Partiti e politici

Un voto per capire se Varese è ancora “di proprietà della Lega”

1 Giugno 2016

Varese non è di proprietà della Lega, ha affermato dal palco dell’ex Cinema Vela il segretario del Pd lombardo Alessandro Alfieri, nel discorso d’introduzione alla serata (con ospite Matteo Renzi) per la campagna elettorale del candidato sindaco Davide Galimberti. Ma la partita nella città giardino, roccaforte leghista, un tempo feudo di Umberto Bossi, che conta 80mila abitanti, per il Pd è tutto fuorché semplice da vincere, nonostante gli scandali e il passaggio all’era salviniana abbiano sicuramente ridimensionato qui il valore simbolico e politico del Carroccio. E il realismo, infatti, subito dopo l’ottimismo, lo si avverte anche nelle parole del premier che invita tutti i militanti del centrosinistra ad attivarsi per far sì che il “suo” candidato possa vincere sul serio.

Davide Galimberti, trentanove anni, avvocato e docente di giustizia amministrativa, ha vinto inaspettatamente le primarie superando di una trentina di voti (890 contro 859, per circa 2700 partecipanti) il deputato renziano Davide Marantelli, con trent’anni di carriera in politica alle spalle. Consigliere Pd fin da quando era giovane, iscritto all’Anpi e convinto che il ruolo del sindaco debba essere principalmente quello di mettersi al servizio della comunità facendosi portatore dei valori della solidarietà e della legalità, Galimberti è un candidato civico, così come lo ha definito del resto anche lo stesso Renzi nella serata del 30 maggio in suo appoggio. L’avvocato ha peraltro voluto fortemente una lista civica a suo sostegno, prima ancora che quella di partito. E la sua corsa alla poltrona da sindaco sembra preoccupare non poco il centrodestra varesino.

Galimberti - Renzi - Varese
Foto tratta dalla FanPage Facebook del candidato Davide Galimberti

Il suo avversario, l’unico con buonissime probabilità di portarsi a casa la vittoria, considerando anche la rinuncia dei Cinque Stelle nel proporre un candidato a causa delle spaccature interne al movimento, è infatti l’uomo del centrodestra (non iscritto ai partiti), Paolo Orrigoni. Figlio di un imprenditore, Orrigoni, anche’egli trentanovenne, da dodici anni gestisce una catena di supermercati nata e cresciuta nei territori della provincia. La sua Varese? Deve essere sana, sicura e città della famiglia e dello sport. La vittoria di Orrigoni è un risultato importante da raggiungere per tutto il centrodestra, che ha governato la città con la giunta del sindaco uscente Attilio Fontana per dieci anni (cinque anni fa quest’ultimo vinse al ballottaggio con il 53,89% dei voti contro la candidata Pd/Idv/Sel Luisa Oprandi che ne ottene il 46,11%). Ma sua la vittoria è ancor più decisiva per la Lega nord, presente a Varese da ben 23 anni, prima con Raimondo Fassa, poi dal ‘98 al 2005 con Aldo Fumagalli e dal 2006 ad oggi con Fontana. Tanto decisiva, appunto, da aver fatto scomodare direttamente Roberto Maroni, che proprio qui mosse i suoi primi passi politici nel 1985, e che oggi è governatore della Lombardia, e capolista nella lista del partito, a sostegno della candidatura dell’imprenditore. «Non c’è incompatibilità, non c’è ineleggibilità, non ci sono obiezioni formali», ha spiegato.

Foto tratta dalla FanPage Facebook del candidato Paolo Orrigoni
Foto tratta dalla FanPage Facebook del candidato Paolo Orrigoni

Va segnalato che non è una novità per il centrodestra quella di schierare candidati “importanti” come capolista. Matteo Salvini guiderà infatti la lista della Lega a Milano, così come Mariastella Gelmini guiderà quella di Forza Italia per Palazzo Marino.

La scelta di Maroni, però, non è comunque piaciuta al Pd lombardo che attraverso le parole di Alessandro Alfieri ha spiegato di ritenerla poco coerente; memorabile infatti è la metafora elegantissima, ricordata dal segretario, usata dal governatore della Lombardia per affermare che in politica è meglio svolgere un solo compito alla volta: «un culo una sedia». «Quando ho visto il nome del capolista, mi sono chiesto se a Varese si chiamassero tutti Maroni», ha esordito Renzi al Vela. «La Lega quando si è occupata di politica estera ha portato i diamanti in Tanzania e comprato le lauree in Albania, ma non ha risolto problemi, da loro lezioni non ne prendiamo», ha continuato il premier riferendosi al tema dell’immigrazione, e sostenendo che il tempo del Carroccio, non solo, ma soprattutto a Varese, è ormai finito. Finito sì, ma fino a che punto? Varese è diventata davvero una città come tante?

Alle scorse elezioni la lista della Lega nord prese il 24,08% dei voti, appena dietro al Popolo delle libertà che ne guadagnò il 24,46%. Il Partito democratico portò a casa il 19,91%. Al primo turno votarono 42210 persone, contro le 36.572 del secondo turno che scelsero Fontana sindaco per la seconda volta.

Secondo un sondaggio realizzato da Ipr Marketing, commissionato dall’emittente locale Rete 55, Galimberti sarebbe in testa su Orrigoni di un solo punto, guadagnando il 42% dei voti contro il 41%.

