America
Lezioni americane alla sinistra: marciare separati per colpire davvero uniti
(un punto di vista sulla comunicazione, che è sempre una questione politica, a cura di Francesco Nicodemo e Giusy Russo)
L’estate è passata da un pezzo ma tra la miriade di tweet dell’attuale inquilino della Casa Bianca, uno all’epoca ha generato più polemiche del solito. Con il celato desiderio di distogliere l’attenzione da altre questioni più urgenti, Donald Trump a luglioscriveva infatti: “Davvero interessante vedere donne progressiste democratiche del Congresso che provengono da Paesi i cui governi sono una completa e totale catastrofe, i peggiori, i più corrotti, inefficienti del mondo (…) dire ad alta voce (…) come dovrebbe essere condotto il nostro governo. Perché non se ne tornano (…) da cui sono venute? Poi tornano e ci dicono come hanno fatto”. Non c’è voluto molto tempo a capire a chi si riferisse, ovvero alle quattro componenti della squad. La prima è Ilhan Omar, nata Mogadiscio e arrivata negli Stati Uniti a 14 anni nel 1995 come rifugiata, che rappresenta il Minnesota ed è musulmana come Rashida Tlaib, che siede nella Camera dei Rappresentanti per il Michigan. La terza è Ayanna Pressley, che vanta un altro primato, dal momento che è la prima donna di colore proveniente dal Massachusetts. Infine c’è AlexandriaOcasio-Cortez, dal Bronx, la più giovane eletta al Congresso. Le quattro, definite the squad dalla stessa Ocasio-Cortez in un post Instagram, sono diventate il bersaglio delle critiche di Trump per le proprie idee e le proprie origini.
Ora però in Usa è tempo di primarie democratiche e Donald Trump oltre a temere le giovani progressiste, deve temere anche il candidato da loro supportato per la corsa verso la Casa Bianca. Ebbene, tre su quattro sono al fianco di Bernie Sanders. Le prime ad esporsi sono state Ilhan Omar e Alexandria Ocasio-Cortez. Oman, prima donna di origini somale eletta al Congresso Usa, non ha dubbi. Sostiene il senatore del Vermont perché vuole cancellare il debito degli studenti, introdurre il diritto ad avere una casa, rivedere le politiche sull’immigrazione, garantire il Medicare forAll e approvare il Green New Deal. “Insieme creeremo l’America che meritiamo”, recita la didascalia al video con l’incredibile folla oceanica del Queens a New York dello scorso ottobre. Omar hascritto che quella di Sanders non è solo una campagna elettorale,ma la creazione di un movimento intergenerazionale. E non è difficile da credere, visto che di anni lei ne ha 38 e Sanders 40 in più. Ancora più giovane è Alexandria Ocasio-Cortez, classe 1989. “La prima volta che ho sentito parlare di Bernie è stata mentre facevo la cameriera in una tavola calda in centro a Manhattan. Lavoravo 12 ore al giorno, senza assicurazione sul lavoro, venivo pagata meno del minimo sindacale. Pensavo di non meritarmelo”. Lo racconta in un video, dove afferma che è grazie a Sanders che ha deciso di candidarsi. “Quando parla di rivoluzione politica, del noi e non dell’io, non sono slogan. Questa cosa non riguarda me, non riguarda il senatore Sanders, ma riguarda cosa possiamo realizzare insieme” afferma Ocasio-Cortez. Già, ma cosa si può realizzare? Garantire standard di vita avanzati senza se, senza ma, senza asterischi, senza eccezioni, in breve, per tutti. Ed ha le idee chiare: “Quando le persone ci accusano di essere troppo di sinistra, diciamo che non stiamo spingendo il partito a sinistra ma stiamo riportando il partito a casa. Non sono qui per guardare i sondaggi ma per cambiare i sondaggi. Come? Bussando alla portadelle persone, parlando con i nostri vicini”. Anche Rashida Tlaibha deciso di sostenere Sanders perché non si arrende ai ricchi e potenti o alle grandi società. In un tweet di inizio mese ha pubblicato una foto con le altre tre colleghe con hashtag#unbreakablesquad, ma la squadra si è divisa almeno sulle primarie democratiche. Ayanna Pressley ha deciso infatti di sostenere la senatrice Warren. “Per Elizabeth e per me il potere è nelle mani delle persone. Ecco perché sta lottando per dei cambiamenti sostanziali, di base, che diano potere a chi è stato lasciato indietro(…) questa elezione è una battaglia per l’anima della nazione. Elizabeth sa come lottare e sa come vincere. Sono orgogliosa di chiamarla mia senatrice e non vedo l’ora di chiamarla mia presidente”, dice la rappresentante del Massachusetts in un video.
“Siamo la campagna più veloce della storia a raggiungere 4 milioni di donazioni. Siamo l’unica campagna con più donazioni e donatori di quella di Trump”, ha scritto Sanders. “Donald Trump vuole dividerci e metterci gli uni contro gli altri. Vuole che gli Americani diano la colpa dei loro problemi a chi sembra diverso (…) Ma L’America può essere migliore di così. Per affrontare l’odio, dobbiamo opporci insieme”, ha detto Warren.
Il gruppo si sarà anche diviso sulle primarie democratiche ma entrambi i candidati scelti dalle quattro non saranno avversari facili per l’attuale presidente Usa.
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