1 Marzo 2015
La scienza, al contrario dell’arte, dove estro e unicità vengono usati come metro di giudizio, è una disciplina fondata sulla ripetitività, o meglio sulla ripetitibilità di un dato fenomeno. Se un evento si ripete identico sotto le medesime condizioni, allora esso è scientificamente validato e può essere assunto come base per l’identificazione di altri fenomeni fisici, chimici o biologici.
Fatta questa banale premessa, viene da chiedersi se EXPO 2015, l’evento che molti italiani e ancor piú molti milanesi attendono con trepidazione, debba essere considerato come una kermesse scientifica o artistica. Nonostante infatti l’agricoltura, tema fondante dell’esposizione, sia una disciplina severamente legata a dettami tecnici ben codificati, l’impressione dall’esterno è piuttosto quella di un’esibizione barocca e naïf del tema stesso ad opera di chi forse non ha piú quel contatto diretto con la coltivazione e l’allevamento, come dimostrano il campo urbano coltivato a grano [1], per passare alla promozione dell’agricoltura biodinamica, una pratica semiesoterica che si è guadagnata un seminario in Bocconi [2] e un post sul blog ufficiale a commemorazione della nascita del suo ideatore [3].
L’agricoltura biodinamica, per quello che ho potuto trovare documentandomi in rete, è una pratica che, seppur partendo con fini nobili (l’integrazione sinergica dei cicli produttivi di un’azienda agricola), si perde poi in pratiche occulte prive di qualunque base scientifica, quali la fertilizzazione dei campi per mezzo del sotterramento di un corno di bue riempito di quarzo e letame, o la derattizzazione per mezzo di una pelle di topo bruciata quando Venere è nello Scorpione [4]. Ebbene, mentre tali pratiche vengono acriticamente pubblicizzate sui siti ufficiali dell’evento senza il minimo contraddittorio o accenno alla loro infondatezza scientifica, altri temi che invece sono piú attuali e meno controversi, quali le semine OGM, verranno sottoposti ad un dibattito di cui si conosce già l’esito, dato il no espresso dal ministro Martina [5]. Quel che traspare all’esterno è un atteggiamento buonista ai limiti dell’approssimativo per quanto riguarda la pubblicizzazione di EXPO, a partire dall’inglese maccheronico, passando dai render anni ’80 per giungere alla scelta dei temi “vetrina” dell’esposizione, affrontati con lo stesso spirito di una tesi compilativa piuttosto che analizzati in modo fresco e critico.
Attendo con ansia di poter visitare i luoghi di EXPO per essere smentito su queste mie impressioni. Per il momento, mi sembra tutto concepito come una grande festa, in cui quello che conta è l’estetica dei temi, trattati senza approfondimento. In sintesi, tanta arte e poca scienza.
P.S.= al termine della stesura di questo pezzo, sono andato a controllare le risposte a un mio commento critico sulla scelta di celebrare Rudolf Steiner (padre della biodinamica), e ho trovato una frase scritta da un amministratore di Exponet, il blog che ospita il suddetto post:
“[N]on si deve essere esperti agronomi per parlare di cibo, in tal caso non avremmo potuto intervistare né Dacia Maraini, né Erri De Luca“
Q.E.D., Quod Erat Demonstrandum.
Fonti:
[1] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-02-26/-milano-sabato-si-semina-grano-portanuova-l-expo-124837.shtml?uuid=ABjWi20C
[2] http://www.ilfoglio.it/articoli/v/125854/rubriche/gli-ogm-no-ma-il-cornoletame-sbarca-pure-in-bocconi-con-monti-presente.htm
[3] http://magazine.expo2015.org/it/sostenibilita/27-febbraio-1861–rudolf-steiner–padre-dell-agricoltura-biodinamica
[4] http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/01/25/riflessioni-di-uno-scienziato-divulgatore-parlare-ai-biodinamici/
[5] http://www.ilfoglio.it/articoli/v/120879/rubriche/ministro-maurizio-martina-chiede-franco-dibattito-sugli-ogm-all-expo-ma-coltivarli-no.htm
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