La rivalsa di un uomo e di un popolo. L’idea Trump (l’unica che c’era)

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6 Novembre 2024

Donald Trump è stato ufficialmente eletto 47° Presidente degli Stati Uniti d’America. La notizia giunge dopo una lunga notte dal sapore inequivocabile, priva di grossi colpi di scena, con un Trump che travolge il Partito Democratico di Kamala Harris “by a landslide”.
Tutto avviene dopo otto lunghi anni di vicissitudini: dopo una prima presidenza nel 2016, dopo un fallito assalto al Campidoglio nel 2021, dopo quattro anni di presidenza Biden, la cui missione dichiarata di “Unite the country”  è fallita dietro le spinte di un uomo a cui “è stata affidata da Dio la missione di salvare l’America”. Tornano gli Stati Uniti Repubblicani di Trump, in un movimento oscillante che parrebbe riflettere la polarizzazione politica a livello di élite, e di opinione pubblica, che pare essere un fenomeno destinato a durare nel tempo.

A nulla sono serviti i tentativi di Kamala Harris di chiamare a raccolta le parti di elettorato più progressiste: le donne, innanzitutto, con i temi di diritti alla salute riproduttiva, ma anche l’attenzione alle minoranze, il contrasto alla retorica razzista e intollerante del trumpismo, puntando tutto sull’inclusione e l’importanza delle regole democratiche. A nulla è servito impostare la campagna elettorale sulla speranza, e come rileva il Guardian, sulla gioia, che si è spenta nella notte elettorale nella Howard University, Alma Mater del candidato Democratico, e punto di ritrovo per l’elettorato democratico per l’occasione.
A differenza che nel  2016 e del 2020, il voto a favore di Trump è stato infatti più netto.

Il “trumpismo” è stato infatti capace di veicolare un messaggio trasversale, che ha coinvolto la stessa parte di elettorato protagonista delle scorse tornate elettorali, ma non solo. Infatti, il messaggio politico di Trump, ascrivibile al conservatorismo populista contemporaneo, anti-establishment e, in questo caso, anti-woke, è stato non solo comunicabile a quella parte di elettorato dimenticata dal mondo politico – e in particolar modo dai democratici – cioè l’America rurale, di classe lavoratrice che ha nel proprio lavoro la propria vita, ma anche a quella classe imprenditoriale e libertaria, potentemente simboleggiata dal libero imprenditore per eccellenza degli Stati Uniti, Elon Musk. Elon Musk che si è posto a estremo supporto del messaggio trumpiano, facendo da cassa di risonanza sui social e partecipando ai comizi di Trump. Addirittura, Musk ha definito le elezioni del 2024 “l’ultima possibilità di salvare la Democrazia americana” dal pericolo di deriva autoritaria del Partito Democratico.
Dunque, pare che il pubblico di riferimento di Trump, nel 2024, si sia ampliato. Stando a indagini preliminari sull’elettorato, parrebbe che anche più elettori giovani, latino-americani e neri abbiano deciso di scegliere il Partito Repubblicano, in contrasto con la scelta democratica avvenuta nel 2020 e in precedenza.

Cosa potrebbe spiegare tutto ciò?

Donald Trump, ancora prima di un volto, è un’idea. È l’idea di uomo che “ce la fa” a prescindere da regole istituzionali, da lacci e lacciuoli che limitano la libertà e che non permettono la piena espressione della propria potenzialità. È l’idea che esista una soluzione istantanea a ogni problema (vedi la guerra in Ucraina, risolvibile in ventiquattr’ore) ed è l’idea che l’ordine sia da scardinare, ogni regola da ignorare, anche a costo dell’intolleranza nei confronti del diverso, dell’estremismo e di concetti di supremazia (America First), in nome di una visione estrema di libertà personale. È l’idea dell’uscita dalle difficoltà degli “ultimi”, dei “dimenticati”, a qualsiasi prezzo, ma è anche l’idea di rivalsa da un sistema considerato oppressivo, ingiusto, quasi manipolatorio.
È vero per Trump, è vero per Elon Musk, è vero per la maggioranza dell’elettorato americano e dei grandi elettori allo stesso tempo.

Il pericolo del messaggio di Trump è sicuramente quello di una politica estrema e violenta, a livello concettuale, come già evidente dallo stile retorico utilizzato nella campagna elettorale (e nei precedenti). Tuttavia, sarebbe anche quello di un’applicazione della propria visione politica “a prescindere dalle regole”, coerentemente con la liberazione dai supposti vincoli già accennati. Il tutto, detto in termini più consoni, potrebbe implicare una fuoriuscita delle politiche dei prossimi quattro anni dall’alveo democratico-liberale.

Tuttavia, la democrazia, in particolar modo quella americana, ha dimostrato di avere anticorpi in grado di resistere a possibili attacchi nei confronti di sé stessa, e da possibili fenomeni di erosione democratica. Lo abbiamo visto nel 2021, e nel 2022 anche altrove. Con buona pace di Trump, d’altronde, è stato dimostrato che anche l’opzione politica più estremista, cioè quella rappresentata da Trump stesso, ha dovuto attendere la fine del mandato naturale della Presidenza Biden per poter competere nuovamente per ottenere il vertice di potere USA.

Ulteriore pericolo riguarda però le sorti del mondo esterno, meno dotato di anticorpi istituzionali in grado di far fronte a colpi di stampo illiberale. Nel contesto internazionale contemporaneo, dilaniato da due guerre particolarmente sanguinose, un eventuale ritiro in sé stessa dell’America potrebbe assestare un ulteriore colpo a un sistema internazionale già in difficoltà, sia per la guerra in Ucraina che per Gaza, il Libano, l’Iran e Israele. Questo, a meno che l’Unione Europea non decida di riempire il possibile vuoto, stringendosi ulteriormente e adottando politiche maggiormente interventiste nei quadranti di attenzione contemporanea.  Cosa che alcuni auspicano.
Il tutto senza contare i rapporti intricati con la Cina, nodo fondamentale della politica internazionale contemporanea, e con cui Trump ha intrattenuto un rapporto ambivalente di ammirazione per l’operato del Presidente Xi Jinping, e di contrasto sulle relazioni commerciali.

La seconda presidenza di Donald Trump giunge dunque in un contesto ricco di incognite, sia sul fronte interno che su quello esterno. Trump parrebbe potersi costruire un ampio raggio di azione – soprattutto, con il controllo del Senato e della Camera dei Rappresentanti – e aiutato da un entourage di fedelissimi, mentre il Partito Democratico paga lo scotto di una campagna zoppicante, partita in un secondo tempo, e soprattutto la mancanza di un’idea. Idea che, invece, Trump rappresenta appieno.

[1]CNN, Trump wins 2024 presidential election, CNN projects
[2] Sky News, Trump says ‘God saved me, to save America’ as he declares victory
[3] Jacopo Tondelli, Il racconto surreale di una partita apertissima, e altre cose da non dimenticare
[4] AMERICA, X

TAG:
CAT: America, Partiti e politici

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