Partiti e politici
Cresce la sinistra radicale, ai danni del PD
La sua azione politica non pare ancora avere una specifica riconoscibilità, e soprattutto non riesce a darsi una logica ed una impronta unitaria, in grado di rappresentare le istanze comuni di chi è refrattario all’odierno Partito Democratico. Ciononostante (o forse proprio per questo?) la sinistra più radicale continua a crescere nelle dichiarazioni di voto degli italiani. Se sommiamo tutti i partiti, i movimenti, le ipotesi progressiste e neo-comuniste arriviamo molto vicini alla quota di un significativo 8% dei consensi, con una progressione ed un’accelerazione decisamente rilevanti.
Da quando è nato Articolo 1 ad oggi, quest’area è avanzata nel favore degli elettori di almeno 4 punti percentuali, raddoppiando di fatto le proprie precedenti performance (virtuali). Un dato da non sottovalutare, un segnale che a sinistra del Pd si sta formando un bacino di consensi di cui non si può più non tenere conto. Non pare una riedizione del raggruppamento di Ingroia delle scorse politiche (Rivoluzione Civile), che alla prova delle urne si rilevò molto più debole del previsto.
Si nutre di qualcosa di diverso, di qualcosa che giorno dopo giorno prende le sembianze di una radicale alternativa al Partito Democratico che, infatti, ne subisce le dirette conseguenze in termini di intenzioni di voto. La discesa del Pd di Renzi si fa sempre più marcata, ed il suo consenso reale nel paese alle prossime legislative, fra qualche mese, rischia di assomigliare a quello che fu già del Pd di Bersani, poco sopra il 25% dei voti.
L’incremento dell’area di sinistra si ciba in maniera sempre più netta da fuoriusciti dal Pd delle Europee: oltre il 10% di chi l’aveva votato nel 2014 è già passato nelle formazioni che compongono l’arcipelago alla sua sinistra, mentre lo stesso tasso di fedeltà del Pd si riduce a poco più del 50%. Numeri su cui riflettere, e molto. Perché indicano chiaramente che la strada intrapresa da Renzi, dopo la sua ri-elezione a segretario, non pare poter rinverdire i fasti delle ormai lontane europee.
Per il Pd, occorre operare un deciso cambio di marcia, costruendo un progetto per l’Italia futura, se vuole riconquistare la fiducia dell’elettorato e, soprattutto, del suo elettorato, non più disposto a seguire Renzi, per dirla alla Luca Ricolfi, nel suo atteggiamento un po’ antipatico. Se non addirittura, come dicono i suoi critici più accesi, un po’ troppo arrogante.
Ma è quest’area di sinistra che dovrà decidere – e velocemente – il proprio futuro, per poter diventare una forza decisiva alle prossime elezioni. Se non riesce a confluire in una proposta unitaria, simile all’ipotesi Pisapia, rischia di disperdere i propri consensi nei consueti cento rivoli che alla fine saranno solamente materiale elettorale sprecato, inutilizzabile. La mancanza di unitarietà, una storica matrice della sinistra italiana, ma anche europea, potrebbe rivelarsi alla fine esiziale anche in chi cerca di divenire un’alternativa reale al Pd renziano.
Lasciando spazio ad una formazione di centro-destra che pare, ogni giorno che passa, sempre più forte e agguerrita, ancor più dei 5 stelle.
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