Mondo

Ucraina, quando la guerra finirà l’Europa dovrà dimostrare di esistere davvero

Quale soluzione per un cessate il fuoco e per quali garanzie per il popolo e i territori dell’Ucraina?

29 Dicembre 2025

Il quadro globale e i (pur timidi) cenni di “uscita” dalla tragedia Ucraina ci impongono un realismo necessitato dalle spinte (esterne ed interne) a dividere l’Europa che sono non solo “contro” l’Umanità ma anche “contro” la Storia e che comunque non potranno (né dovranno) fermare una difesa europea comune e un esercito congiunto come deterrenza credibile. Un ridisegno di difesa post-Atlantica alla quale siamo costretti dal disimpegno USA e dall’attacco russo all’Ucraina che –  a tutta evidenza – è ormai anche contro l’Europa, oltre che contro la Storia umana fin qui nota. Dunque, una forza multinazionale per una funzione (forzosa?) di peace keeping in Ucraina tra i “Volenterosi” (UK compreso) sarà necessaria, anche se solo “con chi ci sta” e  – paradossalmente – continuando a comprare armi dagli USA per consegnarle all’Ucraina per la sua difesa finché sarà necessario e possibile nel rispetto della volontà del Popolo Ucraino. Inoltre, altrettanto necessario l’uso degli asset russi depositati nelle banche belghe, inglesi e francesi (oltre che italiane e forse anche di USA e Giappone), seppure “congelati a garanzia della ricostruzione”  e da usare quando arriverà il momento e successivo ad un ceasefire e con “garanzie appropriate” (di difesa per almeno 30 anni) accolte dall’Ucraina e sostenute e concordate anche con l’Europa. L’ Italia – come noto – ha essa stessa asset russi (circa 3 mil. di euro) ma non è  ancora chiaro cosa deciderà di fare su come procedere sotto le pressioni avverse dei filo-putinismo di pezzi di Governo. La soluzione di finanziamento “cavalcata” in extremis dalla Commissione fa leva sull’uso del debito comune da usare per finanziare la difesa dell’Ucraina, “tagliando la testa al toro” e convincendo tutti o   quasi (27  Governi UE), Merz in primo luogo. Quindi definizione di un’area smilitarizzata “supportata e garantita” proprio da una forza multinazionale e da debito comune “garantito” dai fondi russi nei forzieri UE nella forma che verrà condivisa e compatibile con le risorse per la ricostruzione, raggiunto un cessate il fuoco. Gli USA sembrano infatti aver soffiato per la dissuasione dall’ uso dei fondi russi.

Allora, è chiaro che nazionalismi-sovranisti alimentati dai fuochi populisti (anche Europei, oltre a quelli USA) corrodono l’unità europea e la democrazia certo allontanando le soluzioni per l’Ucraina invece che avvicinarle, perché sembrano aiutare di più Mosca  e Putin che “sfrutta” come un pirata questa incertezza e le divisioni interne dell’ Europa con arrogante cecità. La “follia russa” dell’invasione (e il rifiuto di qualsiasi ipotesi che non sia la “resa incondizionata” dell’Ucraina, almeno finora e le prossime ore diranno quali gli spazi di soluzione possibili) è riuscita (paradossalmente) almeno a riunire l’Europa e della quale necessitiamo per sviluppare linee di difesa e un esercito comuni . Condizioni che hanno forse spinto Putin ad “offrire” il Patto di non aggressione con la Nato” e ad aprire  – per la prima volta – un  pur flebile varco alla pace. Contesto che oggi si incrocia anche con le differenziazioni sul Mercosur (con il no della Francia, le riserve dell’Italia e i dubbi dell’Ungheria) a favore dei contadini che pressano sulle opinioni pubbliche europee. Per la prima volta l’Europa si ritrova sola dal dopoguerra con una Alleanza Transatlantica “fratturata” sulla difesa dell’ Ucraina che è ormai un confine Europeo e con la “guerra ibrida” già avanzata e condotta dalla Russia su linee elettriche, radio e comunicative. L’Italia vive in un contesto di “sedazione profonda ” del paese dove l’immobilità dell’economia (24 mesi di caduta della produzione industriale e decenni di quella della produttività nonostante il PNRR) viene opposta alla cortina fumogena del galleggiamento sulle questioni internazionali e di un Governo diviso tra Europeisti ( FI) e antieuropeisti ( Lega) e con Meloni che prova a offrire il” collante” post – Occidentale di Trump ma che non è percepito come tale dai partner europei che sollevano dubbi sulle intenzioni “patrimonial-familiste “ di Trump.

