Musica

10 libri sul jazz e la musica da portare in vacanza

30 Giugno 2015

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“So What? Vita di Miles Davis” di John Szwed (Il Saggiatore, 35€)

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Oh no! Un altro libro su Miles!

Il primo istinto è di reagire così, ma poi ci si ricrede facilmente.

Szwed (autore anche della fondamentale biografia di Sun Ra tradotta in Italia da Minimum Fax) è infatti autore sempre interessante e questo libro su Davis – uscito originariamente nel 2003 – si muove in modo sempre bilanciato tra gli aspetti biografici e quelli più strettamente musicali, evitando facili mitizzazioni per riflettere piuttosto in modo più ampio sull’incredibile percorso del trombettista, sul fondamentale apporto dei diversi musicisti geniali di cui si è circondato nei decenni.

Dai, per fortuna un altro libro su Miles!

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“Improvviso singolare – Un secolo di jazz” di Claudio Sessa (Il Saggiatore, 27€)

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Dopo (e in stretta connessione con) l’intrigante lavoro sui “contemporanei” di qualche anno fa (sempre per Il Saggiatore), il critico e docente Claudio Sessa affronta in questo denso lavoro l’intera storia del jazz a partire da una prospettiva che si muove per connessioni multiple e che riesce, ricorrendo a moltissimi esempi musicali che invitano alla curiosità e al riascolto, a fornire di un secolo così complesso un quadro ricco di prospettive di approccio.

In anni in cui la storica “carenza” di storie del jazz aggiornate nelle librerie è stata colmata in modo massiccio (Shypton, Zenni, Gioia gli autori cui ci riferiamo), il libro di Sessa ha il vantaggio di rielaborare temi e forme con la finezza argomentativa che gli si conosce da anni, aggiungendo così un ulteriore, prezioso, sguardo sull’intensa vicenda di questa musica centenaria.

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“Africa In Stereo – Modernism, Music and Pan-African Solidarity” di Tsitsi Ella Jaji (Oxford University Press, 24€)

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Non tradotto (ancora) in italiano, ma decisamente da leggere è questo splendido saggio della studiosa Tsitsi Ella Jaji che, attraverso un’interessante prospettiva “di ritorno”, esamina il ruolo della musica africano-americana nell’immaginario panafricanista.

In un avvincente dialogo tra le due sponde dell’Atlantico, il libro si muove riccamente tra musica, letteratura e cinema e allaccia fili coloratissimi tra il Sudafrica, l’Africa occidentale e gli Stati Uniti e sarà forse anche una sorpresa per chi – in base alla vulgata più banale – continua a credere che la musica nera americana sia un esito un po’ meccanico  di quella africana.

Attraverso il concetto di “stereomodernismo”, l’autrice si muove nei decenni, dall’uso della trascrizione musicale come strumento per i diritti dei neri nel Sudafrica dei primi del Novecento arrivando Senghor, passando per il famoso Festival Pan-Africano delle Arti o il ruolo del famoso concerto “Soul To Soul” in Ghana nel 1971. Imperdibile per tutti gli appassionati di musica e cultura black.

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“Keith Jarrett – Un ritratto” di Roberto Masotti (Arcana, 35€)

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Se c’è un jazzista la cui “immagine” (sia che lo sia ami sia che non lo si sopporti) ha una forte rilevanza nell’immaginario jazz contemporaneo, questo è certamente il pianista Keith Jarrett, l’uomo delle bizze e delle meraviglie, delle estasi alla tastiera e della brusca inadeguatezza.

Chi meglio di Roberto Masotti, fotografo dal segno e dalla sensibilità inconfondibili, poteva raccogliere tutto questo? Non solo per la indiscussa qualità, ma anche per la vicinanza che, dal 1969 al 2011, gli ha permesso di vivere – complice la ECM – molti momenti cruciali nella storia di Jarrett.
Da solo o insieme a molti straordinari compagni di viaggio, come Peacock, Haden, Garbarek o De Johnette, Jarrett è colto da Masotti in momenti suonati  e non e ci viene restituito in tutta la sua emozionante, anche quando irritante o irritata, umanità.

