Partiti e politici
E’ Possibile
Diciamo le cose come stanno.
Ho creduto (e credo) in quello che ho e abbiamo fatto per il Referendum Possibile (come scrivevo qui, cliccate).
In tanti si sono lanciati nel dire che questa mancata riuscita del quorum è una sconfitta di Giuseppe Civati e dell’iniziativa referendaria.
Sì, d’accordo, non si è andati in Cassazione. Ma francamente da chi non solo non ha aderito alla campagna referendaria, ma -in alcuni casi- l’ha dichiaratamente avversata sperando che saltasse, è assolutamente inaccettabile tutta una serie di commenti di gaudio e sarcastici.
Primo perché una campagna politica ed una mobilitazione a livello nazionale sui temi, come scrive il mio amico Paolo della Ventura, sulle cose fatte non è stata aria fritta. Piuttosto, ricordiamoci che #Possibile ha solo tre mesi di vita, ma ha mobilitato migliaia di volontari in mille città d’Italia, per due mesi. Senza quasi informazione e raccogliendo centinaia di migliaia di firme in tutta Italia. Con il mancato sostegno di alcuni esponenti nazionali di Sinistra Ecologia Libertà (come scrivevo qui, cliccate) e dell’inaspettato Maurizio Landini.
Alla fine i risultati. Non si voterà per abrogare l’Italicum, le norme più odiose del Jobs Act né quelle sul preside manager della buona scuola. Sulle trivelle invece sì, visto che comunque le Regioni lo hanno alla fine promosso “autonomamente”.
Non è una sconfitta perché si è provato, dopo ormai dieci anni di non-voto, a far tornare a votare gli italiani su questi temi. Fallimento? No. Vorrei aspettare anche le cifre certe. Se non altro non siamo stati a parlare il solito politichese.
Ho visto persone interessarsi svegliarsi e schiudersi. E lo testimonia la speranza che ognuno ha lasciato sui quesiti.
Le partite si giocano fino in fondo.
Non è stata una scommessa a perdere, visto che le questioni, su tutti quei temi, restano appese. Per tutti.
Per il resto ho visto parlare le piazze, popolate con persone che credono in un’alternativa non solo possibile ma necessaria.
Desidero esserci. Sicuramente con maggiore forza e convinzione. Perché imparare dalle “sconfitte” è fantastico: perché ti fa assaporare la bellezza di una prossima vittoria. Che sarà vicina.
Note a margine. La cosa più triste della giornata sono gli ex compagni di viaggio di Civati, quelli che da ragazzi con lui sognavano di cambiare la sinistra, che oggi – accatastati nel potere renziano – tutti insieme festeggiano sui social per il fallimento dei referendum di Pippo.
Cioè, non è tanto un fatto politico, è proprio una tristezza umana, una miseria umana.
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