Antifascista? No, antipsicofascista

:
1 Novembre 2024

Qui bisogna mettere un freno.

Ma non più perché saremmo assediati dal fascismo. Impossibile. Il fascismo non esiste più. E quindi, forse, ha ragione anche Giorgia superstar che non vuole dichiararsi antifascista: perché dovrei dichiararmi una cosa anti qualcos’altro che non esiste?

Infatti il pericolo di oggi non è il fascismo ma lo psicofascismo.

E quindi dovremmo dichiararci tutti antipsicofascisti.

Lo psicofascismo è uno stato patologico di molte persone che scimmiottano il fascismo storico senza conoscerlo veramente o senza averlo mai studiato. È un atteggiamento modaiolo da contrapporre a chi dichiara d’essere progressista, perché i veri progressisti, secondo loro stessi, sono gli psicofascisti.

La patologia risiede nelle menti di tutti i rappresentanti della destra, soprattutto italiana, ma anche di molte altre parti del mondo.

Donald Trump è un esempio clamoroso di psicofascista d’oltremare, anche perché solo uno psicofascista può immaginare che Kamala Harris sia comunista. Non ha proprio idea. Orbán, uguale. Putin, non ne parliamo. Marine Le Pen, uh!

I nostrani sono talmente patetici che per inventarsi una cultura di destra (che non esiste) devono rivangare mondi fantastici di signori degli anelli, futurismi, slogan frusti e inattuali come diopatrieffamiglia (quale dio, quale patria e quale famiglia?), saluti romani, camicie nere, lotte antiabortiste forse per rimpinguare di marmocchi una demografia decrescente, e tante altre amenità anacronistiche che hanno fatto ripiombare il nostro paese a cent’anni fa.

Lo psicofascismo, per chi se ne intende, è facilmente riconoscibile per i riti, come Acca Larentia, le parole, gli atteggiamenti egotici, le personalità debordanti, di uomini e donne, le dichiarazioni orgogliose di fascismo da parte di ministre come quella del turismo, e così via.

Ma il fascismo vero, quello storico, era tutt’altra cosa, ben più feroce.

L’ispirazione degli psicofascisti è chiaramente quello, perché sono incapaci di elaborare qualsiasi pensiero inerente al presente, sia per mancanza totale di cultura e di senso storico, vedi il ministro dimissionario della cultura stessa, con tutti i suoi strafalcioni artistico-storici elargiti con generosità, sia il suo successore che parla in maniera assai bizzarra, esprimendo concetti semplici con parole difficilissime e obsolete, pensando che così la gente creda che sia colto, perché chi fa realmente cultura non dev’essere capito dal volgo.

Oppure il presidente del Senato che rutta sentenze assurde come quelle sulla banda di pensionati di via Rasella, ridicolizzando l’episodio che portò all’eccidio delle Fosse Ardeatine. Impresentabilmente psicopsicopsicofascista, ci si chiede di quale Paese colui sia presidente del Senato.

Eppure Mussolini era estremamente chiaro e lapidario nei suoi discorsi, proprio perché voleva arrivare a essere compreso da tutti. Da tenere presente che l’analfabetismo nel Ventennio era assai diffuso, e quindi per farsi capire era meglio un dialogo tipo “Io Tarzan tu Jane”. Oggi l’analfabetismo c’è ancora, soprattutto quello di ritorno, e i semplici messaggi di Giorgia, che è imbarazzante per la pochezza dei suoi contenuti, infatti arrivano diretti nel cuore delle persone che si sentono confortate dalla semplicità.

Anche nel cuore di quel mio famoso cugino che scrive le lettere d’amore a Giorgia, affidandole a facebook, immaginando una sua risposta confortante. Povera stella. Ormai non lo cachiamo più in famiglia, se non per farci delle risate.

Ecco, lui è uno psicofascista alla potenza enne perché s’illude di aver capito il mondo, riducendolo a una lettura epidermica e senza contraddittori, credendo che le immense contraddizioni che viviamo siano sanabili da questa gentuccia che ci governa. Una sorta di anticaglia travestita da progresso, Giorgia, solo perché si scambia sguardi languidi con Elon Musk, e perché siede scaldando la poltrona di Palazzo Chigi e Montecitorio senza risolvere alcun problema perché incapace di analizzarli e capirli, lei e chi la circonda.

Solo per fare un esempio eclatante basti ricordare i milioni (nostri) buttati via per le nuove prigioni in Albania e il trattamento superlusso riservato alla polizia che dovrebbe occuparsi dei non aventi diritto all’asilo politico in Italia. Non aventi diritto che invece, secondo la Corte Europea, ce l’hanno, eccome. E io pago.

Lo psicofascista tipico nega la realtà, perché la realtà è complessa. Lo psicofascista si rifugia in una dimensione rassicurante dove tutto è semplificato negli slogan, formati da una principale e bona l’è.

