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Viva le Olimpiadi: ora Milano sia generosa e si carichi il paese sulle spalle
Una grande vittoria di squadra. Una vittoria di Milano e Cortina, del comune del capoluogo lombardo di Beppe Sala e della Regione Veneto di Luca Zaia, del Coni di Giovanni Malagò, che ha avuto un ruolo fondamentale nel rapporto con gli elettori, e anche del governo che ha accompagnato il percorso che ha portato alla candidatura, fino all’odierna presenza in forze, e con il premier Conte e il sottosegretario Giorgetti in persona presenti a Losanna nel gran giorno.
È sicuramente una vittoria che premia l’immagine internazionale solida e in costante ascesa della Milano guidata da Beppe Sala, e di cui il sindaco stesso è in qualche modo la sintesi personale, visto che questa immagine ha conosciuto un rinnovato splendore dopo l’impresa testarda – e che all’inizio sembrava addirittura disperata – di Expo 2015. Senza questa Milano “così in forma” non si sarebbe raggiunto il risultato, e la stessa candidatura di Milano a capitale olimpica invernale avrebbe fatto sorridere, tanto più che l’assegnazione è arrivata in una giornata in cui il capoluogo lombardo è coperto dal caldo africano.
E però, va riconosciuto, Cortina e Milano – che arrivavano dalla cocente sconfitta quando si era candidata per l’Ema, ai tempi del governo Gentiloni – hanno goduto del pieno sostegno del Coni e del governo, e senza il loro supporto l’assegnazione di oggi sarebbe stata egualmente inimmaginabile. Ha ragione quindi il presidente del Consiglio Conte a rivendicare la vittoria di un intero paese che, nonostante tutto, evidentemente, riesce ancora a sembrare affidabile quanto basta: e perfino più affidabile della solidissima e morigerata Svezia. Unica nota dissonante, in una bella giornata, l’improvvida dichiarazione congiunta di dirigenti di Milan e Inter che, da Losanna, hanno pensato bene stamane di dichiarare l’intenzione di abbattere San Siro e costruire un nuovo stadio congiunto, obbligando il sindaco a spiegare che comunque nel 2026 San Siro sarà sicuramente in funzione.
Per gli entusiasmi smodati c’è tutto il mondo fuori. E anche per le preoccupazioni lugubri che danno già per scontate ruberie e speculazioni: su entrambi gli aspetti bisognerà vigilare e combattere, ovviamente, ma chi si dà subito per vinto ha già perso, oppure ha interessi di vario tipo allo sfacelo. A noi, contenti del successo nazionale e della nostra città, preme di più un altro aspetto. Milano, il favoleggiato “modello Milano” tante volte raccontato e celebrato, godrà sicuramente, dopo il successo di oggi, di una nuova e rafforzata attenzione, narrazione e retorica. Perché se fino a ieri era già chiara la capacità di Milano di attrarre capitali e capitali umani in un paese che invece si impoverisce di entrambi, da domani la tendenza accentratrice del capoluogo lombardo sembrerà ancora e sempre più netta.
Ed è forse questo il momento in cui, invece, anche se non sarà facile, sarebbe necessario e doveroso resistere alle tendenze arroganti ed egoiste che i successi portano sempre, ad ogni livello, con sè, ed anzi di essere di capace di caricare il paese sulle proprie spalle. Come? Diventando davvero capace di sostenere nuove esperienze sociali e politiche che in qualche modo portino la fortuna e il benessere di Milano ad essere diffuso al di fuori dei suoi confini. Occupandosi di più e meglio, al proprio interno, delle tante contraddizioni che rischiano di fare di Milano una Londra in sedicesimo: una città che attrae e permette di rimanere solo ai ricchi e fortunati, e che spinge fuori gli altri. Mettendo a disposizione la sua forza e autorevolezza, infine, sì per fare muro contro proposte governative e politiche distanti dallo spirito e dalla proiezione internazionale di oggi e di domani, ma anche per mettersi a servizio di un sistema paese che comunque, quando ce n’è stato bisogno, il suo supporto non l’ha fatto mancare.
Infine, la domanda già gira, nuovamente e ognuno ha la sua risposta: questo modello di successo è in grado di esprimere anche una leadership politica nazionale, ovviamente alternativa a quella che oggi governa l’Italia? Nel nostro piccolo, ancora una volta, raccomandiamo prudenza nelle valutazioni e accortezza nelle proiezioni. La piscina non è il mare: e ci perdonerete se la metafora è più adatta alle Olimpiadi estive, ma a Milano, oggi, fa davvero tanto caldo.
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