Letteratura
Principianti assoluti
Due furono i folgoranti debutti letterari nell’Europa degli anni ’50. “Bonjour Tristesse” (1954) di Françoise Sagan e “Absolute Beginners” (1959) (Principianti assoluti) di Colin MacInnes. Benché di taglio, di tono e di stile differente (il libro di MacInnes trattava di debutti, ma non era un debutto letterario in sé) sono due opere che affrontano quell’epoca della vita – che allora erano i 17 -25 anni e che oggi sembrano essere i 25-32 anni – in cui si fanno le prime prospezioni circa il proprio ingresso nel mondo. Era un’epoca pre-pillola in cui il sesso aveva intorno a sé più fantasmi dei castelli inglesi e il rapporto con gli adulti cominciava a diventare difficile, ma della contestazione non c’era neanche l’avvisaglia nell’aria e già nell’adolescenza ci si vestiva come ii vecchi, panciotto compreso. Non era nata la convinzione (anche una convenzione) che i giovani dovessero “fare i giovani”, diciamo che la giovinezza, come periodo esimente da obblighi e oneri sociali, non era stata ancora “culturalmente” inventata.
Ma l’idea che ci sia un periodo di apprendistato che precede l’età adulta era scontato e tacitamente inscritto nei codici della vecchia società. Nell’antica Roma vigeva il cursus honorum e prima di diventare console erano previsti incarichi di rodaggio. Risalivano ai tempi di Goethe e al suo romanzo “Wilhelm Meisters Lehrjahre”, “gli anni di apprendistato” appunto, l’idea che prima di fare ingresso nella vita adulta, posto che tu avessi una Sendung (una vocazione, una inclinazione, una missione) ben scolpita nell’anima dovessi sottoporti a un noviziato, degli anni di simulazione della vita adulta. E tuttavia anche quando vi entravi restavi ancora “absolute beginner”, principiante assoluto.
Non ti davano le chiavi di una metropoli europea con i problemi del Cairo, allora, da “absolute beginnner”.
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