Condannato Scotto. Oggi forse Vincenzo Agostino avrebbe tagliato la barba

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7 Ottobre 2024

L’uomo nella foto di copertina è Vincenzo Agostino, morto il 21 aprile scorso.

A Vincenzo 35 anni fa è stato ucciso un figlio, l’agente di polizia Antonino “Nino” Agostino, e una nuora incinta, Ida Castelluccio.

Da quell’efferato omicidio, avvenuto il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini (Palermo) , Vincenzo non ha più tagliato la barba, che nel tempo è diventata lunga e bianca, ma soprattutto un simbolo della lotta civile per la verità e la giustizia.

Vincenzo in questi 35 anni ha lottato (sostenendo tante cause) e atteso, perché se mai avesse avuto giustizia, allora avrebbe tagliato la barba.

La condanna

Oggi si è concluso uno dei casi più complessi e controversi della storia giudiziaria italiana.

I giudici della Corte di assise di Palermo presieduta da Sergio Gulotta, nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, hanno condannato Gaetano Scotto all’ergastolo per l’omicidio della coppia, mentre è stato assolto dall’accusa di favoreggiamento Francesco Paolo Rizzuto, che era un amico dell’agente.

Il processo è stato celebrato con il rito ordinario. L’accusa, rappresentata dalla PG Lia Sava e dai sostituti Domenico Gozzo e Umberto De Giglio, presenti in aula, aveva chiesto al termine della requisitoria la condanna all’ergastolo per Scotto e l’assoluzione per Rizzuto.

La corte di assise ha inoltre deciso l’interdizione dai pubblici uffici per Scotto e la condanna, oltre al risarcimento alle parti civili, di una provvisionale in favore dei familiari di Nino Agostino e Ida Castelluccio.

Per il duplice omicidio, la corte d’assise d’appello di Palermo nel 2023 aveva confermato la condanna all’ergastolo del boss mafioso palermitano Antonino Madonia. I giudici, in parziale riforma del primo verdetto, emesso in abbreviato, avevano escluso la circostanza aggravante della premeditazione nell’assassinio della donna. Il delitto era rimasto impunito per 32 anni. Dopo una lunga indagine a carico di Madonia, del boss Gaetano Scotto e di Francesco Paolo Rizzuto, la Procura di Palermo aveva chiesto l’archiviazione ritenendo che non ci fossero elementi idonei ad andare a processo. L’inchiesta è stata avocata dalla Procura generale che è giunta a conclusioni differenti e ha chiesto il rinvio a giudizio dei tre imputati. Madonia aveva scelto l’abbreviato.

Agostino, agente di polizia formalmente assegnato alle Volanti, collaborava con i Servizi Segreti alle indagini per la cattura dei grandi latitanti di mafia. Insieme a Emanuele Piazza, anche lui assassinato, Giovanni Aiello, morto d’infarto 4 anni fa, Guido Paolilli, agente di polizia e ad altri componenti allora di vertice dei Servizi di sicurezza, avrebbe fatto parte di una struttura di intelligence che teneva rapporti con alcuni esponenti di Cosa nostra.

La Famiglia Agostino

In aula erano presenti i parenti delle vittime, tra cui Flora (sorella di Nino) e suo figlio Nino Morana, ma anche i giovani di Libera con Don Ciotti e tanti studenti.

L’abbraccio e le lacrime dell’avvocato difensore Fabio Repici con Don Ciotti e i parenti di Nino e Ida, segna la conclusione di una vicenda lunghissima, che Vincenzo e sua moglie Augusta Schiera (morta cinque anni prima di lui) non hanno potuto vedere.

La battaglia per la verità, che è oggi portata avanti dalle figlie Nunzia e Flora e dai nipoti, continua. La famiglia aspetta infatti le motivazioni della sentenza di assoluzione di Rizzuto e spera che Madonia e Scotto possano parlare dei “mandanti esterni a Cosa nostra”.

Forse oggi però, Vincenzo avrebbe tagliato la barba.

TAG: Alessandro Milia, Antonino "Nino" Agostino, Cosa Nostra, Don Ciotti, Gaetano Scotto, Ida Castelluccio, Libera, mafia, Parenti delle vittime innocenti delle mafie, Vincenzo Agostino
CAT: Criminalità, Giustizia

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