Una Europa unita e in cammino

Se l’Europa si è messa “in cammino” lo vedremo nelle prossime ore o giorni, anche e forse necessariamente a due ( o tre) velocità con 7-8 paesi che ” guidano” con il 60% della popolazione e il 70% del PIL e con un’alleanza esterna forte con UK a partire dall’ Accordo Pearl ( acquisto di armi americane da trasferire poi all’Ucraina in un quadro di “supporti” più ampia). Il tema del quanto e del come alzare le spese militari UE tra il 2 e 5 % è sul tavolo ma con quali risorse è ancora da esplorare. Sostenendo comunque l’Ucraina, accelerandone l’ingresso nella UE perché ne è parte storicamente e ora ancora di più per la sua profonda anima democratica e plurale. Anche perché – come Putin sa bene e che vorrebbe “oscurare” – il Principato di Kiev nacque molto prima della nascita della Russia, riscrivendo una storia secolare semplicemente volendola “cancellare” e con essa il suo popolo che eroicamente si sta ancora difendendo dopo 4 anni con una mano legata dietro la schiena contro la (ex) Grande Armata Rossa e con meno di 1/3 del potenziale militare. Ecco perché gli Eurobond per finanziare il debito ucraino garantito dai 200 mil.di russi congelati in Belgio da usare per compensare i danni di guerra è una ottima soluzione, seppure in esclusione di Ungheria, Slovacchia e Cechia. Per continuare a sostenere la difesa del popolo Ucraino finché il dittatore di Mosca non deciderà di negoziare una pace giusta, duratura e “garantita” da condizioni umane, di libertà democratica e di rispetto del Diritto Internazionale, compresa la questione territoriale che rimane (per ora) “sospesa”. Un Putin che oscilla tra provocazioni pianificate con bombardieri sul Mare di Barens e attacchi di droni agli aeroporti europei con azioni ibride varie su reti elettriche e di telecomunicazione e finte negoziazioni che negano un ruolo all’Europa premendo sulle sue “opinioni pubbliche” con minacce e pacifismi a “corrente alternata”. Perché è ormai chiaro che l’Europa essendo rimasta sola a difendere l’Ucraina sarà anche l’ unica con cui trattare dopo che i vari tentativi trumpisti di “chiuderla” sono andati “a vuoto” e sperando possa succedere presto evitando un altro fragile “cessate il fuoco” come a Gaza e che in queste ore andremo a verificare dopo l‘ennesimo colloquio a Mar-a-Lago del 28 dicembre 2025.

Allora, in questo quadro incerto e grigio, dal Ministero degli Affari Esteri russo arriva il messaggio che il Presidente Putin sarebbe disponibile – e forse anche interessato – a sottoscrivere un accordo ufficiale con la NATO che sancisca la “volontà di non aggressione reciproca”, non meglio precisata. Arma aggressiva per prendere tempo o bluff ? Non sappiamo, ma l’Europa ha il dovere di andare a verificarlo,  perché le condizioni avrebbero natura geo-strategica. In primo luogo, quanto tale (eventuale) “Patto di non aggressione” coinvolga anche la EU ed i Paesi che vi aderiscono, ma certo quelli aderenti alla Nato sarebbero “coinvolti de facto oltre che de jure”. Quello che pare assolutamente necessario è che la EU, approfittando sia della recente iniziativa dei “Volenterosi” e  di Macron di confrontarsi direttamente con Putin, sia di questa affermata disponibilità russa per un accordo di carattere strategico, debba riattivarsi, con autorevolezza ma anche con coraggio e volontà costruttiva, per un confronto a tutto campo tra Ucraina, EU e Russia (ed inevitabilmente anche con gli USA). L’Europa non ha quasi nemmeno iniziato a risolvere i problemi politici e di governance (che sono stati e sono ancora un vincolo) che impediscono all’Europa di esprimere tutte le capacità e la forza (non solo di carattere economico) che molti Paesi – se non tutti – le attribuiscono come capacità quasi ancora inespresse.