L’asticella potrebbe essere però spostata dal discusso Stefano Malerba, presidente di Rugby Varese e inizialmente indicato come probabile candidato della Lega, ma non amato da Forza Italia, che ha scelto poi di correre da solo alle comunali con la lista Lega Civica, e per questo in continua polemica con il “sostituto” Orrigoni. Malebra si definisce un uomo di centro, un centro radicale e i sondaggi danno la sua lista ad un 13% costante. Più staccati gli altri sfidanti con Andrea Badoglio (Varese Civica) al 2%, Flavio Pandolfo (Varese Futura) all’1% e Francesco Marcello (Fni-Riva destra) allo 0,2%.  In un’altra rilevazione, questa volta relativa alle intenzioni di voto di coalizione e non solo sul sindaco, lo scenario si ribalterebbe, secondo Ipr Marketing: la coalizione di centrodestra che sostiene Paolo Orrigoni otterrebbe il 42,5% dei consensi dei varesini, mentre quella di centrosinistra che appoggia Davide Galimberti si fermerebbe al 40,5%, infine la Lega civica porterebbe a casa il 12%, un po’ meno rispetto al proprio candidato Malerba.

Al giornalista Matteo Inzaghi, in un’intervista pubblicata sul quotidiano La Provincia, Malerba ha confessato che in un probabilissimo caso di ballottaggio tra Galimberti e Orrigoni deciderà chi sostenere, ma non per via di eventuali accordi. La scelta dipenderà dalla voglia di Pd e centrodestra di accogliere e realizzare le idee di Lega Civica, idee tradizionali, fondate sull’anti-statalismo, sul solidarismo municipale con la proposta di un reddito di anzianità, un piano casa, l’housing social, sul proporre cultura e sport, però anche sul desiderio di una città sicura, con un presidio di polizia urbana in Piazza Repubblica, per esempio.

La sicurezza, infatti, è un tema sì caro ai cittadini tutti, ma soprattutto particolarmente discusso a Varese e provincia, perché sfoderato in ogni campagna elettorale in particolar modo di centrodestra e della Lega Nord.

Nel programma di Paolo Orrigoni, associato moltissimo al territorio, alle associazioni, e in cui il filo conduttore sono le opportunità, la sicurezza sta infatti al primo punto, con la proposta di una “Varese vivibile ovunque e a qualsiasi ora: Varese Sicura” e l’obiettivo di realizzare nei primi 90 giorni un vero e proprio pacchetto sicurezza e di riqualificazione urbana. Tra le misure immediate, quella di un presidio costante del territorio per combattere degrado e illegalità e la volontà di aumentare il personale in organico alla Polizia locale con funzioni operative e di sorveglianza. La Polizia locale, per Orrigoni e la sua coalizione, deve essere totalmente dedicata al controllo del territorio per rendere strade, case e negozi più sicuri su tutto il territorio comunale.

Ma anche per Galimberti il tema della sicurezza è il primo in programma, con la proposta dell’istituzione entro il 2017 dei Vigili di Quartiere, di un sistema di videosorveglianza migliore in città, ma lavorando anche con iniziative educative rivolte ai giovani, per promuovere l’educazione stradale, contrastare la violenza di genere e il gioco d’azzardo. Un focus a parte, ma correlato anche alla sicurezza, e con ben cinquanta punti programmatici, è poi quello legato alla riqualificazione dei quartieri (Varese bella davvero).

Se nel programma di centrodestra, al secondo punto, arriva il tema della famiglia, con la proposta di una fiscalità locale favorevole, l’estensione del quoziente familiare a tutti i servizi individuali, l’istituzione di un albo per baby sitter e badanti, e misure rivolte ad incentivare la natalità, in quello del centrosinistra troviamo la proposta di approvare un piano regolatore del sociale entro dicembre 2016, con la volontà di far divenire i servizi sociali esigibili e ridurre le diseguaglianze. Si fanno notare il bilancio di genere, e cioè la volontà di allocare le risorse economiche all’interno del bilancio comunale verso i servizi su cui le donne sono impegnate, e il bando anticrisi per il sostegno al reddito che consenta una erogazione di risorse finalizzate alle fasce deboli con Isee non superiore ai 20mila euro. Il programma di Galimberti è tutto riferito alla ripartenza della città di Varese con lo slogan Varese riparte davvero.

Le polemiche sulla ristrutturazione del Palazzetto, sulla gestione della Polizia Locale e la sua sede che oggi il centrodestra propone in Piazza Repubblica, dimostrano che il centrosinistra punta anche sugli insuccessi dei 23 anni di Lega e centrodestra e la voglia di cambiamento. «Vincere a Varese per il centrosinistra vuol dire fare in modo che la città non venga più identificata con la Lega che è una cosa che imbarazza molti varesini» – afferma Galimberti a Gli Stati Generali – «significa mettere al centro il verbo fare, cambiare pagina con la consapevolezza del fallimento di questi 23 anni».

E la città giardino, ripartirà sì, certamente con un nuovo sindaco, ma risulta difficile ad oggi capire ancora con chi e come.

 

Foto di copertina tratta dalla FanPage Facebook del candidato Davide Galimberti

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