Oggi si parla tutti delle vittorie maculate del Partito Democratico, ma volevo provare a riflettere su altro e parlare agli altri, perché a meno di grandi sorprese il PD quello è e non cambierà prima delle prossime elezioni. Invece c’è qualcosa che ancora non è, ma potrebbe essere.
Qualche idea, se fossi in Giuliano Pisapia la andrei a cercare a Padova parlando con i protagonisti della novità di queste amministrative: Coalizione Civica per Padova. Un progetto nato nell’ottobre del 2016 quando la giunta Bitonci iniziava a traballare e dove si è avuto molto coraggio nello stendere il patto di adesione: le forze politiche che volevano contribuire si impegnavano a non presentare il proprio simbolo alle elezioni. Direi che la teoria dei giochi qualcuno a Padova l’aveva studiata.
È vero che una battaglia politica nazionale è assolutamente diversa da quella per amministrare una città, nemmeno enorme, ma credo sia chiaro a tutti che a questo giro bisogna inventarsi qualcosa di un po’ nuovo altrimenti è inutile provarci. E purtroppo quello che si legge sui giornali riguardo ai movimenti a sinistra sembra tanto un arcobaleno riscaldato con troppe primedonne, francamente pure un po’ agée.
Si è partiti da un appello essenziale: stop consumo di suolo, inclusione sociale, mobilità integrata, innovazione, trasparenza, cultura, e poi tavoli tematici per costruire un programma partecipato. Sembrano tutte cose che abbiamo già ascoltato in questi anni, eppure hanno funzionato molto meglio che altrove. Forse anche la personalità del candidato sindaco Arturo Lorenzoni ha contribuito, ma sospetto che l’ambiente che si era creato all’interno della coalizione abbia favorito la sua disponibilità a candidarsi (mentre l’anno scorso a Milano al tavolo della coalizione di sinistra si giocava a ciapanò, diciamo).
Coalizione Civica al primo turno ha preso il 22,8% dei voti, contro il 29% del candidato del PD Giordani, e l’indomani si è iniziato subito a discutere di un possibile apparentamento formale delle due liste. Coalizione Civica l’ha votato in assemblea e Lorenzoni ha scritto una lettera ai suoi elettori (e potenziali tali) spiegando le ragioni della possibile decisione e facendosi garante delle istanze presso la futura amministrazione.
Ieri sera Giordani ha vinto e Padova avrà una giunta di centrosinistra, il nuovo sindaco oggi in un’intervista a Repubblica ha ammesso che non avrebbe mai vinto senza il sostegno della Coalizione Civica e “Per fortuna ho corretto in tempo un errore iniziale e il mio primo impegno sarà aiutare chi è più fragile. “.
Sono solo parole è vero, ma sembrerebbe che qualche piccolo effetto dell’apparentamento e della presa di responsabilità di chi si è presentato a sinistra si inizi già a vedere. Vedremo in futuro, i civici dovranno accettare compromessi, dopotutto non hanno vinto le elezioni ma se riusciranno ad influenzare l’amministrazione di Padova quel 22,8% di voti non andrà sprecato.
Lo spostamento, anche se minimo, del baricentro di un candidato a sinistra è quello che abbiamo osservato anche durante la campagna elettorale di Milano nel 2016 quando dopo le primarie vinte contro due assessori della giunta Pisapia il futuro sindaco Beppe Sala sposò abbastanza nettamente il programma di Majorino sul sociale. Ad un anno di distanza il Beppe ha dimostrato in più occasioni di essere un sindaco libero e ancorato a sinistra. Mi auguro che queste due esperienze ( e sono sicura che non siano le uniche) costituiscano un esempio per coloro che a sinistra sono arroccati su posizioni come “con il PD mai”. La paura di compromettersi ce l’hanno solo quelli che non hanno chiaro che cosa sono e chi rappresentano.
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Giordani però non aveva la lista Tosi a sostegno fin dal primo turno, diciamo
Tutto giusto, meno la conclusione. Lo slogan “con il Pd mai” è una rozza esibizione di mancanza di intelligenza politica, d’accordo. Però a Padova ha funzionato una sorta di terza via. La sinistra non si è alleata preventivamente col Pd; si è presentata autonomamente al primo turno e solo dopo ha negoziato l’apparentamento con un Pd che evidentemente, a sua volta, ha dismesso la solita boriosa pregiudiziale dell’autosufficienza e della vocazione maggioritaria. Si tratta di uno schema replicabile anche a livello nazionale a due condizioni: occorre una legge elettorale proporzionale ed è indispensabile una lista unitaria alla sinistra del Pd. L’alleanza, numeri permettendo, si può fare solo dopo negoziando un accordo politico-programmatico stringente. Insomma, anziché “mai più col Pd” la linea per me corretta è “mai più cambiali in bianco al Pd”. Altrimenti può succedere che anche col tuo voto ed anche in tuo nome realizzi punto per punto il programma che Berlusconi aveva trascurato di realizzare. Seccante no ? Luciano Belli Paci
Curioso. Tutti contro il PD di Renzi, ma Renzi fa il 70% dei consensi alle primarie x eleggere il leader… Cosa non mi torna? A SX manca coagulo, la forza di fare valere i propri valori, spesso disattesi dalla politica reale che si traduce in un PD senza identità. O con l’identità di un leader eletto ma non accettato. Boh… Chi ci capisce lo ammiro.