Partiti e politici

Salvini e la stampa fascioleghista sono complici della bestia fascista di Fermo

7 Luglio 2016

Matteo Salvini ce l’aveva quasi fatta. Sulla morte di Emmanuel Chidi Namdi, ammazzato da una bestia fascista a Fermo (all’anagrafe Amedeo Mancini), era riuscito a scrivere un normale – se pur freddo – messaggio di cordoglio. Poi non ha trattenuto il consueto calcolo misto a idiozia: «È sempre più evidente che l’immigrazione clandestina fuori controllo, anzi l’invasione organizzata, non porterà nulla di buono. Controlli, limiti, rispetto, regole e pene certe: chiediamo troppo?».

Inutile stare a spiegare al genio leghista che Emmanuel e sua moglie Chimiary erano due richiedenti asilo fuggiti dagli orrori di Boko Haram, dove avevano perso una figlia e dei familiari barbaramente uccisi dai terroristi. Sognavano una nuova vita, un nuovo inizio, hanno trovato il peggio della provincia italiana, quella dei piccoli centri e delle periferie delle grandi città, quella dove la paura del diverso si fonde al qualunquismo e genera categorie di sub umani come le bestie che vedendoli passeggiare hanno strattonato Chimiary chiamandola “scimmia africana”.

Ma per Salvini l’invasione è come il Viagra per i pornodivi. Serve a mantenere alta la tensione, a non cedere di un centimetro sulla sua maggiore fonte di guadagno: il consenso di quella zona grigia – sempre più nera – dell’opinione pubblica che risponde alla crisi con la paura, con quella plebe che frustrata dal proprio fallimento cerca costantemente qualcuno da odiare, che sia un diverso, un politico, il proprio vicino di casa che può permettersi un’automobile di cilindrata maggiore.

E così a ricaduta i giornali e i siti di informazione di fede “fascioleghista” hanno ribaltato in modo subdolo gli eventi, quasi mascherando l’atto criminale come un gesto di legittima difesa. Vergognoso il primo titolo con cui Il Giornale ha lanciato ieri la notizia dalla sua pagina Facebook, un click-baiting grottesco: “Immigrato lo picchia con un palo. Italiano lo massacra così a mani nude”. Sorvolando sui commenti dei cosiddetti “lettori”, qualcuno deve aver protestato per l’ignobile modo con cui era stata lanciata la notizia, costringendo la redazione a un deciso cambio di rotta. Oggi in copertina titola così: “Sfuggito dalla furia islamica, ucciso da una bestia italiana”. Insomma, guai a non menzionare l’Islam – il male assoluto – ma almeno l’assassino viene apostrofato per ciò che è. Anche qui, come su tutte le altre testate, manca ovviamente la parola “fascista”, come fa notare nel suo commento Carlo Maria Miele.

Nel civile occidente l’intolleranza torna prepotentemente e fatti come quelli di Fermo sono purtroppo sempre più frequenti. I motivi sono tanti, c’entrano ovviamente i flussi migratori e l’incapacità degli stati ricchi di accogliere e integrare. Ce lo raccontano le ragioni del Brexit, le frontiere che ritornano, i cadaveri che galleggiano nel nostro mare.

Poi ci sono i complici, quelli che soffiano sul fuoco per un loro becero tornaconto personale: sono i Nigel Farage, i Matteo Salvini, i giornali che diffondono odio per qualche click in più. Dovremmo iniziare a dire a chiare lettere e senza indugi che tra loro e la bestia fascista di Fermo non c’è molta differenza.

 

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