Arte
Transatlantic Bridges, al CIMA di New York l’arte di Corrado Cagli
È in corso a New York, e si protrarrà sino al 27 gennaio 2024, presso il CIMA (Center for Italian Modern Art) nella sua sede in Broome Street 421 a Soho, la mostra Transatlantic Bridges. Corrado Cagli 1938-1948, curata dal professor Raffaele Bedarida dell’Università Cooper Union di New York, biografo e critico dell’artista. Suo è il volume Corrado Cagli. La pittura, l’esilio, l’America (1938-1947), (Donzelli, Milano, 2018). L’esposizione è ricca e significativa della molteplice vita artistica di Corrado Cagli, nato ad Ancona nel 1910 e morto a Roma nel 1976, ma con un “vissuto ubiquitario […] fra Europa e USA, e di straniamento personae e di crisi bellica” come scrive Enrico Crispolti nella prefazione al libro in forma di lettera. Con il contributo del Centro Primo Levi il volume ha avuto una edizione inglese in occasione della mostra.
Il centro ospitante, il CIMA, è una fondazione pubblica no profit dedita a promuovere l’arte italiana moderna e contemporanea presso un pubblico internazionale; la storica dell’arte milanese Laura Mattioli, con studi al liceo Parini e laurea all’Università degli studi di Milano in storia dell’arte con Anna Maria Brizio nel 1975 sul collezionismo nella società veneziana tra XVIII e XIX secolo, ne è fondatrice, presidente e generosa mecenate. A partire dal 1983, Laura è stata per lungo tempo curatrice e conservatrice della collezione di suo padre Gianni Mattioli, una delle più considerevoli raccolte di arte moderna del ventesimo secolo, è curatrice di mostre, collezionista lei stessa di arte contemporanea. Studiosa dell’arte del ventesimo e ventunesimo secolo non trascura l’arte antica e rinascimentale, autrice di numerosi saggi critici, conferenziera e divulgatrice del suo pensiero elaborato nel corso dei tanti studi ed esperienze professionali nel mondo dell’arte.
Scopo del CIMA è contribuire a formare una nuova generazione di storici dell’arte; il luogo è dunque sede di esposizione e di incontri con critici e artisti e accademia di studi per giovani borsiste e borsisti, che hanno goduto del prestigioso programma di borse di studio internazionale del CIMA potendo, per così dire, convivere con le opere d’arte, comprenderle profondamente, discuterne e confrontarsi con la critica, uscendone culturalmente arricchiti; è data loro inoltre la possibilità di pubblicare le loro ricerche sul giornale online Italian Modern Art. Il CIMA è dedito alla diffusione della conoscenza dell’arte italiana; nel corso dei dieci anni trascorsi sono state offerte mostre di grande interesse tra le quali vanno ricordate quella su Giorgio Morandi (2015-2016) (del quale in vista del sessantenario dalla morte, già sono iniziate le celebrazioni in Italia), quella di Fortunato Depero (2014), di Medardo Rosso (2014-2015), di Giorgio De Chirico e Giulio Paolini (2016-2017), di Alberto Savinio (2017-2018), e quella sul tema Staging injustice. Italian art 1880-1917 (2022); delle mostre vengono pubblicati i cataloghi.
La mostra di Corrado Cagli, ora in corso, ci porta a considerare la molteplicità di palcoscenici storici nei quali la vita del pittore si è dipanata; l’Italia del regime fascista lo vide giovanissimo artista di successo, destinatario di committenze pubbliche e partecipante ad esposizioni pubbliche e private nazionali e internazionali sino a che il suo lavoro cominciò a ricevere critiche e censure di parte fascista già dal 1937, poi sempre più con l’entrata in vigore delle leggi razziali a causa delle quali Cagli, ebreo, fu emarginato e spinto all’esilio. Si recò dapprima a Parigi dove aveva già contatti con artisti di diverse nazionalità, dove musica, poesia e pittura proficuamente si intrecciavano.
