Tecnologia

Starshine Express

12 Novembre 2024

Il signor Sansone Moscato era sempre invitato da tutte le parti. Era un uomo di mezza età, un po’ bizzarro, ricchissimo, forse per questo contava e per questo lo invitavano. Possedeva tutto quello che si può, soprattutto tecnologia all’avanguardia. Lo corteggiavano in molti perché ognuno avrebbe voluto essere nella sua cerchia, dove sembrava avvenissero molte cose.

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Moscato era appassionato di tecnologia, era un’idea fissa fin da bambino, e gli regalavano sempre l’ultima diavoleria appena inventata. Ma dopo un mese di utilizzo per lui era già obsoleta, aveva bisogno di qualcosa in più. Era proprio fissato, non gli importava altro, tutto quello che gli altri ragazzi facevano era roba infantile.

Un genialoide, era questo che gli insegnanti dicevano ai genitori, con una riserva però. Erano certamente pieni di ammirazione per questo mondo a sé stante che lui aveva creato e dove c’erano le sue macchine, che lui disegnava, inventava, nei minimi particolari.

Tutti i docenti concordavano, comunque, su una cosa: Sansone viveva ai confini della realtà, non aveva la percezione di ciò che accadeva intorno a lui e non sapeva decifrarlo. Tutto funzionava solamente nel suo mondo, perché lì c’erano le sue regole, che erano molto diverse da quelle del mondo reale.

L’insegnante di Fisica gli aveva fatto notare, per cercare di capirlo meglio e stimolarlo, che le leggi di Newton non avrebbero permesso il funzionamento di quelle macchine stupefacenti. Lui rispondeva che nel suo mondo le leggi di Newton erano superate. Fu allora che gli insegnanti si resero conto che probabilmente la sua attitudine genialoide seppure campata in aria poteva far parte di uno dei molteplici spettri autistici che caratterizzano buona parte dell’umanità.

I genitori non diedero troppo peso alle considerazioni dei docenti, che consideravano troppo limitati per comprendere il loro genietto e ritirarono il ragazzo dalla scuola pubblica. Ogni scarrafone è bello per mamma sua, si sa, e quello scarrafone era abbastanza speciale.

Crescendo, sempre nella ricchezza, Sansone trovò altri genialoidi come lui, non così ricchi come lui ma soprattutto abbastanza ferrati in Fisica, e si mise in testa di costruire astronavi e satelliti.

Lo spazio per lui era un’ossessione. Conosceva tutti i romanzi e i film di fantascienza che parlavano di altri mondi, di colonie sulla Luna e sugli altri pianeti, e si fissò sull’idea che un giorno lui avrebbe colonizzato il Sistema Solare.

Cominciò così a diffondere il suo verbo attraverso i social. Era così ricco che comprò addirittura delle reti sociali già esistenti e ne fondò altre, in modo da mettere in comunicazione tutto il mondo e sapere cosa tutto il mondo desiderava, perché, attraverso la sua tecnologia, poteva controllare i contenuti delle comunicazioni. Algoritmi usati dai suoi tecnici avevano questa facoltà.

A poco a poco la rete di satelliti che Sansone mise in orbita diventò uno strumento assai interessante per il controllo del mondo e lui fu adocchiato dai politici più influenti del pianeta. Forse Sansone non ci aveva pensato in un primo momento, appassionato com’era dello spazio e dei fantastici mondi che immaginava potessero esistere, ma a poco a poco si convinse che, spalleggiato dai politici che contavano, avrebbe più facilmente potuto realizzare i suoi sogni.

Lui la politica proprio la snobbava, la considerava una degenerazione, però, da quel momento, iniziò a considerarla uno strumento per il suo potere, sempre crescente.

E aveva presa su giovani, Sansone, si esibiva, spiegava, faceva intravedere cose fantastiche che ai giovani, in genere, piacciono. I giovani aderivano acriticamente a tutto ciò che lui raccontava, ammaliati, perché non vedevano gli effetti nel futuro delle cose; per loro era un giocattolo nuovo, esattamente com’era stato per lui da ragazzo.

Comunque, negli ultimi tempi, Sansone stava cambiando. Resosi conto che gli uomini più potenti del mondo avevano bisogno di lui, questo accrebbe improvvisamente la sua sete di potere, una cosa che non aveva valutato all’inizio o che aveva tenuto a bada, che però si sviluppò perché pensava che quel potere politico, legittimato o no dal voto popolare, lo avrebbe aiutato a realizzare i suoi sogni.

