Partiti e politici

Beppe Grillo lucra sul sangue di Capaci. Quando la vergogna si misura in click

24 Maggio 2016

Nel gergo della rete si chiama click-baiting ed è una pratica molto diffusa che consiste nel postare sui social network dei contenuti presentati con foto accattivanti e titoli spesso troncati con lo scopo di incuriosire l’utente, spesso senza fornire allo stesso alcuna informazione sul contenuto che andrà a leggere, oppure fornendogli solo piccole anticipazioni o inviti all’azione, sempre con l’obiettivo di ottenere l’apertura del link, la sua condivisione, il famigerato “like”.

Purtroppo è una tecnica da tempo utilizzata anche da molti giornali, che giocando sull’ambiguità spacciano il click-baiting come lecita variante dell’abilità del giornalista di saper titolare un pezzo e di saper scegliere un’immagine di apertura che ne invogli la lettura. A causa del click-baiting vi sarà capitato ormai migliaia di volte di veder scorrere sul vostro wall titoli come: “Guardate cosa è successo a questa ragazza…” o simili. Ma l’utilizzo massiccio della tecnica ha drasticamente abbassato la qualità dei contenuti diffusi in rete (ottenuto il click, bastano sei righe copiate e incollate a costo zero, un giornalista costa troppo) e ormai quotidianamente viene oltrepassato il limite della decenza, con link che in molti casi portano a non notizie o addirittura a banner pubblicitari. Ciò ha costretto Facebook a cambiare il suo algoritmo per penalizzare i siti “acchiappa click”.

Uno dei siti italiani più utilizza il click-baiting è il blog di Beppe Grillo, i cui guadagni – secondo una stima pubblicata da Repubblica nel 2014 – si attesterebbero su una cifra superiore ai 500mila euro l’anno, ma c’è chi ipotizza cifre assai più alte. Ogni volta che un utente naviga sul sacro blog, la “bibbia” degli adepti del comicoleader genovese, finisce quindi per finanziarlo, così come finisce per finanziare la Casaleggio Associati e le altre società della “galassia grillina” ogni qual volta apre un link di pagine come “Tze-Tze”, “La Fucina” e simili, veri e propri contenitori di bufale.

I post vengono lanciati sulla pagina ufficiale di Grillo, su quelle dei parlamentari più in vista e sui tanti gruppi satellite della comunità pentastellata. Scorrendo proprio sul diario del leader M5S, ci si imbatte nel festival del click-baiting leggendo titoli come: “+++ Ultim’ora, dramma in Italia: scatta l’allarme tumori. Ecco cosa sta succedendo a….” oppure “Untim’ora, annuncio ufficiale del Movimento5Stelle. Una notizia bellissima”. Per capire l’entità del piccolo “raggiro” basta aprire quest’ultimo articolo: la “notizia bellissima” in questione è la lista dei comuni dove si vota alle amministrative e i relativi candidati con presentazione.

Continuando a scorrere, ci si accorge che la maggioranza dei contenuti che vengono diffusi utilizzano la stessa pratica. Non male per chi non perde occasione per attaccare la stampa e i giornalisti, mettendoli addirittura alla gogna quando “osano” criticare il Movimento e il suo leader al grido di “chi ti paga?”, la frase più utilizzata dal grillino medio.

Uno dei punti più bassi della storia recente è stato toccato ieri, in occasione del ventiquattresimo anniversario della strage di Capaci. Sulla pagina ufficiale del leader è apparso un post che rimanda a un’intervista di Igor Gelarda a Giuseppe Costanza, autista di Giovanni Falcone sopravvissuto all’esplosione che il 23 maggio 1992 uccise il magistrato, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. L’intervista non racconta nulla di nuovo, perché Costanza negli anni aveva già detto tutto, da quel gesto della chiave sfilata dal cruscotto che probabilmente gli salvò la vita, al fatto che Falcone gli confidò che sarebbe di lì a poco diventato Procuratore Nazionale Antimafia. Ma il punto non è questo.

Sulla pagina di Grillo il post è riportato con questo titolo: “+++ Un boato pazzesco, l’esplosione e i morti. Una notizia drammatica per l’Italia” e una foto del tristemente celebre tratto dell’A29 distrutto dal tritolo di cosa nostra. Click-baiting sul sangue di Capaci, la squallida esca attira contatti confezionata anche in questo caso con lo scopo di far soldi in modo subdolo, magari giocando sull’ignoranza e sull’ingenuità di qualche navigante che non riconoscendo il luogo della foto avrà pensato a qualcosa accaduto in quelle ore. La cosa non è passata inosservata e ha scatenato pesanti critiche di esponenti di punta del PD, da Nicodemo a Orfini, ma persino qualche grillino ha fatto notare l’esagerazione. Forse per questo, dopo qualche ora, l’intervista è stata nuovamente postata con un titolo adeguato, collezionando ovviamente numeri assai inferiori sia sui like che sulle condivisioni, un rapporto di uno a dieci per intenderci.

Insomma. Che Beppe Grillo e la Casaleggio Associati utilizzino più e meglio di altri i soggetti deboli per le loro fortune economiche e politiche è ormai un fatto appurato. Intorno al Movimento 5 Stelle è stato creato un piccolo esercito (più piccolo di quanto si pensi, al netto dei profili fake) di invasati, che hanno la missione di “spammare” il verbo del “messia” confezionato sapientemente per attrarre quei click che diventano monetine in un grande salvadanaio di cui ancora oggi sappiamo poco, alla faccia della trasparenza, della libertà di stampa, del “chi ti paga”.

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