Macroeconomia

Salario Minimo in Germania: Cosa ci Insegna l’Esperienza Tedesca?

18 Dicembre 2025

Da anni il dibattito sul salario minimo anima la politica e l’economia italiana. Un tema reso ancora più attuale dall’approvazione della Direttiva sul salario minimo europeo da parte del Parlamento europeo nel settembre 2022. 

Ma, al di là delle diatribe politiche nazionali, quali risultati concreti ha prodotto l’introduzione di questa misura in un Paese come la Germania, dove è stato istituito nel 2015 e poi significativamente aumentato nel 2022? 

Il salario minimo non è solo una bandiera politica, ma un complesso strumento economico che presenta una duplice chiave di lettura: 

  1. Impatto Microeconomico: Riguarda i singoli lavoratori, le lavoratrici e le famiglie, influenzandone direttamente il potere d’acquisto. 
  1. Impatto Macroeconomico: Coinvolge l’intero Paese, incluse le imprese che devono adeguarsi ai nuovi importi, e tocca indirettamente anche chi non rientra nella fascia salariale minima. 

Per comprendere appieno il fenomeno, voglio evidenziare alcuni dati. 

I Risultati del Salario Minimo (2015): Un Focus sull’Esperienza Tedesca 

L’introduzione del salario minimo tedesco, fissato a €8,50 all’ora nel 2015 dal Governo della Grande Coalizione (CSU-CDU-SPD), ha generato, secondo recenti studi, alcuni risultati positivi. 

Va premesso che, data la recente attuazione, non ci sono ancora sufficienti studi macroeconomici sugli effetti dell’aumento del 2022. La mia analisi, o semplicemente riflessione, si concentra quindi sull’introduzione del 2015, che può servire come base per future riflessioni e un possibile confronto con il contesto italiano. 

Gli effetti immediati dell’introduzione del salario minimo sono stati i seguenti: 

  • Aumento della Paga Oraria Nominale: Si è registrato un incremento per i lavoratori nei settori a bassa retribuzione. 
  • Impatti sulla Distribuzione Salariale: Gli effetti positivi si sono estesi fino al quinto percentile della distribuzione salariale. Considerando il reddito familiare netto, gli studi hanno evidenziato benefici fino al trentesimo percentile. 

A questi effetti diretti si sono aggiunti tre fenomeni correlati, che hanno ampliato l’impatto della misura: 

  1. Effetto Wage Hierarchy: Le aziende che già pagavano i propri dipendenti appena sopra la soglia minima hanno spesso aumentato anche questi stipendi (ad esempio, da €9 a una cifra superiore), per preservare le differenze retributive e la gerarchia salariale interna. 
  1. Effetto Reallocation: Il salario minimo ha spinto i lavoratori a cercare impiego presso aziende più produttive e meglio retribuite. Per trattenere la manodopera, le imprese sono state costrette ad aumentare le paghe medio-basse. 
  1. Effetto Lighthouse (Faro): Il salario minimo è diventato un nuovo punto di riferimento psicologico e un’ancora per la contrattazione salariale successiva. 

L’Impatto su Redditi e Povertà: Il Caso della Germania Est 

In linea generale, gli studi disponibili (consultabili sul sito della Commissione del Salario Minimo, Mindestlohn-Kommission) non evidenziano una scomparsa della povertà, ma confermano i positivi effetti parziali appena descritti. 

Un’analisi particolarmente interessante è quella che suddivide gli impatti tra Germania dell’Ovest e Germania dell’Est. È utile ricordare che, in termini economici, la Germania dell’Est presenta ancora delle difficoltà strutturali, con minori opportunità di lavoro ben retribuito, paragonabili per certi versi al Mezzogiorno d’Italia. 

Lo studio, basato sulla EVS (Einkommens- und Verbrauchsstichprobe), evidenzia lo sviluppo delle entrate individuali e dei trasferimenti pubblici per diversi segmenti della popolazione, confrontando il periodo pre-salario minimo (2008-2013) con il periodo post-salario minimo (2013-2018). 

Percentile di Distribuzione  Entrate LORDE (Est / Ovest)  Entrate da STIPENDI (Est / Ovest)  Entrate da TRASFERIMENTI PUBBLICI (Est / Ovest) 
2008-2013       
Per. 0-30  -2.7% / 0.3%  -7.5% / -0.7%  22.9% / 9.0% 
Per. 30-70  0.4% / 3.5%  -0.1% / 2.9%  9.0% / 5.2% 
Per. 70-100  3.7% / 4.7%  4.2% / 4.0%  2.2% / 1.5% 
2013-2018 (Post-Salario Minimo)       
Per. 0-30  15.0% / 9.7%  21.2% / 12.2%  -1.0% / 1.6% 
Per. 30-70  15.1% / 10.7%  17.3% / 12.1%  9.3% / 8.0% 
Per. 70-100  14.0% / 11.6%  13.8% / 11.2%  10.6% / 4.3% 

Questi dati sono molto interessanti: 

  • L’introduzione del salario minimo ha portato a un aumento marcato degli stipendi per i percentili più bassi della popolazione, in particolare nella Germania dell’Est (+21,2%). 
  • Parallelamente, nella Germania dell’Est, si è registrata una riduzione dei trasferimenti e sussidi pubblici (-1,0%) per i percentili più bassi. 

In sintesi, per i segmenti medio-bassi della popolazione della Germania dell’Est, il salario minimo ha comportato un aumento delle entrate lorde da lavoro, in parte sostituendo i sussidi statali in un Paese con un Welfare State già robusto. 

Tuttavia, lo studio conclude anche che l’impatto del salario minimo sulle entrate familiari lorde complessive è stato inferiore rispetto all’effetto sulle sole entrate da lavoro. Ciò significa che, a livello familiare, il salario minimo del 2015 non ha avuto un impatto così trasformativo come si potrebbe pensare guardando solo al singolo stipendio. 

È fondamentale, infine, notare che queste analisi non tengono conto del generale andamento economico. È infatti probabile che la crescita economica del periodo abbia contribuito ad aumentare l’occupazione e la domanda, influenzando parallelamente l’erogazione dei sussidi. 

L’esperienza tedesca del 2015 offre dunque spunti di riflessione chiari: il salario minimo è uno strumento efficace per aumentare le retribuzioni dei segmenti più bassi, specie nelle aree economicamente più deboli, e può ridurre la dipendenza dai trasferimenti sociali, ma la sua capacità di eliminare la povertà necessita di politiche economiche più ampie e di una contestualizzazione con il ciclo economico. 

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