Se per sconfiggere Ebola ci vogliono anche gli uomini (non solo i farmaci)
Non credo di essere un “eroe” ma so per certo di non essere un “untore”: sono solo un soldato che si è ferito nella lotta […]
Per i più l’emergenza Ebola è passata. Telegiornali e media non ne parlano più, o quasi. Pare, di fatto, che il contagio si sia placato, che l’Africa si tornata alla quotidianità, e che il mondo tutto possa racchiudere tra parentesi un virus ormai passato. La realtà, purtroppo, è ben diversa.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ci dice infatti che il numero di nuovi casi di Ebola è aumentato in tutti i Paesi colpiti dell’Africa occidentale per la seconda settimana di fila. Si tratta – lo riporta anche BBC News – del secondo aumento settimanale di casi confermati nel 2015, ponendo fine a una serie di incoraggianti fasi di declino.
Il “mostro”, dunque, non è stato abbattuto, anzi. Dal dicembre 2013 più di 9.000 persone sono morte e ancora oggi continuano a morire, nonostante non se ne parli, o quasi. L’OMS ha detto chiaro e tondo che questa epidemia non è ancora terminata, ed è ben lontana dal concludersi.
“Nonostante i miglioramenti nel caso la ricerca e la gestione, le pratiche di sepoltura, e il coinvolgimento della comunità, il calo in caso di incidenza è in stallo”, ha detto l’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite in un comunicato.
Il “punto” sull’epidemia di Ebola verrà fatto a livello globale il prossimo 3 marzo a Bruxelles con una conferenza ad hoc. La conferenza sarà presieduta dai capi di Stato dei paesi più colpiti: Guinea, Serra Leone e Liberia e del Togo, che coordina la lotta contro il virus nell’Africa occidentale. All’incontro parteciperanno un’ottantina di delegazioni africane ed europee e le organizzazioni internazionali. Presente anche l’Ue con il commissario per gli Aiuti umanitari Christos Stylianides, e il capo della diplomazia Federica Mogherini.
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