Il Capitan de’ Capitani, quello dei porti chiusi, degli sbarchi negati eccetera, sotto processo, è un altro psicofascista eccellente. Anche lui si nutre e nutre i suoi psicopulcini con slogan facili, che promettono meraviglie, ponti d’oro, isole che non sono più isole ma parte del mondo, e, da ministro delle infrastrutture non fa nulla per migliorare le comunicazioni o le dighe antisiccità.  Peraltro, candidando un generale squinternato al Parlamento Europeo, per cercare di convogliare i voti di elettori psicofascisti che altrimenti andavano alla rivale, ha proprio mostrato di aver raggiunto il fondo. Ma sul Capitano abbiamo scritto talmente tanto che ormai vorremmo veramente relegarlo nel museo del preantico, l’opposto del postmoderno, e far visitare quel museo alle scolaresche mostrando i mostri generati dal sonno della ragione.

Quindi, compito per i prossimi tempi: non chiamiamoci più antifascisti ma antipsicofascisti. Non aver paura di ridere in faccia a questi squinternati perché la migliore arma è ridicolizzarli in pubblico, soprattutto quando fanno conferenze o presentazioni, ridere a crepapelle trascinandosi dietro tutta la sala. O quando manovrano calcolatrici per fare conti con numeri presi a casaccio da un gobbo che non funziona, come accaduto a Giorgia da Bruno Vespa, che era incapace di digitare i numeri sul display del telefono, giusto per dire come coi conti proprio non ci sappia fare: 130, no, 145 no 22 miliardi, così, giocateveli al lotto, forse risaniamo la Sanità. Una caricatura. Squallido psicofascismo, manco si prepara per mostrarsi al popolo di Telemeloni, tanto a lei tutto è permesso. E il ministro della sanità che dice pubblicamente di andare nelle cliniche private perché lì non c’è coda, anziché potenziare la sanità pubblica di cui è ministro? E il Mollicone, presidente della Commissione Parodia della Cultura alla Camera, che se la prende con Vasco Rossi che avrebbe oltraggiato milioni di italiani perché hanno votato per gli psicofascisti? Ma tu lo sai quanti fan ha Vasco Rossi che i milioni di italiani che hanno votato per te spariscono in un batitito di ciglia? Pouff… via. Basta che tutti i cantanti dicano ai fans di spazzarvi via alle prossime elezioni e vedi come ti finisce, ti riducono a mollicone. Game over.

Gli psicofascisti vanno smerdati pubblicamente, subissate di messaggi i loro social, fate loro vedere che non tutti scrivono lettere d’amore alla biondina. Tu sarai Giorgia ma sei una gran ciuca. E il tuo cerchio magico è più ciuco di te.

Ricordiamo, sempre, che il loro stipendio è pagato da noi e che loro sono al nostro servizio e non il contrario.

Fateglielo sapere anche a mio cugino, magari con parole semplici, forse uno slogan.

Ma c’è un messaggio anche per la parte opposta agli psicofascisti ossia quelli che dovrebbero essere l’opposizione.

Guardate che state dando ancora mostra della vostra inadeguatezza. S’è fatto qualche miglioramento, piccolo, ma la vostra distanza dalla gente è ancora incolmabile. Le liti tra allegre comari di Windsor come Conte e Grillo, e gli interventi spesso criptici di Elly Schlein, che per esprimere un concetto usa un politichese camminando sulle uova senza far capire veramente il suo pensiero, possono diventare l’altra faccia della medaglia dello psicofascismo. Ed è da chiedersi se anche questo sia un motivo del perché il fratellame d’Italia e compagnia cantante, come piace tanto dire a Giorgia, siano ancora imbattuti, seppure sul filo di lana.

Capito, Elly? Parla meno complicato e vai dalla gente, immergiti. Vai a fare la fila ai CUP, aspetta un bus a Palermo o a Firenze, per andare da una parte all’altra della città, e parla colle persone che aspettano; vai ai supermercati come faceva Salvini all’Esselunga e confronta i prezzi con quelli dei discount dove vanno i pensionati e i meno abbienti, mettiti in fila alla Caritas e parla coi poveri, forse non l’hai mai fatto. La gente lo fa, deve farsi i conti nelle tasche sempre più vuote. È un consiglio, soprattutto visto che sei da sola, perché contare sulle altre nullità a 1000 stelle o, peggio mi sento, di Italie vive, morte e mai più risuscitate o Azioni che restano masturbazioni, sarebbe un messaggio, per gli astenuti, assai delicato e, chissà, potresti scollarli dalle loro solitudini sdegnate e offese dalla politica. Pensaci, alla sera, prima di andare a letto.

Altrimenti mi costringerai a parlare presto di psicopposizione.

Abbracci e baci

 

TAG: antifascismo, capitano, dio patria e famiglia, Elly Schlein, fascismo, giorgia, psicofascismo, salvini, Trump
CAT: Governo, Storia

Nessun commento

Devi fare per commentare, è semplice e veloce.

CARICAMENTO...