Partiti e politici
Ma non è che Papa Francesco ha “licenziato” Ignazio Marino?
Forse è eccessivo pensare che il Papa abbia licenziato Ignazio Marino, ma certamente non è del tutto sbagliato immaginare almeno che le parole di Francesco possano riuscire lì dove la politica aveva sinora fallito.
Quel suo: «È chiaro?» ripetuto un paio di volte con aria spazientita ed eloquente gestualità, può infatti rispondere a mille ragioni, anche piccole e contingenti o semplicemente dovute al modo con il quale la domanda gli era stata posta dai giornalisti, ma resta comunque un fatto troppo grande – più ancora della inaudita smentita dell’invito a Ignazio Marino – perché possa essere ignorato anche e soprattutto dallo stesso Marino, giacché oramai era soprattutto l’impegno del Giubileo a tenere ancora in piedi ciò che resta del suo mandato, e questo, a maggior ragione, dopo il sostanziale commissariamento subìto con l’entrata in scena del prefetto Franco Gabrielli.
Naturalmente, si può esser certi del fatto che al Papa di tutto ciò che accade dall’altra parte del Tevere interessa molto poco, né Francesco si sognerebbe mai di intervenire direttamente in questioni di questo genere. Inoltre, è probabile che, in questa vicenda, almeno una parte di ragione Marino possa anche averla, sebbene fiocchino puntuali le smentite ad ogni sua affermazione sulle motivazioni del suo impegno americano. Ma tutto questo appare adesso decisamente in secondo piano e – con Gabrielli in sella, Pignatone al lavoro, i partiti che, aiutati dalle continue gaffe del sindaco, rischiano addirittura di vedere dimenticate tutte le proprie magagne – c’è soltanto una domanda da farsi davvero: considerato che Marino era oramai quasi fuori gioco e restava in piedi soprattutto a causa del Giubileo, grosso modo come figura simbolica da spendersi soprattutto ad uso del cerimoniale, ecco, non sarà che ciò che ha detto il Papa debba leggersi come il segno di una distanza fattasi ora definitivamente incolmabile e che potrebbe a questo punto finire per travolgere Marino, qualora le forze politiche apprezzassero la convenienza di un tale esito? Non sarà, insomma, che quelle parole possano far superare le remore che sinora hanno anche comprensibilmente guidato certe scelte politiche?
Detto altrimenti: quanto manca a che i partiti leggano l’irritazione vaticana non tanto come l’implicita richiesta che Marino venga sostituito – poiché non spetta al Vaticano chiederlo né in Vaticano lo farebbero mai – quanto piuttosto come la clamorosa manifestazione della preoccupazione d’Oltretevere che un sindaco come Marino, per quanto disinnescato dalla tutela di Gabrielli, possa comunque rappresentare fonte di imbarazzi durante i mesi del Giubileo per certi suoi comportamenti al limite della bizzaria, i quali hanno oramai puntuale e ampio risalto sulla stampa? Non sarà, insomma, che su quell’aereo è saltato l’ultimo puntello sul quale Marino ancora si reggeva, ossia l’implicito ombrello giubilare che oggettivamente lo aveva protetto sino ad oggi, e che forse anche in Vaticano qualcuno stia iniziando a pensare che il Giubileo, piuttosto che nella condizione attuale, sarebbe possibile – se non opportuno – affrontarlo con un commissario che sia affidabile e non riservi sorprese, se non addirittura con una campagna elettorale in corso?
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