Terrorismo

La rete dell’odio

21 Dicembre 2024

Non è facile parlare dell’attentato di Magdeburgo. Se l’attentatore fosse stato un fanatico musulmano, lupo solitario o legato a qualche organizzazione, potremmo replicare il già detto (e buona parte del discorso pubblico è replicare il già detto). Gli uni griderebbero all’Occidente minacciato dall’Islam violento, gli altri ricorderebbero che l’Islam è pace e la violenza ne è una deviazione. Ma Taleb Al Abdulmohsen, l’attentatore saudita che è piombato con la sua auto sulla folla del mercatino di Natale, non è musulmano. Tutt’altro. È un oppositore dell’Islam, non credente, che ha chiesto asilo in Germania. E che dalla Germania si è sentito rifiutato non in quanto islamico, ma appunto in quanto oppositore dell’Islam.

In uno dei suoi ultimi post su X si legge:

“Se la Germania vuole ucciderci, li sgozzeremo o moriremo o entreremo in prigione con orgoglio. Perché abbiamo esaurito tutti i mezzi pacifici e non abbiamo ricevuto altro dalla polizia, dai servizi di sicurezza dello Stato, dalla procura, dalla magistratura e dal Ministero dell’Interno se non ulteriori crimini contro di noi. La pace non funziona con loro.”

Siamo pronti. Ma chi? A nome di chi parla? Non è difficile capirlo scorrendo gli altri post. L’ultimo post pubblicato prima dell’attentato denuncia le violenze compiute dalla polizia tedesca contro i rifugiati sauditi atei. Ma è condiviso anche un post di Salwan Momika, in cui questi denuncia che le autorità svedesi intendono estradarlo in Iraq, dove lo attende una condanna a morte. Salwan Momika è il rifugiato iracheno che lo scorso anno ha bruciato pubblicamente il Corano davanti alla principale moschea di Stoccolma. Sul suo profilo X ora fa bella mostra di sé la bandiera Israeliana, accanto a quella svedese; e sul suo sito l’Ambasciata Iraniana rilancia la notizia, naturalmente tutta da verificare, dei suoi legami con i servizi segreti israeliani.

Per i non credenti l’attentato di Magdeburgo rappresenta una sorta di perdita della verginità. È difficile, si dice, tenere il conto delle persone uccise nel tempo in nome di Dio e della religione, ma nessuno è mai stato ucciso in nome dell’ateismo. Qui abbiamo invece un terrorista ateo. Si potrebbe dire che era islamofobo o di destra, per attenuare la componente ateistica, ma non sarebbe un grande esempio di onestà intellettuale. Taleb Al Abdulmohsen ha ucciso in quanto ateo. Un ateo convinto di far parte di una minoranza perseguitata e oppressa: oppressa nel mondo islamico, ma anche nella libera Europa. A muoverlo è stata la percezione di essere finito nel bel mezzo di un doloroso paradosso: l’Europa laica, tollerante, rispettosa della differenza sembra il paradiso per chiunque abbia una visione laica e al limite ateistica; ma la differenza che l’Europa laica riconosce, difende e tutela è quella stessa differenza religiosa da cui l’ateo musulmano sta fuggendo. Il rifugiato di fede islamica si presenta come un diverso che le persone sensibili alla differenza si sentiranno in dovere di accogliere e rispettare, mentre la destra potrà gridare all’identità minacciata. Ma il rifugiato ateo che proviene da un paese islamico è spiazzante. È fonte di imbarazzo per la sinistra, perché si pone polemicamente verso quel mondo islamico che si desidera accogliere e riconoscere, ma è imbarazzante anche per la destra, per via del suo ateismo. Si muove verso sinistra, perché lì lo porta naturalmente la laicità; respinto e deluso, va poi a destra, fino alla destra estrema.

No, non è facile scrivere questo articolo. Ogni lettera digitata sulla tastiera rischia di scivolare. Come è scivolata la vita di quest’uomo che ora, cercando di comprendere le sue ragioni, rischio pericolosamente di giustificare. Riguardo alle azioni umane, diceva Spinoza, non bisogna né ridere, né piangere, né detestare, ma comprendere (humanas actiones non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere). Ma il passo tra comprendere e giustificare può essere breve e invece la violenza e l’odio no, non vanno mai giustificati. Sappiamo che quando Johan e Cornelis de Witt furono squartati dalla folla il pacifico Spinoza, esempio dell’ateo virtuoso, avrebbe voluto uscire di notte per deporre un cartello con la scritta “Ultimi barbarorum” (Gli ultimi barbari) sul luogo del linciaggio. Glielo impedì il padrone di casa, chiudendolo letteralmente nella sua stanza, certo che avrebbero linciato anche lui. In questo caso la condanna morale prevaleva sull’intelligere, sulla comprensione delle cause dei fenomeni sociali. Questo vale anche per Taleb Al Abdulmohsen e Salwan Momika: assassino il primo e sostenitore di un genocidio il secondo. Ultimi barbarorum, presi essi stessi nella rete dell’odio e del fanatismo da cui cercavano di liberarsi.

In copertina: il profilo X dell’attentatore.

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