Sua terra d’esilio furono infine gli Stati Uniti, da lui già conosciuti per avervi esposto opere nel periodo del suo successo artistico negli anni ’30, dove avendo in passato intessuto relazioni e amicizie “divenne una figura influente nel milieu culturale ed artistico degli emigrati a New York”, come scrive Bedarida. Trasferitosi sulla West Coast, Cagli decise di compiere l’addestramento per entrare nell’esercito degli Stati Uniti, ciò che gli avrebbe garantito la cittadinanza americana; nel periodo di pratica militare egli assunse il ruolo di ‘artista militare’ decorando spazi comuni e una cappella, in alcune delle basi militari cui venne via via destinato.
Il suo percorso di inquadramento nell’esercito subì un arresto quando, con l’entrata in guerra degli Stati Uniti nel dicembre del 1941, dopo Pearl Harbor, egli fu qualificato ‘enemy alien’, fu così posto in isolamento sino a che la situazione ebbe una soluzione giuridica. Cagli divenuto americano e soldato fu mandato con l’esercito a Londra e prese parte al D-Day e alla liberazione di campi di sterminio. Fece ritorno nell’Italia liberata dove fu bersaglio di alcune contestazioni di tipo politico morale per il suo passato di artista con committenze del regime fascista, per il suo ‘atlantismo’ e infine, più sotterraneamente, per la sua omosessualità. I rapporti artistici di Cagli con gli Stati Uniti proseguirono con successo anche dopo la fine della guerra: egli collaborò con gli artisti coinvolti con la Ballet Society e con Harper’s Bazaar, ed espose alla galleria di Alexander Jolas a New York, creando quei ponti che Bedarida illustra efficacemente nel suo saggio.
Tra i molteplici temi di riflessione suggeriti dalla vita di Cagli vi sono la persecuzione razziale e l’esilio; Bedarida dedica un capitolo del suo saggio a Lo sgombero, un pastello a cera di Cagli; il pastello è nodale nel racconto della sorella di Corrado, Ebe Cagli Seidenberg dal titolo Il Tempo dei dioscuri, e venne riprodotto sulla sopracopertina della prima edizione (Cà d’Oro, Roma, 1980). Ebe fu esule anche lei negli Stati Uniti, si laureò alla Johns Hopkins University a Baltimora, sposò il matematico Abraham Seidenberg, visse in California e divenne scrittrice.
Lo sgombero raffigura un fantoccio incappucciato grande e goffo, solo due punti per occhi, con fatica regge in bilico disparati oggetti ingombranti tra cui un orologio a pendolo e molti drappi ricadenti a terra. Ebe nel Tempo dei dioscuri narra che il pastello fu eseguito da Corrado alla sua presenza, da lui fu cestinato e da lei recuperato, «Mio fratello l’esaminava. “Poveraccio, deve andare avanti, ma ha tanta voglia di tornare indietro”», scrive Ebe.
Lo sgombero precede il trasloco, la partenza per un altro luogo, l’esilio nel caso dei Cagli, e ben rappresenta la precarietà dello stato di transizione; su questo tema ha meditato con indagine sociologica Evelyn Ferraro in due saggi: Between Italy and America: Exile and suspension in Ebe Cagli Seidenberg’s Il tempo dei dioscuri, e in Drawing Testimony, Coming to writing: Ebe Cagli Seidenberg’s Le sabbie del silenzio and Il tempo dei Dioscuri.
I dioscuri, che danno il titolo al libro, scrive Ferraro nel primo dei due saggi indicati, condividono “a common fate as combatants and travelers” e “Sgombero can be regarded as a metaphor of the migrant’s condition”; mobilità e prigionia convivono nella condizione dell’esilio, gli individui sono sradicati, la loro esistenza è sospesa, necessita loro una riconfigurazione culturale e di rapporti nel loro errare. In una lettera del maggio 1942 alla sorella (citata nel saggio del 2009) Corrado le scrisse di continuare a chiamare la propria vita una sequenza di interruzioni.
Dopo avere visto una bella mostra, come questa del CIMA, si è indotti a riflettere su grandi questioni politiche e esistenziali, di fascismi e di nazionalismi, di razzismo e di intolleranza, di persecuzioni e di esilio, di solidarietà e tolleranza, di ponti e di convivenza pacifica, e il pensiero torna a Carlo Cattaneo: le società aperte sono migliori di quelle chiuse.
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