La scelta del recente Consiglio Europeo di attivare un debito comune – gli eurobond già proposti da Tremonti – di 90 miliardi di euro da devolvere al supporto della difesa Ucraina rappresenta anch’esso una scelta strategica e con un valore strategico di deterrenza. Ancora “congelati”  gli asset russi depositati in Europa in attesa di verificare la effettiva volontà russa di finanziare la ricostruzione dell’Ucraina per i danni subiti con l’aggressione ingiustificata. Gli Stati Uniti di Trump, tra mille indecisioni e altrettanti scivoloni nella quotidianità politica, rimangono un fattore determinante per incidere su Putin e la Russia per avviare un percorso verso un cessate il fuoco propedeutico alle trattative per una pace, che sia permanente. Per avviare e consolidare questa pace il contributo e la potenziale forza dell’Europa è oggi più determinante di quanto possa sembrare. Forse l’attuale gruppo dirigente europeo non è al livello che molti si aspettavano e si aspettano per la complessità del panorama politico internazionale. Ma, come è accaduto in altre occasioni cruciali, non è impossibile che la Presidente della Commissione ed il Presidente del Consiglio Europeo sappiano trarre il massimo impegno necessario dai 27 Capi di Stato e di Governo, compresi quindi anche i tre Paesi che sino ad ora hanno cercato in ogni modo di ostacolare ed indebolire la fermezza europea contro l’aggressività  di Putin e visti sia il contributo strategico dello UK e sia di altri paesi non europei e interconnessi attraverso la Nato. Gli USA, e Trump nello specifico, indicano segnali di  volontà  di accelerare i tempi per un cessate il fuoco che è l’unico modo per creare le condizioni utili a dar corpo concreto all’accordo definito con gli Ucraini per la comproprietà e la possibilità di sfruttamento di materie prime strategiche presenti su larga parte del territorio Ucraino, attuale terreno per gli scontri russo-ucraini.

Un filo di speranza si accende in un “Accordo Nato

Vedremo nelle prossime ore se i russi sono ora disponibili a ridurre o fermare l’aggressione. Ma l’avvio della discussione per un accordo di non aggressione consente di pensare con ragionevole ottimismo ad alcuni passi utili ad un cessate il fuoco preliminare durante la trattativa usando anche la “nuova deterrenza” costituita dal sequestro dei beni russi senza limitazioni di tempo. Sarebbe uno “scambio” solo formale perché il sequestro non è un  esproprio anche se Putin da (forse) già per “persi” quei miliardi ai quali non può comunque rinunciare formalmente. Inoltre, una linea di condotta più coraggiosa e non statica da parte europea consentirà di concretizzare il rischio di “fuorigioco” per quei Paesi – non solo Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca ma anche gli altri più “equilibristi” –  che hanno sfruttato l’inazione europea per sporcare l’immagine della EU.

Una traiettoria negoziale per rimettere in gioco l’Europa  del tutto auspicabile, a meno che sia un altro “trappolone russo” per prendere tempo e “mangiarsi” indisturbato l’Ucraina. L’Europa potrebbe inserirsi e premere perché questo negoziato di un ” Patto di non aggressione NATO-Russia” in un pacchetto più ampio con garanzie per l’Ucraina (per almeno 30 anni) anche per non assomigliare al già tristemente noto Patto Ribbentrop-Molotov o al destino dei Sudeti a parti invertite. Altrimenti vorrebbe dire che rappresenterebbe semplicemente uno “scudo” per “liberare o disaccoppiare l’aggressione” Ucraina dagli equilibri Euro-globali. Soluzione che gli ucraini non possono accettare e certo nemmeno l’Europa. Per gli USA non è dato sapere visto gli ondeggiamenti dimostrati in questi 11 mesi  di Presidenza Trump, ma sarebbe certo auspicabile anche un loro rifiuto in caso di un tale esito.

Una traiettoria – dunque – che dovrebbe dare all’Europa (soprattutto) un “metodo” post novecentesco di come comportarci in casi assimilabili che ritroveremo sulla strada di un mondo “de-globalizzato”  con la balcanizzazione innescata dagli ultimi nazional-populismi che stanno corrodendo le mura delle democrazie e per sostenerle nell’urto e utile all’Umanità intera. Una “finestra di opportunità” che l’Europa non può perdere se corrispondesse ad una apertura concreta che peraltro segnala che Putin (forse) è alla “canna del gas” dopo quattro anni di una “guerra fratricida e insensata” e oltre a un milione e mezzo di morti con centinaia di migliaia di civili ucraini. Un quadro che “smonterebbe”  – almeno in parte –  logiche di spartizione del Mondo in “aree di influenza” (già sperimentate e senza successo) e tornare a prospettive più realistiche di un rinnovato multilateralismo con una Europa ancora centrale e che l’avvierebbe ad una “unità politica” più forte.

Perché come europei dobbiamo avere il coraggio di dirlo a noi stessi che l’ Ucraina è già Europa e che noi stiamo provando a salvare – con il popolo Ucraino – la nostra anima salvando la libertà contro la barbarie da est e l’indifferenza Patrimonialista ed egoista ( ed egotica) di Trump da ovest. Qui vedremo se sapremo sopravvivere con la nostra storia opponendoci ad ogni sopruso contro l’umanità, ad ogni violazione del Diritto Internazionale e perché non debba ripetersi visto che già lo abbiamo sperimentato nel ‘ 900 e conosciuto come esito di nazional-populismi post coloniali e re-innesco della catastrofe delle due Grandi Guerre. Se un lume di speranza si accende in queste ore, vedremo quanto può reggere, perché l’alternativa è una “guerra senza fine”  e verso l’oblio.

 

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