellate più fini e minuziose. La capigliatura della principessa è quella di moda all’epoca del Pisanello, che dunque immagina che la scena si svolga ai suoi tempi, e non a quelli delle crociate, com’è nel libro di Jacopo da Varagine.

Su tutto l’affresco si respira la stessa atmosfera da fiaba che abbiamo imparato a riconoscere nell’Adorazione dei magi di Gentile da Fabriano.Le due opere appartengono allo stesso momento storico, e al medesimo stile, il Gotico Internazionale.

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Dimenticavo due cose. Qualcuno dice che la storia si svolge non in Libia, nella città di Silena, ma in Anatolia a Trebisonda. E poi forse vi è rimasta la curiosità di sapere come poteva stare il drago al guinzaglio. Ce lo fa vedere un altro pittore dell’epoca, Paolo Uccello. Non trovate che questa scena sia deliziosa? 

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