Partiti e politici
Le elezioni non bastano più. In Europa si fanno strada le consultazioni civiche
Le elezioni non sono più sufficienti a garantire il corretto funzionamento delle democrazie occidentali. La debolezza e la destrutturazione dei partiti tradizionali hanno interrotto la cinghia di trasmissione tra i cittadini e le élite. Dal basso, dalla società, dal quotidiano vissuto dalle persone dalle imprese, dalle associazioni, persino dagli enti locali, le problematiche non trovano percorsi istituzionali o certi per arrivare all’attenzione nei luoghi dove si prendono le decisioni. Quando vi approdano, succede prevalentemente sull’onda emotiva di fatti di cronaca o di fenomeni sedimentati negli anni e per troppo tempo trascurati, come nel caso dell’immigrazione in Italia. Ma allora è troppo tardi e qualsiasi governante si deve confrontare, prima ancora che con il problema in sé, con l’esasperazione popolare, con la sfiducia e la mancanza di credibilità.
Non è un caso quindi se negli ultimi due anni in tutta Europa si è sviluppato un articolato movimento per riformare le modalità con cui i cittadini partecipano alla vita pubblica. La nuova tendenza porta il nome di “convenzioni cittadine”, cioè la possibilità di coinvolgere direttamente i cittadini con un mix di riunioni locali, assemblee regionali e rapporti on line sulle scelte politiche di scala nazionale o europea.
Il campo della partecipazione dal basso, rimasto sgombro per anni, si è improvvisamente affollato di attori. «I cittadini devono poter essere coinvolti costantemente nell’elaborazione delle politiche europee e non unicamente chiamati al momento del voto per il Parlamento europeo o nazionale», spiega Michele Fiorillo, filosofo politico formatosi alla Scuola Normale Superiore e al College of Europe, tra i fondatori di CIVICO Europa e ispiratore dell’approccio deliberativo nel movimento di riforma della democrazia europea. «La crescita dell’astensionismo in quasi tutti i paesi dell’Unione testimonia il fatto che il voto non è più sentito da buona parte del popolo come decisivo. Si tratta allora di integrare la democrazia rappresentativa sperimentando forme innovative di democrazia deliberativa e partecipativa. A questo fine occorre combinare gli strumenti digitali più avanzati con l’antica forza del dialogo tra persone in carne ed ossa, capaci di confrontarsi de visu – attorno a tavoli tematici, guardandosi negli occhi – sul destino comune della polis europea, contaminando la fisiologica e necessaria conflittualità politica con un fertile esercizio di ragione discorsiva collettiva».
Ecco perché le consultazioni sono diventate un argomento centrale nel dibattito politico tra gli addetti ai lavori, gli esperti e le forze politiche, in particolare per chi si occupa di affari europei. È in atto una vera e propria rincorsa alla ricerca del modello ideale di funzionamento. Sono sulla bocca di tutti, qui a Bruxelles, e se la questione non fosse così seria (chiedere conferma ai britannici dopo la Brexit) si potrebbe quasi parlare di nuova moda e per qualcuno potrebbero trasformarsi in una gallina dalle uova d’oro, come abbiamo spiegato qualche settimana fa qui.
Tutto è cominciato esattamente due anni fa. Il 9 maggio 2016, a un mese dal referendum che avrebbe sancito l’uscita del Regno Unito dall’Ue, un gruppo di intellettuali, economisti e politici progressisti firmò un appello per il rilancio economico, sociale, culturale e politico dell’Europa. I sottoscrittori – guidati da Guillaume Klossa, fondatore del Think Tank Europa Nova, e tra cui si distinguono Daniel Cohn-Bendit, László Andor, Felipe Gonzalez, Danuta Hübner, Maria João Rodrigues, Roberto Saviano, Philippe van Parijs, David Van Reybrouck e Guy Verhofstadt – proponevano un’agenda di sei punti con al primo posto il rafforzamento della democrazia europea. Inoltre, a pochi giorni dall’esito del referendum britannico, David Van Reybrouck tra i principali opinion leader ed intellettuali in Belgio, autore del molto discusso libro “Against Elections”, firmò un articolo per il Guardian spiegando che l’attuale sistema di consultazioni attraverso il voto rischia di distruggere le democrazie ed è necessario trovare nuove forme per dare voce alle richieste dei cittadini.
Da allora e prendendo spunto dall’appello, sono sorti diversi progetti ed esperimenti nel tentativo di dare una forma concreta alla partecipazione. La proposta di referendum tematico paneuropeo fatta dell’intellettuale opinion leader belga David Van Reybrouck creatore del movimento partecipativo G1000, European Alternatives, Make.org sono certamente tra questi, anche se il primo a utilizzare le convenzioni e farne una leva formidabile è stato Emmanuel Macron nella sua campagna elettorale per le presidenziali. E non a caso è stato il presidente francese a organizzare la prima convenzione cittadina europea, il 17 aprile scorso a Epinal. Inoltre, uno dei più importanti think tank europei, l’European Policy Centre, a inizio anno ha redatto un paper sulle strategie per implementare le convenzioni democratiche e la stessa Commissione Europea sta in questi giorni rivedendo il budget per la campagna elettorale in vista delle elezioni del 2019 per prevedere modalità di consultazione on line dei cittadini europei.
