Da Belgio a “Belgistan”: perché Bruxelles è la culla del jihad
Dopo i recenti avvenimenti a Bruxelles, dopo la cattura di Salah Abdeslam proprio nella capitale belga e dopo che si è ormai appurato che la […]
Esiste un limite invalicabile oltre il quale la semplice indecenza diventa qualcosa di più profondo, un limite che declassa l’essere umano che lo supera rispetto a tutti i suoi simili, come un passo indietro nell’antropogenesi. Un limite abbondantemente superato da un piccolo uomo, che ha ben pensato di utilizzare la Bruxelles sconvolta dagli attentati come set della sua grottesca recita, uno spot elettorale girato su quel sangue innocente ancora caldo.
Il piccolo uomo è purtroppo un politico assai seguito nel nostro paese, uno degli effetti collaterali delle nostre democrazie sempre più deboli, dove l’egoismo ha preso il posto di ogni parvenza di valore, dove chi più cavalca paure e bassi istinti acquista facile consenso tra la nuova plebe. Il soggetto in questione è Matteo Salvini, leader della Lega, che ieri si trovava a Bruxelles nel suo ruolo di europarlamentare, un ruolo che tra l’altro non onora quanto dovrebbe, essendo un noto assenteista.
Salvini, che ha come “core business” l’odio verso l’immigrato, quello “travestito da profugo” che nel migliore dei casi “viene ospitato in alberghi di lusso mentre ci sono famiglie italiane senza una casa”, nel peggiore è un terrorista dell’Is pronto a farsi esplodere, si è precipitato per le strade di Bruxelles accompagnato dal suo staff che nel frattempo “cinguettava” a ripetizione messaggi di rara idiozia, in alcuni casi “abbelliti” con foto ricordo scattate per l’occasione.
Lo troviamo così all’ingresso dell’Europarlamento, non sappiamo se impegnato in una delicata telefonata con i vertici dell’intelligence o mentre rassicura una vecchia zia residente nel varesotto. Fa poi preparare un montaggio dove appare in mezzo ai luoghi colpiti dagli attentati con un cartello che propone l’hashtag: #iononhopaura (viva la fantasia). Il tempo di un altro tweet contro l’accoglienza e l’integrazione ed eccolo comparire mentre “esce dal palazzo in direzione centro” per documentarci una città completamente bloccata. Poco dopo è fuori la fermata di una metropolitana che chiede a Renzi e Alfano quanto siano sicure le nostre. Salvini ieri sembrava il nano del favoloso mondo di Amelie, cosa che ha fatto sbizzarrire la rete. E poi foto di ambulanze, di piazze vuote, le critiche ai messaggi pacifisti scritti da “gessetti buonisti” sui marciapiedi e così via.
Come di consueto, in serata è ripartito il circo mediatico, Rete4, Rai2, Rai1. E lui lì, pronto a fare le sue comparse, a gridare al suo pubblico soddisfatto che le frontiere vanno chiuse, che bisogna combattere l’Islam e cacciare tutti i terroristi travestiti da profughi siriani “che faranno carne da macello della nostra evoluta civiltà”. Una civiltà che a onor del vero così evoluta poi non è, perché c’è un Salvini e tutti quelli che in lui si riconoscono, persone che non possono capire quanto sia delicato questo momento storico, dove le fondamenta dell’Europa dei popoli scricchiolano sotto i colpi di una modernità che ha affamato grandi aree del pianeta. Luoghi dove fanatismi religiosi e grandi interessi economici si ritrovano ad impugnare armi, a sganciare ordigni da moderni bombardieri, a pianificare attentati eseguiti con rudimentali bombe da far detonare nei luoghi della nostra quotidianità.
Mai come oggi l’Europa avrebbe bisogno di tutta la sua civiltà, quella forgiata dai suoi confini così frastagliati, da quelle battaglie sanguinarie che si sono combattute nei luoghi che oggi sono i simboli della sua unità. E dispiace che oggi l’Italia, di fronte alla gravità di quanto accaduto, di fronte alle ennesime vittime di un pianeta che continuiamo a non saper abitare, proponga al pubblico ludibrio un elemento come Matteo Salvini con le sue foto ricordo. C’è davvero da vergognarsi.
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.
Che poi se guardate bene – o ingrandite – si vede che non ha in mano alcun telefono, è tutta una finta, una scena costruita ad arte.
Il fatto stesso che sembri quasi impossibile rinunciare a parlarne sui social. facendone uso di commenti ed opinioni rafforza l’idea che la “scatola nera” nella quale siamo stati imprigionati fa il suo lavoro, grazie anche a noi che siamo l’attore più stupido e apparentemente consapevole.
Avremmo potuto scegliere di renderlo virale, ma lui o un domani un altro come lui sa che i media “sentono” di non potere rinunciare al loro mandato di “fare notizia” e che lo spirito polemico della plebe prigioniera della “libertà di twettare” avrebbe fatto il suo, da bravo esercito da sterminare.
Sig. Fabio Salamida mi complimento per il suo articolo che condivido al 1000×1000
Purtroppo c’e’ chi lo segue e provo vergogna per quelle persone! Questo e’ il mondo cos’ complesso e contorto!
Con gente idiota nelle istituzioni e tutti i deficienti al seguito come Fabio Salamida, anche se non ci fossero più altri attentati islamici in Europa ma continuasse il calo demografico degli europei come è oggi, visto che ne facciamo entrare in massa ancora altri musulmani, che fanno più figli di noi, se non si ferma questa INVASIONE silenziosa, è inevitabile che entro meno di un secolo, diciamo entro 80 anni, l’Europa, volenti o nolenti, sarà islamizzata perché i musulmani saranno più dei cristiani è automaticamente andranno al potere; e bye bye Europa, forse gli cambieranno pure il nome!
Non trovo nulla di insultante nel cartello di Salvini, né nelle sue idee. Non ho nulla contro e/o a favore di questo uomo. Le idee che non piacciono vanno combattute nel merito con argomenti di buona sostanza. Per contro l’ articolo di Salamida è infarcito di insulti odiosi, astiosi, viscerali, che al postutto giovano molto al Salvini stesso.
Io trovo più vergognoso questo articolo del solito leone da tastiera, pseudo intellettuale e buonista e, sinceramente provo pena.
D’ accordo con l’ articolo e come potrebbe essere altrimenti? L’ uso vegognoso delle tragedie con lo staff che diffonde è una tragedia dei nostri tempi. Ovvio che questi fatti non si fermano con i luoghi comuni, avendo invece essi necessità di serietà e conoscenza effettiva dei meccanismi, cosa non certo facile.
ll peggio, però, è di chi fa da cassa di risonanza, la cosiddetta informazione che magari potrebbe pure farsi qualche domanda sui propri meccanismi…