Milano
12 Dicembre 1969: “La bomba nel giorno dello Statuto dei lavoratori”
Ad un certo punto si rivolge verso di lui, Beppe Sala. E lo ringrazia “come testimone oculare della strage di Piazza Fontana, sopravvissuto per miracolo.”
È il giorno della memoria a Milano. Il giorno della Strage di Piazza Fontana dove anche quest’anno riecheggiano le parole dei famigliari delle vittime e delle istituzioni.
È in quel momento che penso: “Chi se non lui può raccontare cosa è stata la strage e perché va ricordata a tutti quei giovani che di quel giorno non sanno nulla?”
Così mi avvicino a Fortunato Zinni- nel nome un destino – che quel pomeriggio lavorava proprio alla Banca dell’Agricoltura e che stava occupandosi di concludere quegli accordi tra agricoltori che allora avvenivano proprio in banca e avevano il loro epilogo con una stretta di mano che lui si occupava di separare con un taglio per suggellare i patti stipulati. Fu per un caso chiamato al piano di sopra, evitò di trovarsi dove la bomba detonò, provocando vittime e feriti (12 morti e 69 feriti). Per destino – forse – si ritrovò per terra, confuso nella folla che scappava. Lui invece si recò a pochi metri, dove fino a qualche minuto prima si era trovato e venne investito da quell’immagine che, racconta nell’intervista, era di un uomo morto senza ormai più le gambe, e di un altro che spirò tra le sue braccia.
È a lui che mi rivolgo perché sento forte il dovere di raccontare, soprattutto ai più giovani, che su Internet ci vanno più spesso, cosa fu quel pomeriggio e cosa fu nei giorni seguenti il nostro Paese e la città di Milano.
A lui ho chiesto anche quali siano state le cause di quell’eccidio. Fortunato non esita un attimo a darmi una risposta chiara: “Grecia, Portogallo, Spagna erano nazioni guidate dai fascisti. La Francia aveva il generale De Gaulle a governarla.( in realtà De Gaulle era decaduto nell’aprile del 1969 e Presidente francese era Georges Pompidou, n.d.a) L’Italia aveva il partito Comunista più forte d’Europa e proprio in quel giorno aveva fatto approvare lo Statuto dei lavoratori che riconosceva il diritto di assemblea in azienda e guarentigie contro il licenziamento senza giusta causa. Il famoso art.18.”
Ecco, perché la bomba. “Erano gli anni della contestazione e anche noi bancari conducemmo le nostre battaglie.”
Un’intervista che è una testimonianza importante. Da ascoltare.
Pubblico anche Beppe Sala, primo cittadino del capoluogo lombardo. Sentire un uomo come lui, l’uomo di Expo e della Pirelli, dire che “occorre un antifascismo militante” ha fatto effetto.
Fortunato Zinni
Beppe Sala: “Occorre un antifascismo militante”
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