Teatro
I quattro desideri di Santu Martinu e noi
Castrovillari. Dario De Luca è un artista generoso nel suo darsi al pubblico e i suoi lavori sanno essere luminosi per grazia e sagace intelligenza. Per il suo ultimo spettacolo ha scelto ingredienti veramente inconsueti nel panorama della ricerca teatrale: una vitalissima storia, che sembra venir su direttamente dal medioevo e che è fatta di duro lavoro, sesso coniugale, desiderio incontrollato, santità soccorrevole e beffarda, comicità vera, semplice e sanguigna, popolare e tenerissima a suo modo. Raccontiamo de “I quattro desideri di Santu Martinu. Favolazzo osceno adatto a essere recitato dopo i pasti”, che si è visto il 31 maggio a Castrovillari (Teatro Capannone), nel contesto di Primavera dei Teatri ’24. In scena lo stesso De Luca che, nei panni di un narratore tradizionale, è capace di attraversare la sostanza teatrale dei personaggi della storia (entrare in essi, uscirne, starne a debita distanza con un sorriso complice e divertito rivolto al pubblico): un viandante, un cantastorie, un povero pastore e sua moglie, lo stesso santo Martino tirato in ballo con molto fervore e assai poca prudenza. E siccome si tratta di una storia comica che gioca ribaltando il paradigma rassicurante della sessualità coniugale e che De Luca dice di aver tratto, sintetizzandola e traducendola nel dialetto di Castrovillari, da alcuni fableaux medievali, ovviamente non riveleremo il finale. In scena c’è anche Gianfranco De Franco (anche lui antico sodale di Scena Verticale) che maneggia un set di musica elettronica da cui proviene un sofisticato mix di musiche techno, di rumori ancestrali e di suoni pastorali. Una presenza scenica, quella della musica e del musicista, che sembra voler porre la vicenda in una dimensione atemporale che esula dall’apparente medioevo. E questo certo è un indizio per la fruizione e per la comprensione critica. Potrebbero dirsi molte altre cose e forse sarebbero sostanzialmente appropriate: dal ribaltamento (persino parossistico) del basso corporale, di bachtiniana memoria, alla dimensione ludica del sesso anche (e soprattutto) in contesto coniugale, dalla dimensione catartica della comicità teatrale e della risata alla forte dimensione dialettale. Una dimensione antropologica quest’ultima, che rispecchia una costante ancora viva nel nostro essere italiani e ci connette con un passato contadino e pastorale che può essere una ricchezza, se non si insterilisce in una pulsione culturale anti-moderna e reazionaria. Tanta roba insomma, tante sollecitazioni intellettuali e con esse si può – si potrebbe – chiudere quest’articolo (con un numero decente e sufficiente di battute), senza dire però, oppure peggio senza provare a dire, la cosa essenziale: ovvero quanto, come e perché questo spettacolo parla all’uomo di oggi dell’uomo di oggi. In altre parole, come e perché questo lavoro teatrale è incastonato nella contemporaneità e si nutre di essa. Se si si tentasse una risposta complessa forse si tradirebbe l’assunto: si è detto infatti che De Luca è un artista generoso nel suo darsi, fisico, al pubblico. Allora ecco che la risposta deve esser semplice senza diventare banale. Questo spettacolo, questo tipo di spettacoli, appare necessario perché ci spinge, in chiave comica, a riflettere sul paradigma del corpo che, se tradito, distorto e abusato nella sua umanissima fragilità, si ribella – magari con effetti tragicomici – fino a riportarci a una consapevolezza realistica del nostro essere. Non è del medioevo che si sta parlando, né di quello reale e storico, né di quello immaginario, si parla di noi, della nostra realtà, della nostra contemporaneità.
I quattro desideri di Santu Martinu. Favolazzo osceno adatto a essere recitato dopo i pasti. 31 maggio 24, Teatro Sybaris, Castrovillari. Riscrittura originale, spazio scenico, disegno luci e regia di Dario De Luca. Con Dario De Luca e Gianfranco De Franco. Musiche originali e sonorizzazioni elettroacustiche di Gianfranco De Franco. Costumi e oggetti di scena di Mariella Carbone. Allestimento e assistenza alla messinscena di Giovanni Spina. Organizzazione e amministrazione, Tiziana Covello. Distribuzione, Egilda Orrico. Produzione: Scena Verticale, con il supporto di MatrioskaOFF | Spazio MAI – Movement Art Is (residenza artistica cura_umbria). Crediti fotografici: Angelo Maggio.
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