Catania. La “Tempesta” di Shakespeare è un capolavoro, un capolavoro assoluto della storia del teatro e la sua permanenza continua, viva e importante sulle scene teatrali del mondo ne conferma la statura. Ovviamente confrontarsi con un capolavoro è sempre difficile e richiede non solo un’intelligenza (nel senso etimologico della capacità di vedere dentro qualcosa) che sia pari alla sua densità concettuale, ma soprattutto un tempo giusto e largo affinché il confronto attuale tra testo e regista fiorisca in qualcosa di nuovo e necessario e affinché dal confronto tra spettacolo e pubblico nasca una dinamica autentica di comprensione e di emozione. Raccontiamo questa volta de “La tempesta” prodotta dal Teatro Stabile di Catania per la regia di Alfredo Arias e la volontà, nonché l’interpretazione centrale di Graziano Piazza nei panni di Prospero. Dopo aver debuttato questa estate all’Arena di Verona si è vista finalmente in scena a Catania(dal 7 al 16 novembre, nel Teatro Verga) nel contesto della stagione dello Stabile Etneo. Il regista franco argentino Arias si trova a dirigere un allestimento di questo testo per la seconda volta (la prima volta al Festival di Avignone nel 1986) e questo spiega forse la sicurezza e la forza del disegno di regia. L’isola di Prospero è uno scabro, pietroso labirinto (la scena è firmata da Giovanni Licheri e di Alida Cappellini): un luogo fisico che è il correlativo oggettivo di un labirinto mentale che trattiene e confonde, svela e nasconde. Una metafora certo, una potente metafora della vita e del teatro. La vicenda che Prospero duca di Milano, spodestato dal fratello Antonio, sovrano dell’Isola, umanissimo demiurgo e magico teatrante, conduce e porta a compimento è il processo di trasformazione in sapienza e pace del desiderio di vendetta per il male ricevuto dal fratello. Ed è questa dolorosa sapienza la nota principale su cui, al di la della concettualizzazione registica, batte e ribatte con eleganza, consumato mestiere (che non scade in manierismo) e una straordinaria tavolozza di colori e significazioni Graziano Piazza disegnando il suo Prospero (mago, demiurgo, sovrano, padre). In scena ci sono, oltre allo stesso Piazza, Federico Fiorenza (Gonzalo), Fabrizio Indagati (Sebastiano), Franco Mirabella (Stefano), Marcello Montalto (Alonso), Luigi Nicotra (Antonio), Lorenzo Parrotto (Ferdinando), Alessandro Romano (Trinculo), Rita Fuoco Salonia (Calibano), Rosaria Salvatico (Miranda) e Guia Jelo (Ariel). Si vuol sottolineare l’assertività dell’apporto registico, non tanto come elemento di forza di questo spettacolo, quanto come elemento che sembra indebolire la possibilità di instaurare un giusto equilibrio tra l’elemento emozionale dell’allestimento e della resa attorale e l’elemento della comprensibilità dello spettacolo. Una possibilità vanificata da diversi elementi. Per fare qualche esempio, dall’adattamento del testo shakespeariano che, probabilmente per restare nella durata di un’ora e mezza, è sembrato particolarmente reciso, stringato, poco rispettoso della straordinaria complessità drammaturgica e della ricchezza tematica del capolavoro; quindi dalla scelta dei costumi che, accostando e sovrapponendo diverse ispirazioni e fascinazioni culturali (dall’età elisabettiana, certo, all’ottocento e alla commedia dell’arte), suggerisce libertà e meta-teatralità ma, appunto, indebolisce lo spettacolo ponendo elementi e problemi che poi non vengono realmente affrontati nella dinamica visibile dello spettacolo. In questo contesto così poco definito, poco possono fare anche le perfomances attorali degli interpreti tra i quali, oltre a – come si è detto – Graziano Piazza, spiccano per energia, consapevolezza e comprensione del ruolo (e della complessità dei ruoli in questione) Rita Salonia col suo Calibano e Alessandro Romano col suo fool /Trinculo. Più complessa e impossibile da ignorare è la presenza di Guia Ielo nei panni di Ariel: appare inspiegabile il motivo per cui la si è scelta per un personaggio così lontano dalla sua storia e dalla sua consueta ed energica complessione artistica. Una scelta discutibile: non tanto perché Ariel è un personaggio maschile e qui, senza porsi troppe domande, è reso al femminile, quanto perché la dimensione umana e culturale che, con molta nettezza, esprime e racconta l’essere in scena di questa attrice, per quanto ella si possa applicare e sforzare e per quanto Prospero/Piazza possa “accompagnarla”, è evidentemente tutt’altro che di aerea, gentile leggerezza.
La Tempesta di William Shakespeare. Catania Teatro Stabile, Sala Verga, dal 7 al 16 novembre 2025. Traduzione di Agostino Lombardo, adattamento e regia di Alfredo Arias. Scene di Giovanni Licheri e di Alida Cappellini, costumi di Daniele Gelsi, luci di Gaetano La Mela. Con Graziano Piazza e in (in ordine alfabetico) Federico Fiorenza, Fabrizio Indagati, Franco Mirabella, Marcello Montalto, Luigi Nicotra, Lorenzo Parrotto, Alessandro Romano, Rita Fuoco Salonia, Rosaria Salvatico e con Guia Jelo nel ruolo di “Ariel”. Produzione del Teatro Stabile di Catania, Marche Teatro, Tieffe Teatro, TPE Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Estate Teatrale Veronese. Crediti fotografici di Tommaso Le Pera.
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