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Decise allora di avvicinarsi alla politica, non direttamente, però. Era pur sempre una cosa sporca. Lui non voleva essere votato e governare, non ne aveva bisogno, aveva già tutto. I politici poi devono scendere a compromessi e lui di compromessi non ne voleva fare. E aveva imparato presto che i soldi comprano tutto e tutti. Inoltre, i soldi che i politici maneggiavano non erano mica loro, erano dei contribuenti. Soldi spesi bene, per una tecnologia che avrebbe potuto far controllare il pianeta a molte persone, soprattutto eserciti e artiglierie, con precisione millimetrica. A Sansone questo importava poco, tanto lui voleva colonizzare i pianeti. Che i politici facessero ciò che volevano.

Il patto col diavolo era fatto. Ma il diavolo era lui: era lui che chiedeva l’anima ai politici. Quelli potevano avere una vita limitata nel tempo, legata al mandato elettorale, lui invece sarebbe stato sempre lì coi suoi soldi e il suo potere che, giorno dopo giorno, era diventato sempre più forte.

Non lo avrebbe mai immaginato, Sansone. Ma sì, tanto le persone sono solo delle pedine, sono i miei sogni ad essere importanti, tutti i grandi uomini hanno sognato. E chi se ne frega dell’ambiente o della gente, sono tutte sciocchezze che impediscono lo sviluppo. L’importante era portare avanti la sua idea fissa e realizzarla compiutamente.

Nel frattempo tutti i paesi del mondo, quelli che contavano di più, avevano ormai confuso con disinvoltura la sfera pubblica e quella privata. I governanti pagavano lui e i suoi satelliti fior di milioni e così potevano usare i suoi social, i suoi mezzi informatici, per poter essere eletti, con messaggi politicamente scorretti o no non importava. Il fine giustifica i mezzi.

Pur non essendo eletto, perché non si era presentato alle elezioni, Sansone era come se governasse lui, perché dava le sue indicazioni ai politici, di qualsiasi corrente fossero, e loro eseguivano ciò che lui consigliava mentre il suo patrimonio lievitava sempre più. Bastava una sua apparizione in pubblico, col suo cappellino e i suoi balletti, che le azioni salissero a dismisura.

A un certo punto però accadde una cosa strana. Alcuni suoi satelliti smisero di funzionare, colpiti da tempeste solari, secondo la scusa ufficiale.

Ben presto, però, fu come se un’epidemia colpisse un satellite dopo l’altro, e lui si preoccupò. Rimpiazzò quelli che poteva ma l’epidemia sembrava sempre più potente, finché non ne funzionò più nessuno.

Si pensò a un sabotaggio.

Ma chi poteva mai sabotare i suoi sogni, rivolti al bene dell’umanità, della scoperta, del progresso? Chi poteva volergli così male, lui che era un benefattore? E poi, ormai, tutti i potenti della Terra erano coinvolti con lui.

Fu la stessa tecnologia a essere la causa di quella débacle. Lo spazio era ormai talmente affollato che nemmeno gli astronomi potevano più scrutare il cielo dagli osservatori sulle cime più alte del pianeta e si erano lamentati coi governi proprio per questo: non sarebbe più stato possibile studiare comete e asteroidi e le loro traiettorie, a volte pericolosamente vicine alla Terra.

Fu l’obsolescenza della tecnologia, la causa, tutto ha un ciclo vitale. A un certo punto pezzi di stazioni orbitali, satelliti vecchi, con componenti scadenti fatti in paesi con manodopera a basso costo, oltre a meteoriti provenienti dallo spazio siderale, investirono i troppi corpi artificiali che avevano invaso l’atmosfera e oltre, annientandoli in una carambola pirotecnica.

Il sogno di Sansone non fu mai realizzato. Un meteorite, che poi era uno dei satelliti più grandi, ormai spento, sfuggito all’orbita e non consumatosi completamente durante la sua corsa, seguendo la legge di Newton, centrò in pieno la sua casa mentre lui dormiva.

Nell’aldilà Sansone avrà potuto sognare ancora quei mondi irraggiungibili e realizzare i suoi progetti, facendo ormai parte di quel mondo immaginato.

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