Musica

Un regalo anche per me

21 Dicembre 2024

Caro Babbo Natale,

anche se non credo alla tua esistenza, dopo averci riflettuto ho deciso di scrivere anch’io una letterina. Chissà mai che il mio desiderio si avveri. Prima di svelarlo, però, devo farti una breve premessa. Spero non ti sembri surreale, perché riguarda una Pasqua, più precisamente la Pasqua del 2021.

Quell’anno, se ricordo bene, la Pasqua cadeva il 4 aprile. Purtroppo, il 29 marzo la Toscana tornò in quella che veniva definita “zona rossa.” C’era il Covid, e le “zone” rappresentavano lockdown locali finalizzati, almeno secondo il governo, a contenere la trasmissione del virus. Non voglio entrare nel merito di quella strategia; ti basti sapere che all’epoca avevo molti dubbi, rafforzati dalle decisioni surreali che regolavano i minimi dettagli della vita quotidiana: quante persone in auto, la distanza delle passeggiate, le quarantene variabili, e così via. Spiace che molte di queste assurdità siano state giustificate come scientifiche. La scienza meriterebbe più rispetto, perché riguarda tutti, ma questo è un altro discorso.

Il 29 marzo, quindi, in Toscana ci svegliammo in lockdown stretto: nessuno poteva uscire dal proprio comune di residenza. Il governatore Giani, secondo le cronache, affermò che un errore nel conteggio dei casi aveva fatto precipitare la nostra regione in “zona rossa” per un soffio. Questo significava, tra le altre cose, didattica a distanza per tutte le scuole, fino al ripristino dei parametri sanitari adeguati. Gli effetti della didattica a distanza li vedo ancora oggi, Babbo, quando insegno all’Università. E noto anche come la normalizzazione dell’idea che si possa comodamente seguire le lezioni da casa, e magari lavorare allo stesso tempo, abbia fatto presa anche oggi. Il successo delle università telematiche, in fondo, non è forse la dimostrazione che la cultura viene sempre più percepita come un fatto privato e “casalingo,” capace di combinare comodità personale e il tanto ambito “pezzo di carta”?

Ma non divaghiamo. Nonostante il lockdown pasquale della zona rossa, il governo consentiva alcuni spostamenti per far visita ai parenti (o forse ai “congiunti,” non ricordo più il termine esatto). Nei giorni di sabato, Pasqua e lunedì era possibile, una sola volta al giorno, recarsi in un’altra abitazione privata, al massimo in due persone, più eventuali figli minori di 14 anni. Nel frattempo, i negozi al dettaglio sarebbero rimasti chiusi. Fu una Pasqua molto triste.

Ed eccoci al punto, Babbo. Come ho detto, era una Pasqua triste. Le nostre giornate erano scandite da un po’ di lavoro e molta attenzione alla famiglia. I miei bambini, all’epoca, avevano 11 e 9 anni. La sera guardavamo qualche film, che raccontava di città vive, avventure e storie romantiche: un mondo irreale.

Ma il 31 marzo accadde qualcosa di inaspettato. Ricevetti una mail che annunciava un evento straordinario: quella sera, sul canale YouTube della Scuola Normale Superiore, sarebbe stato trasmesso un concerto registrato al Teatro Verdi di Pisa, uno splendido teatro ottocentesco della mia città. In un’atmosfera surreale, senza pubblico, Beatrice Rana, forse la più grande pianista italiana della sua generazione, avrebbe suonato musiche di Bach e Chopin, in particolare i quattro Scherzi di Chopin.

Quella sera non guardammo un film. Assistemmo al concerto di Beatrice Rana, e non ho vergogna a dirlo: mentre suonava, avevo le lacrime agli occhi e cercavo di nasconderle ai miei figli.

Il concerto è rimasto disponibile per qualche tempo sul canale YouTube della Scuola Normale, ma è stato poi rimosso, credo per legittime ragioni di copyright. In questo video, registrato altrove e in altri tempi, riecheggia una briciola di quella serata speciale.

Ecco il mio desiderio, Babbo Natale: vorrei che quella registrazione fosse nuovamente resa disponibile per tutti. Ti prego, parla con la Scuola Normale, cui mi legano tanti bei ricordi di studente e dottorando, e che ringrazio per quella serata e per essere stata vicina a me e a tanti altri. Oppure parla con Warner Classics, che credo detenga i diritti per Beatrice Rana. Ma, se possibile, rimetti quel concerto su YouTube, libero. Perché finché qualcuno continuerà a suonare Chopin, o altra grande musica al pianoforte, né i virus né l’imbecillità umana potranno prevalere.

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