Partiti e politici

Se la Germania scopre il ribaltone

4 Agosto 2017

L’estate tedesca, si sa, è meno rovente di quella italiana. Eppure, a differenza della scena politica nostrana già in disarmo balneare, il mondo politico tedesco è ancora attivissimo e in preda ad un’inaspettata convulsione: quella del trasformismo. La notizia del giorno è di quelle che, in un’altra fase, potrebbero essere derubricate a semplice cronaca politica locale: la deputata dei Verdi nel Consiglio regionale della Bassa Sassonia, Elke Twesten, ha annunciato oggi di essere passata al gruppo dei cristiano-democratici della CDU. Una decisione individuale che si è rivelata però una bomba atomica per la coalizione al governo del Land, composta dai socialdemocratici della SPD e, appunto, dai Verdi. La Twesten, con la sua scelta di abbandonare gli ecologisti dopo anni di militanza per transitare al partito di Angela Merkel, ha fatto inevitabilmente franare il fragile supporto di cui il governo del Land ha finora goduto nell’Assemblea: prima della sua improvvisa defezione, l’esecutivo guidato dal socialdemocratico Stephan Weil contava su una maggioranza di solo un seggio. Weil non ci ha messo molto a capire che la sua esperienza di governo era giunta alla fine e che “tirare a campare” con un gabinetto di minoranza non lo avrebbe mai fatto arrivare alla scadenza naturale della legislatura (gennaio 2018). Fulminea infatti la decisione di convocare le elezioni anticipate: richiamandosi alla necessità di coinvolgere gli elettori nella scelta della nuova maggioranza, il Governatore uscente ha subito messo in chiaro l’intenzione di accompagnare l’Assemblea allo scioglimento. Il ritorno alle urne dei cittadini della Bassa Sassonia potrebbe a questo punto avvenire proprio il 24 settembre, lo stesso giorno in cui i tedeschi saranno chiamati a scegliere il prossimo Cancelliere. E la formula rosso-verde, di cui era espressione lo sfortunato Weil, è una delle opzioni sul tavolo qualora il candidato della SPD Martin Schulz dovesse riuscire nel suo intento di scalzare Frau Merkel impedendole la conquista del quarto mandato.

Nel frattempo, la Twesten ha acquisito in un attimo una notorietà che non aveva probabilmente mai sognato di ottenere nei lunghi anni di permanenza tra i banchi dell’Assemblea regionale, lontana dalle luci della ribalta. Il quotidiano liberal Zeit la presenta enfaticamente come “La donna che ha fatto cadere il governo della Bassa Sassonia”. Nel lungo articolo dedicatole si racconta la sua prima conferenza stampa da esponente della CDU, con già sullo sfondo i pannelli con le insegne del partito. “Non è stato un passo che ho compiuto con leggerezza”, ha spiegato nervosamente ai cronisti che la assediavano “ma è stato necessario”. Cosa l’ha spinta ad accelerare, più o meno deliberatamente, la fine di un’esperienza di governo iniziata nel 2013? “Non sono una traditrice, mi sento bene”, ha dichiarato la Twesten, mentre il leader locale dei Verdi la accusava di aver volutamente tradito la volontà degli elettori. Lo stesso portavoce di Martin Schulz, Tobias Dünow, le ha riservato parole di fuoco su Twitter: “No, non tutti i politici sono così. Solo alcuni tradiscono per avere vantaggi personali”. L’idea è molto semplice: la Twesten, consapevole che alle prossime elezioni avrebbe potuto rischiare di non essere candidata (o di vedersi assegnato un pessimo posto nelle liste) avrebbe scavalcato la staccionata per assicurarsi in qualche modo un futuro politico. La deputata era diventata, ammettono negli ambienti dei Verdi, una sorta di bomba ad orologeria di insoddisfazione che è esplosa quando meno ce lo si aspettava. La CDU, a questo punto, può approfittare della debacle provocata dall’ambiziosa consigliera regionale per fare in modo che l’effetto Merkel di questi mesi le consenta di avere il vento in poppa nelle prossime consultazioni locali, così come i potenziali partner di governo, i liberali della FDP, che stanno riconquistando popolarità ed entusiasmo grazie alla leadership nazionale del carismatico Christian Lindner.

Di rivolta di una degli esponenti politici che in Italia verrebbero etichettati come “peones” (o “backbencher”, all’anglosassone) parla invece la più severa Frankfurter Allgemeine Zeitung. È il quotidiano di Francoforte a ricostruire infatti gli eventi che avrebbero spinto la Twesten a riscoprirsi sempre meno in linea con il proprio partito: superata a sinistra da un’altra esponente dei Verdi, molto più combattiva di lei sul tema del fracking per la ricerca di gas da scisti, avrebbe avuto la percezione che nel suo collegio la sua carriera rischiava di tramontare troppo in fretta. Il sospetto di un ripiego tattico sui cristiano-democratici per garantirsi una “seconda vita politica” è forte e appare anche giustificabile.

Quel che è certo è che la scelta della Twesten ha scatenato un putiferio di reazioni, soprattutto di irritazione da parte dei Verdi (che appaiono da tempo in crisi di identità) e dei socialdemocratici (che vedono sciogliersi come neve al sole un altro governo regionale da loro guidato, dopo le batoste degli ultimi mesi nelle varie consultazioni locali). L’ex deputata verde non sarà forse comparabile a certi maestri del trasformismo all’italiana, ma certo il suo gesto ha contribuito a ravvivare una campagna elettorale che troppe volte diamo ormai per scontata. Difficile però immaginarsi Frau Merkel mentre dichiara, come Depretis nel celebre discorso di Stradella del 1882: “Se qualcheduno vuole entrare nelle nostre file, se vuole accettare il mio modesto programma, se vuole trasformarsi e diventare progressista, come posso io respingerlo?”.

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