Tuttavia, l’emanazione diretta del manifesto del 9 maggio può essere considerata CIVICO Europa, una piattaforma per la «costruzione sperimentale di una democrazia deliberativa transnazionale continua su scala continentale», dice Fiorillo. Se l’iniziatore fu Klossa, il motore e attuale presidente è Francesca Ratti – già assistente di Altiero Spinelli e poi vicesegretario generale del Parlamento Europeo, mentre tra i fondatori e supporter incontriamo personalità e intellettuali o artisti come Daniel Cohn-Bendit, Fernando Savater, Roberto Saviano, Sasha Waltz, Wim Wenders e il matematico Cédric Villani, molto vicino al Presidente Macron. Furono Klossa e Saviano a lanciare l’iniziativa il 24 marzo 2017 con un articolo su Repubblica. La proposta è stata in seguito citata anche dall’assemblea nazionale francese dopo essere stata presentata ufficialmente a Bruxelles ad un evento a cui ha partecipato il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker.
«Il percorso di convenzioni civico-deliberative da noi immaginato può essere un primo passo sperimentale verso l’istituzionalizzazione possibile di Consigli dei Cittadini europei, composti in parte anche attraverso un’estrazione a sorte dei partecipanti», afferma ancora Fiorillo. «Questi agirebbero come ‘contro-potere’, con funzione di bilanciamento e stimolo dal basso, oltre l’immobilismo intergovernativo del Consiglio Europeo, l’arbitrarietà della Commissione Europea, e l’impotenza del Parlamento Europeo. Quest’ultimo potrebbe poi farsi promotore della creazione di una piattaforma istituzionale per la democrazia digitale transnazionale, così come la Commissione dovrebbe poter favorire – con il suo potere di investimento – la crescita di un ecosistema virtuoso delle iniziative di innovazione democratica auto-organizzate dalla società civile. Tutto ciò, naturalmente, sarà possibile solo sotto la spinta attiva dei cittadini più consapevoli e la forza costituente di quel demos europeo ancora in costruzione».
Ecco, in sintesi, come dovrebbe funzionare CIVICO.EU
Obiettivi: Costruire il primo esperimento di democrazia deliberativa transnazionale su scala continentale, come pilastro di integrazione della democrazia rappresentativa
Percorso prescelto: Un questionario sul futuro dell’Europa diffuso attraverso i social network in collaborazione con Facebook e Ipsos; una partnership con 10 università di diversi paesi europei – tra cui Science Po Paris; Freie Universitaet Berlin; Università di Atene e Roma La Sapienza – per elaborare partendo dagli studenti proposte di risposta alle preoccupazioni dei cittadini; una piattaforma online che permetta la deliberazione transnazionale dei cittadini sulle proposte con una traduzione istantanea in tutte le lingue dei paesi dell’Unione; kit per l’organizzazione di atelier ed eventi deliberativi auto-organizzati e facilitati dal supporto di organizzazioni della società civile europea come ETUC, confederazione europea dei sindacati, European Youth Forum, Europa Nostra, Euractiv e altri, ovunque sul territorio della UE dai cittadini. Il modello è quello dei Tedx, ma in format deliberativo, attorno a tavoli di lavoro dialogici con cittadini provenienti da tutte le professioni e ceti sociali, misti a esperti e anche politici per discutere di persona le proposte universitarie ed elaborarne altre in autonomia, sottoposte anche queste sulla piattaforma online alla deliberazione transnazionale; voto online delle migliori proposte; presentazioni delle proposte più votate in dibattiti pubblici con i candidati alla guida dell Commissione Europe in quanti più paesi membri dell’Unione possibile col supporto delle università e dei media partner.
Contatti: Circa 3 milioni di cittadini nella prima fase attraverso la collaborazione con Facebook e Ipsos che diffonderanno il questionario-consultazione dei cittadini sul futuro dell’Europa.
Come saranno utilizzati i risultati delle convenzioni: I risultati della consultazione online verranno elaborati da 10 Università in 10 paesi europei coordinate dall’università parigina Science Po. In base alle preoccupazioni dei cittadini emerse dal questionario. Le elaborazioni-proposte “universitarie”, integrate da quelle “civiche”, e discusse in forma deliberativa, verranno presentate ai candidati leader delle coalizioni. CIVICO si farà garante di un followup, per spingere all’inclusione delle proposte nei programmi delle forze politiche e dei progetti portati avanti dall’Unione Europea.
Finanziamenti: CIVICO ha cominciato a sostenersi attraverso il crowdfunding, per mantenere l’autonomia e la forza di una mobilitazione civica.
A proposito di soldi, qualche giorno dopo l’uscita dell’articolo su Make.org, esattamente il 20 aprile, abbiamo inviato una email ai responsabili per chiedere: a) quale fosse il modello di business di Make.org; b) come l’impresa sia sostenibile finanziariamente; c) chi ha finanziato l’azienda fino a oggi. Al momento nessuno ha voluto rispondere, nonostante i solleciti via telefono e attraverso la chat di wapp.
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