Letteratura
Cosa ci fai qui?
Sono le due del pomeriggio. Me ne sto stesa sul divano a leggere una rivista.
Sto quasi per addormentarmi quando sento suonare il campanello.
Mi alzo, vado a controllare dallo spioncino e lo vedo.
Apro e la prima cosa che gli chiedo è: “Cosa ci fai qui?”
“Ci siamo lasciati così male…” esordisce lui.
Non gli lascio finire la frase: “Ci siamo lasciati? Ci? Ti risulta che abbiamo deciso insieme?”
Si stringe nelle spalle con l’aria stolida che assume sempre in questi casi: “Io mi ricordo di sì. Avevamo discusso a lungo quella sera ed eravamo d’accordo…”
“Su cosa?” dico io quasi urlando.
“Stai calma! Non ti ricordi che avevi detto anche tu che così non si poteva andare avanti?”
“Certo. Ma come potevo immaginare che subito dopo tu saresti uscito con una scusa senza farti più vedere? Dopo cinque anni che stavamo insieme?”
Assume un’aria mortificata.
Un vecchio trucco, lo conosco bene.
Si stringe nelle spalle, si schiarisce la voce, mi chiede un bicchier d’acqua.
Lo faccio entrare, dirigendomi subito dopo verso la cucina. Lui mi segue.
“E si può sapere il senso di questa improvvisata? – lo incalzo – Ti volatilizzi all’improvviso, scompari completamente dai radar, non rispondi alle mie telefonate – ne ho fatte pochissime, te lo assicuro, ho capito subito che perdevo solo il mio tempo! – e poi all’improvviso ti materializzi qui fresco come un quarto di pollo, senza neanche esserti preso la briga di preannunciare la tua visita. Non è che sei diventato un testimone di Geova?”
“Passavo di qui…”
“Passavo di qui? Passavo di qui lo dice uno che si trova in una città per lavoro e al pomeriggio, finiti i suoi impegni, va a visitare un monumento, una chiesa: Passavo di qui e ho pensato: adesso vado a vedermi la Piazza del Duomo!”
“In effetti sono qui per lavoro. Mi hanno mandato a sistemare una questione qui in città. Ho finito prima del previsto, mi sono trovato a passare da queste parti e non ho resistito…”
“Non hai resistito perchè sei una persona insensibile… Lo sai quanto mi ci è voluto per rimuoverti dalla mia vita? Per realizzare giorno dopo giorno che tutta la nostra storia era stata un abbaglio, una perdita di tempo? E adesso tu vieni qui e credi di farti semplicemente una passeggiata tra le rovine!”
“Mi sembra che tu stia esagerando…” dice lui, restando sempre sulla difensiva.
“Infatti, sto esagerando. Non ci sono rovine da contemplare qui. Sto magnificamente, non penso più né a te, né al tempo che mi hai fatto perdere, da un bel pezzo e mi sono sposata con una persona meravigliosa!”
“Ok, ok, me ne vado…” dice lui, andando verso la porta di casa.
Lo seguo e gli dico: “E se per caso ti stai chiedendo che fine hanno fatto i tuoi vestiti, sappi che alla Caritas li hanno apprezzati moltissimo”
“Anche il mio giubbotto di pelle da aviatore?”
“Quello lo ha molto apprezzato mio marito”
Lo osservo mentre prende il vialetto davanti alla casa. Arrivato alla fine del giardino si ferma ad annusare una rosa, poi apre il cancelletto e monta in macchina. Una Bmw. E’ la stessa che aveva qualche anno fa. Più scarburata, però, da quello che sento.
Dopo un po’ rientra mio marito.
“Com’è andata la giornata?” mi chiede baciandomi su una guancia.
“Splendidamente” rispondo.
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