Partiti e politici
Grillo vara il “codice salva Raggi”. Il Movimento 5 Stelle apre agli indagati
Il 2017 si apre con il “botto”, con buona pace dell’ordinanza anti-petardi che gli inesperti uffici dell’inesperta Virginia Raggi non sono riusciti a inoltrare alla Prefettura di Roma, lasciandola morire nelle grinfie del Tar del Lazio. A cenone di Capodanno ancora non del tutto digerito, ecco che il partito della Casaleggio Associati cambia radicalmente il suo approccio iper-giustizialista, costretto probabilmente dalle indagini che hanno coinvolto diversi suoi esponenti in molte delle (poche) città amministrate e con risvolti preoccupanti proprio a Roma, dove il primo disastroso semestre di amministrazione a 5 stelle si è concluso con le dimissioni dell’assessore all’Ambiente, Paola Muraro, indagata per abuso d’ufficio e violazioni ambientali e soprattutto con l’arresto del capo del personale (ed ex vice capo di Gabinetto) Raffaele Marra.
Se il “codice di comportamento del Movimento 5 Stelle” che il comicoleader genovese Beppe Grillo sta facendo votare sul sacro blog dal “popolo della rete” (la domanda è… Come si spegne? Agliudooo!!11!! cit.) sarà ufficializzato, l’avviso di garanzia non comporterà più l’espulsione automatica dal Movimento (con cancellazione del profilo dal blog e dell’account di posta elettronica… Una vera scocciatura) ma tutto passerà per il giudizio dello stesso Grillo, dei probiviri e del comitato d’appello, ovvero per la Casaleggio Associati.
La svolta del nuovo anno, che qualche maligno già chiama “codice salva Raggi”, è contenuta nel secondo e nel quarto punto del regolamento. Iniziamo dunque con il punto 2, che titola “rapporti con eventuali procedimenti penali”:
“Il Garante del Movimento 5 Stelle, il Collegio dei Probiviri od il Comitato d’appello, quando hanno notizia dell’esistenza di un procedimento penale che coinvolge un portavoce del Movimento 5 Stelle, compiono le loro valutazioni in totale autonomia, in virtù e nell’ambito delle funzioni attribuite dal Regolamento del Movimento 5 Stelle, nel pieno rispetto del lavoro della magistratura. Il comportamento tenuto dal portavoce può essere considerato grave dal Garante o dal Collegio dei probiviri con possibile ricorso del sanzionato al Comitato d’appello, anche durante la fase di indagine, quando emergono elementi idonei ad accertare una condotta che, a prescindere dall’esito e dagli sviluppi del procedimento penale, sia già lesiva dei valori, dei principi o dell’immagine del Movimento 5 Stelle. La condotta sanzionabile può anche essere indipendente e autonoma rispetto ai fatti oggetto dell’indagine”.
Insomma, dimenticatevi i voti online, lo streaming e tutte quelle cose fantastiche sparite come scie chimiche nel cielo blu. La sintesi di questo punto del nuovo codice di comportamento che implementerà il “non statuto” (mi gira la testa…) potrebbe essere: Pizzarotti no, Raggi sì. Gne! Gne! Gne!
Ecco invece degli estratti del punto 4, che titola “Presunzione di gravità” (geniale):
“La ricezione, da parte del portavoce, di “informazioni di garanzia” o di un “avviso di conclusione delle indagini” non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso… È sempre rimessa alla discrezionalità del Garante e del Collegio dei probiviri o del Comitato d’appello (e non comporta alcuna automatica presunzione in tal senso) la valutazione della gravità di fatti.”
In pratica, si entra nello specifico di quanto detto nel punto 2: Un avviso di garanzia non implica l’espulsione dal Movimento, ma saranno sempre Grillo e la Casaleggio Associati a decidere se si tratta di un avviso “buono” o di un avviso “cattivo”. Ricordate sempre che siamo di fronte a un partito che ha come leader un comico, quindi ogni accusa di incoerenza, anche la più evidente, potrà essere liquidata con una battuta o un “vaffa…”.
Come la prenderanno i grillini? Probabilmente non batteranno ciglio, non vi aspettate dunque proteste e sommosse virtuali. Da domani il loro beniamino di turno resterà tale anche per qualche firma falsa o se raggiunto da avviso di garanzia, a patto che i suoi peccati siano giudicati “veniali” dai proprietari delle sue cariche pubbliche e purché continui a professarsi “puro e disposto a salire le stelle”.
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