Donne che hanno fatto grande l’America: Virginia Hapgar
Nessuno mai smetterà di respirarmi addosso (Virginia Hapgar)
Agosto 1949, New York, nell’aula magna della Columbia University, una delle più importanti e prestigiose università americane, è in corso una lezione gremitissima di anestesia ostetrica.
L’insegnante, Virginia Hapgar, è una donna ricercatissima dagli studenti.
E’ lei a porre la domanda e a raccogliere le prime risposte: “Perché avete scelto medicina?”.
Dopo una prima lista di risposte, è lei a concludere la riflessione: “Tutte motivazioni valide, che però, lasciatemelo dire, non bastano. Non saranno sufficienti quando la vostra professione vi metterà di fronte a scelte ardue. Ciò che deve animare un medico sono in primo luogo la determinazione e la perseveranza. Se non possedete queste due qualità, se non le fate crescere dentro di voi, c’è una cosa sola che dovete fare: abbandonare l’idea di diventare medico”.
Virginia sta parlando di sé stessa, delle sue conquiste, della sua dedizione ad una professione amata senza riserve e di tutte le sue lotte, in un mondo maschilista e patriarcale, che lascia alle donne spazi assai stretti di protagonismo e di libertà.
Virgina è la più piccola di tre figli, e nasce il 7 giugno 1909 a Westfield, in New Jersey da Helen May Apgar e Charles E. Apgar. Nella sua infanzia e nella sua giovinezza troviamo già le impronte della sua avventurosa esistenza. Da subito esprime esprime il desiderio di diventare medico, una scelta che potrebbe essere maturata in seguito alla morte di tubercolosi del fratello maggiore e dall’eczema infantile del secondogenito, che porta la famiglia Apgar a frequentare assiduamente il medico di famiglia. Si iscrive quindi al Mount Holyoke College di South Hadley, Massachusetts, dove studia zoologia. Durante il percorso di studi svolge diversi lavori part-time per pagare le tasse scolastiche e frequenta numerose attività extracurricolari: scrive per il giornale del college, suona il violino nell’orchestra e pratica parecchi sport.
Dopo una laurea conquistata in difficili condizioni economiche a seguito della crisi del ’29, nel 1933 Virginia vince un posto come specializzanda in chirurgia al Columbia Presbyterian Hospital di New York. All’ospedale sono però già presenti altri 4 chirurghi specializzandi, tutti uomini e quindi rispetto a lei privilegiati, e il primario le consiglia di esplorare il mondo dell’anestesia. Il sogno di Virginia è quello di diventare un chirurgo. Nonostante l’impegno, i sacrifici e gli ottimi risultati raggiunti, deve scontrarsi con la dura realtà: gli ospedali preferiscono affidare l’incarico agli uomini. Avvicinarsi all’anestesia, ai tempi agli albori, è quindi una scelta obbligata.
Negli Stati Uniti i posti retribuiti come medico anestesista sono pochissimi, ed è costretta a finire il periodo di specializzazione come chirurgo al Columbia. Nel 1936, nonostante le pressioni dei medici uomini, riesce a mantenere il proprio impiego presso il Columbia Hospital, e impara i principi dell’anestesia dalle infermiere dell’ospedale, allora addette alla sedazione dei pazienti. L’anestesia ostetrica diviene una passione.
Il 1° Gennaio 1937 parte per il Wisconsin con destinazione l’ospedale di Madison. Qui il problema sembra incredibile: essendo una donna sola non riesce a trovare un alloggio, ed è costretta a tornare a New York dove, al Bellevue Hospital, riesce a specializzarsi in anestesia.
La carriera di Virginia Apgar, nonostante le difficoltà e le pressioni dell’allora dominante componente maschile del mondo della medicina, decolla. Nei successivi 12 anni come primario al Columbia, la Apgar diventa un luminare dell’anestesia, e la specializzazione al suo fianco è richiesta da moltissimi studenti di Medicina di tutti gli Stati Uniti.
E’ una fervente sostenitrice dell’anestesia epidurale, allora agli albori, in luogo dell’anestesia totale, per il parto. I successi ottenuti dall’epidurale furono eclatanti, e il suo impiego si estese rapidamente in moltissimi altri ospedali degli Stati Uniti.
Si dice che alla nascita ogni bambino venga guardato per la prima volta attraverso gli occhi di Virginia Apgar. È infatti grazie al punteggio da lei inventato, adottato nelle sale parto di tutto il mondo, che i neonati vengono valutati. Vi era in quel momento una mancanza drammatica nella valutazione del neonato in condizioni di vita extra-uterina e vi era un’elevata mortalità. I bambini venivano valutati sommariamente dal pediatra, senza una misura specifica del loro stato di salute. Virginia Apgar individuò i 5 parametri per definire le condizioni di salute del bambino: frequenza cardiaca, respirazione, tono muscolare, riflessi, colore della pelle. La valutazione è basata su un punteggio, da 0 a 2, la cui somma definisce la condizione clinica del neonato.
Virginia Apgar ha continuato il suo lavoro di ricercatrice, e si è impegnata con la National Foundation for Infantile Paralysis per la prevenzione e cura dei bambini affetti da patologie congenite. In particolare, la sua opera di diffusione del vaccino antipolio, la cui efficacia fu approvata nel 1962, contribuì in modo decisivo a far scendere i casi di poliomelite negli Stati Uniti, che allora contavano circa 20.000 persone colpite ogni anno.
Virginia è stata davvero perseverante e determinata, sempre tesa al bene degli altri. Si è distinta anche come musicista e sportiva, dimostrando una versatilità e una passione fuori dal comune. Qualche anno prima di morire, volle addirittura imparare a guidare un aereo e iniziò a prendere lezioni di volo fino a riuscirci.
Il dottor Stanley James, professore emerito di pediatria e ostetricia la definì una “studentessa fino al giorno della sua morte”.
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