Religione
Giubileo 2025: Papa Francesco inaugura l’anno della speranza
Papa Francesco il 24 dicembre durante la Messa nella notte di Natale ha aperto la porta santa della basilica di San Pietro dando il via all’anno santo. Non è la prima volta che Bergoglio si appresta a celebrare un giubileo da quando si è insediato come pontefice: già nel 2015 il Papa aveva indetto un giubileo straordinario della misericordia. Quest’anno il tema invece sarà la speranza.
Papa Francesco nella bolla d’indizione del giubileo afferma:
Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza. Questa speranza non cede nelle difficoltà: essa si fonda sulla fede ed è nutrita dalla carità, e così permette di andare avanti nella vita. Sant’Agostino scrive a proposito: “In qualunque genere di vita, non si vive senza queste tre propensioni dell’anima: credere, sperare, amare”
Ma cos’è la speranza? Papa Francesco l’ha definita “la più umile delle tre virtù teologali perché rimane nascosta”. La speranza però a volte ci sembra lontana, intangibile e inaudibile in mezzo al rumore della quotidianità. Oggi viviamo in un mondo sempre più rumoroso dove il tempo per ascoltare noi stessi è quasi del tutto scomparso. La frenesia, le aspettative e i ritmi che ci impone la società ci allontanano dal nostro spazio interiore lasciandoci spesso con un senso di vuoto. E a ciò si aggiungono le notizie sempre più drammatiche che ci arrivano dal mondo: lo stesso Papa Francesco non si stanca di richiamare l’attenzione sulle guerre, le crudeltà, i bambini innocenti che ancora muoiono, la povertà e le ingiustizie sociali.
L’invito del Papa nell’omelia è quello di non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà della vita né di adagiarsi in una comoda routine che ci protegga dal mondo esterno. Di seguito una parte delle parole del pontefice:
Perché la speranza non è un lieto fine da attendere passivamente: è la promessa del Signore da cogliere qui e ora, in questa terra che soffre e che geme. Essa ci chiede di non trascinarci nelle abitudini e non sostare nelle mediocrità e nella pigrizia. Ci chiede -direbbe Sant’Agostino- di sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle. [..] La speranza che nasce in questa notte non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità. La speranza non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a se stesso; è incompatibile con il quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri.
La speranza cristiana perciò è inscindibile dall’attesa: un tempo che la nostra società contraddistinta dal tutto e subito rischia di dimenticare. Ma essa allo stesso tempo si nutre nel cammino come ricorda anche il motto del giubileo: peregrinantes in spem. Il nuovo anno sprona dunque i fedeli ad essere “pellegrini verso la speranza” proprio perché la fede guidi ciascuno a vivere una vita autentica e a non adagiarsi alle comodità. Risuona a tutti i cristiani il monito che Francesco rivolse ai giovani nella Christus Vivit: “Non siate auto parcheggiate”.
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