Enti locali
La gente è stufa, ma non solo di Renzi
La trappola dell’antirenzismo è scattata puntuale: alta astensione uguale sfiducia verso il governo. In molti non attendevano altro per indicare nell’inquilino di Palazzo Chigi il responsabile della disaffezione popolare. L’equazione assomiglia molto a una strumentalizzazione, anche legittima dal punto di vista politico; tuttavia non aiuta ad affrontare la radice del problema. Per dirla in termini brutali: la gente è davvero stufa, ma non solo di Renzi. Il dato dell’astensionismo è omogeneo: punisce tutti, specie in assenza di una competizione che polarizza il confronto.
Beppe Grillo si accontenta di tre consiglieri in più in Emilia-Romagna, omettendo che il Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto compiere un vigoroso balzo sull’onda dell’indignazione contro le inchieste che hanno portato al voto anticipato. Dai sogni di governo, insomma, si è passati alla conta di qualche migliaio di voti in più. La sintesi è chiara: il M5S non intercetta più il voto dei delusi, che preferiscono restare a casa il giorno delle elezioni.
L’esultanza della Lega è un gran parte giustificata. Matteo Salvini sognava di fare il sindaco di Milano e ora, constatando la sua crescita, vuole ambire a qualcosa di più: la leadership dell’intero centrodestra. Il sorpasso su Forza Italia è cosa fatta. Ma anche l’avanzata del Carroccio va contestualizzata nel quadro di fortissimo astensionismo.
C’è, infine, una considerazione che la foga antirenziana ha lasciato sullo sfondo: le elezioni Regionali si sono tenute in un clima di risultato scontato. In Emilia-Romagna il successo di Bonaccini non è mai stato in discussione, né tantomeno quello di Oliverio in Calabria. L’attesa era concentrata solo sull’entità della vittoria e sull’affluenza, a testimonianza che l’astensionismo era ampiamente prevedibile.
L’assenza di un “nemico” non ha innescato il meccanismo del “voto utile” oppure del “voto contro”. Ed è interessante comprendere come si sviluppino le dinamiche di voto in Italia: non per convinzione, bensì per opposizione all’avversario. Così ha effettivamente ragione Michele Fusco quando parla del fatto che hanno votato solo gli elettori interessati a votare. D’altra parte, potrebbe non essere stata una scelta di civiltà, bensì una risposta apatica alla politica giudicata nel suo complesso asfittica. La questione, insomma, non riguarda solo Renzi, che intanto – al di là di tanti discorsi – ha già lasciato intendere di voler ignorare la questione affluenza, bollandola come «problema secondario». A lui interessa solo la vittoria.
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