Geopolitica

Le “provocazioni ” del Presidente Trump e l’incapacità di analisi europea

8 Gennaio 2025

Gli osservatori europei sembrano spesso non comprendere a fondo gli Stati Uniti, e questo divario si manifesta in modo evidente di fronte alle dichiarazioni e alle politiche del Presidente eletto Donald Trump. La sorpresa, o addirittura l’indignazione, con cui molti analisti europei reagiscono alle sue esternazioni, riflette una mancata comprensione della natura pragmatica e strategica che caratterizza la cosiddetta “Dottrina Trump”. Le dichiarazioni roboanti di Trump, infatti, non sono mai fini a se stesse ma rispondono a logiche precise, sia sul piano interno che su quello internazionale. Un esempio significativo è stato il suo storico attraversamento del 38° parallelo nella penisola coreana, un gesto che, sebbene inizialmente criticato, ha dimostrato un approccio innovativo e diretto alla diplomazia.

Un caso emblematico della strategia trumpiana è rappresentato dalla questione della Groenlandia. Le dichiarazioni di Trump sulla possibilità di acquistare la Groenlandia, apparentemente stravaganti, possono essere interpretate come un messaggio chiaro rivolto a Mosca e Pechino in merito alla crescente competizione per il controllo della rotta artica. Questa via marittima – la Northern Sea Route (NSR) – sta assumendo un’importanza strategica sempre maggiore. La rotta artica, infatti, potrebbe ridurre significativamente i tempi di percorrenza tra Asia ed Europa, con conseguenze rilevanti per il commercio globale.

La Russia, principale promotrice dello sviluppo della NSR, sta investendo massicciamente nella costruzione di rompighiaccio e infrastrutture per rendere questa rotta percorribile durante tutto l’anno. A facilitare questa transizione contribuisce anche il riscaldamento globale, che sta progressivamente sciogliendo i ghiacci e rendendo navigabili tratti prima inaccessibili per gran parte dell’anno. Per Mosca, il controllo di questa rotta rappresenta non solo un’opportunità economica ma anche un mezzo per consolidare il proprio ruolo geopolitico nell’Artico.

La Cina, dal canto suo, ha individuato nella NSR una possibilità per diversificare le proprie rotte commerciali, riducendo la dipendenza dai canali tradizionali come quello di Suez e quello di Panama. Pechino ha già avviato una stretta collaborazione con Mosca per lo sviluppo di infrastrutture e tecnologie necessarie a sfruttare al meglio questa rotta. Questo asse russo-cinese non è solo economico, ma anche strategico, poiché consente a entrambi i Paesi di rafforzare la loro influenza in un contesto in cui gli Stati Uniti dominano tradizionalmente le rotte marittime globali.

Gli sviluppi climatici e geopolitici stanno accentuando questa competizione. La siccità che sta rallentando il traffico nel canale di Panama e i problemi di sicurezza nel canale di Suez, dove la pirateria degli Houthi rappresenta una crescente minaccia, stanno spingendo molti attori globali a considerare percorsi alternativi. La NSR si presenta quindi come un’opportunità unica per bypassare questi ostacoli, offrendo una rotta più breve e potenzialmente più sicura tra Asia ed Europa.

In questo contesto, l’Europa rischia di trovarsi tagliata fuori. Storicamente, gli europei hanno spesso sottovalutato l’importanza strategica di certi sviluppi internazionali, considerandoli marginali o lontani dai propri interessi immediati. Questo atteggiamento si riscontra anche oggi nella questione artica. Mentre Stati Uniti, Russia, Cina e persino il Regno Unito si muovono attivamente per garantire una propria presenza nell’Artico, l’Europa appare distratta, concentrata esclusivamente sulle rotte tradizionali come quella di Suez. Tuttavia, il canale di Suez, gestito dall’Autorità del Canale di Suez sotto il controllo del governo egiziano – Paese membro dei BRICS – potrebbe non garantire all’Europa la sicurezza e l’accesso privilegiato che molti danno per scontati.

La Dottrina Trump, in questo scenario, si distingue per la sua capacità di utilizzare dichiarazioni provocatorie come strumento negoziale e strategico. L’alzare i toni non è un atto fine a se stesso ma un mezzo per raggiungere possibili intese o accordi. Nel caso della Groenlandia, Trump potrebbe aver voluto inviare un messaggio chiaro non solo agli alleati europei, ma anche ai concorrenti globali: gli Stati Uniti non intendono restare passivi di fronte al riassetto geopolitico dell’Artico. Una simile logica si era già vista in altri contesti, come nel dialogo con la Corea del Nord, dove le iniziali minacce e provocazioni si erano trasformate in un’apertura diplomatica senza precedenti.

Mentre Russia e Cina stringono accordi per lo sviluppo della NSR, gli Stati Uniti potrebbero cercare di sfruttare l’Artico non solo per contrastare l’avanzata dei propri rivali, ma anche per rafforzare la propria posizione negoziale a livello globale. L’Europa, invece, rischia di rimanere relegata a un ruolo secondario, senza una strategia chiara per affrontare le sfide e le opportunità che l’Artico rappresenta. Questa mancanza di visione strategica non è nuova: già durante la Rivoluzione Americana, molte potenze europee non compresero appieno le implicazioni dei cambiamenti in corso, considerandoli questioni periferiche.

Oggi, l’Artico rappresenta uno snodo cruciale per il futuro del commercio globale e degli equilibri geopolitici. Gli Stati Uniti, con la Dottrina Trump, sembrano determinati a non perdere terreno, utilizzando tutti gli strumenti a loro disposizione per garantire un ruolo di primo piano in questa partita. La sfida per l’Europa sarà quella di abbandonare il tradizionale atteggiamento di indifferenza o sottovalutazione e sviluppare una strategia che le consenta di essere protagonista, anziché spettatrice, in un mondo in rapido cambiamento.

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