GPA. Coppia fermata in Argentina, Gallo (ALC): “Legge italiana non c’entra”
Oggi il quotidiano La Nacion ha rivelato che venerdì scorso due cittadini italiani sono stati fermati all’aeroporto di Buenos Aires, mentre cercavano di tornare in Italia con una bambina nata attraverso la maternità surrogata.
La coppia avrebbe confermato di aver concordato la gravidanza con una donna originaria della città di Rosario e che gli accordi prevedevano che la bambina, nata il 10 ottobre in una clinica di Buenos Aires, sarebbe stata cresciuta da loro in Italia.
La testata riferisce che nel mirino degli inquirenti non ci sarebbero i due cittadini italiani, che comunque non possono lasciare l’Argentina, né la gestante. I tre sarebbero considerati piuttosto vittime di un’organizzazione che sfrutta le necessità di donne in situazione di estrema vulnerabilità e di persone che desiderano avere un figlio.
L’intervento di Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni
In Argentina, paese in cui in queste ore è stata fermata una coppia italiana, non c’è una legge che vieta la GPA, sono i tribunali che intervengono per verificare le procedure. Lo scenario in cui una coppia viene fermata all’estero non si verificherà, se la GPA avverrà in paesi in cui la tecnica è legale.
Queste sono le parole di Filomena Gallo, avvocata in contatto con oltre 30 coppie che hanno iniziato un percorso di GPA all’estero e Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, con cui ha depositato in Parlamento una proposta di legge per legalizzare in Italia la Gravidanza per altri solidale.
Le coppie potrebbero essere perseguite in Italia, dopo l’entrata in vigore della legge Varchi, non ancora pubblicata in Gazzetta Ufficiale e quindi non ancora in vigore, ma non avrebbe potuto comunque essere motivo di fermo perché la nascita è avvenuta il 10 ottobre e la norma penale non è retroattiva. Il caso argentino evidenzia quanto sia importante che i paesi si dotino di leggi chiare e precise, per evitare ogni forma di abuso e tutelare la libera scelta delle donne e i diritti dei nati. Per questo, dopo l’approvazione della legge abbiamo scritto alle ambasciate per chiedere il loro intervento in difesa delle leggi in vigore nei loro paesi a tutela dei diritti dei cittadini italiani, che hanno scelto di diventare genitori attraverso la gravidanza per altri, accedendo alla tecnica dove è legale.
Proprio a seguito dell’approvazione della legge Varchi, che pretende di configurare come “reato universale” l’accesso alla gravidanza per altri per i cittadini italiani anche se effettuata all’estero dove è legale, l’Associazione Luca Coscioni ha deciso di rivolgersi direttamente alle ambasciate dei paesi (15) in cui questa pratica è normata (Australia, Canada, Cipro, Georgia, Grecia, Stati Uniti d’America, Ucraina, Armenia, Bielorussia, Israele, Nuova Zelanda, Portogallo, Regno Unito, Ucraina, Irlanda).
L’obiettivo? Chiedere ai governi di questi paesi di opporsi a qualsiasi richiesta di cooperazione giudiziaria proveniente dall’Italia.
Per l’Associazione Coscioni è fondamentale che la comunità internazionale si unisca per condannare una legge che considera ingiusta e discriminatoria, a tutela anche dei diritti dei cittadini italiani che hanno scelto di diventare genitori attraverso la gravidanza per altri nei paesi in cui è legale.
Qui una riflessione molto interessante di Caterina Bonetti sulla Maternità surrogata e il tabù del discrimine di classe, e qui sotto la video dichiarazione di Filomena Gallo.
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