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“After Django – Making Jazz in Postwar France” di Tom Perchard

(University Of Michigan Press, 37€)

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Nuovo libro anche per Tom Perchard, cui si deve un buon libro su Lee Morgan, sfortunatamente tradotto in modo approssimativo in Italia.
Leggiamocelo allora direttamente in inglese questo nuovo saggio dedicato alla ricezione del jazz in Francia tra il 1945 e il 1985.

Lavorando sia sul fronte della riflessione critica (da Panassié a Delaunay, attraversando anche l’ambito filosofico) che su quello prettamente musicale, dedicando alcune intense pagine a jazzmen come Barney Wilen, Martial Solal etc., Perchard offre un interessante contributo alla comprensione di come tra jazz e Francia ci sia sempre stata una affinità speciale.

Il jazz dentro la storia e la cultura.

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“La critica musicale” di Federico Capitoni (Carocci Editore, 12€)

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A chi interessa davvero la critica musicale?

È una domanda che nella sua semplicità, rischia di non trovare facili risposte.

Certamente non ne trova di comode o di particolarmente rassicuranti.

Specialmente in un paese come in nostro, in una riflessione seria sull’argomento è del tutto minoritaria, se non assente.

“In Italia non esiste un libro sulla critica musicale” ci ricorda Federico Capitoni nell’introduzione di questo agile volume che ha il merito certamente di colmare questa lacuna.

Il libro fa parte delle Bussole dell’editore Carocci, collana orientata alla più ampia informazione. In un centinaio di pagine Capitoni sintetizza con una certa chiarezza il percorso storico della critica musicale (da Schumann ai blog, per intenderci) e fornisce una serie di strumenti base per capire di che cosa ci occupiamo noi che facciamo questo lavoro.

Senza perdere di vista il filo della questione, l’autore offre al lettore anche molti elementi che sono alla base dell’attuale “crisi” della critica, ma nel tirare le somme (proponendo una sorta di “artisticità” dell’azione critica) rischia da un lato (in questo il formato breve non aiuta) di non tenere conto dell’articolato analogo dibattito che si è sviluppato negli ultimi anni in seno agli ambiti della critica d’arte o letteraria e dall’altro del fatto che la “reinvenzione” dovrà probabilmente passare attraverso processi ancora più radicali e traumatici.

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“Gusto” di Giorgio Agamben (Quodlibet, 10€)

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Ideale complemento al libro di cui sopra è certamente questo saggio di Giorgio Agamben sul concetto di “gusto” in genere. Originariamente pubblicato nell’Enciclopedia Einaudi, questo contributo, come spesso accade nel pensiero del filosofo, pone il concetto di gusto in una stimolante posizione problematica e irriducibile, quella in cui appare come “il sapere che non si sa e il piacere che non si gode”.

Verità e bellezza destinate a non incontrarsi mai? A non ricomporsi mai? Leggetevi questo libro, magari anche sotto l’ombrellone. Ne si esce decisamente arricchiti e magari si evita di dire un po’ scioccamente che cosa è bello e cosa è brutto alla prossima mostra o al prossimo concerto!

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“Conoscere e suonare il jazz” di Graham Collier (Ghibli, 15€)

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Torna disponibile (era stato pubblicato una prima volta in Italia da Tranchida) questo libro scritto dal contrabbassista e bandleader inglese Graham Collier, una sorta di manualetto ad (inevitabilmente) alto tasso di lacune, ma a buona scorrevolezza che si offre come strumento didattico.

Dopo una prima parte che affronta le biografie di alcuni grandi del jazz, da Armstrong a Ornette Coleman, il musicista affronta alcuni temi con grande spirito pratico, raccontandosi nella sua genuina capacità di relazione con la musica.

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“It’s Been Beautiful: Soul! and Black Power Television ” di Gayle Wald (Duke University Press, 24,95$)

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Altro libro da leggere – per ora – in lingua originale, ma che merita decisamente lo sforzo: questo della studiosa Gayle Wald racconta la storia del programma televisivo “Soul!”, che dal 1968 al 1973 presentava – indirizzandosi in primis a un pubblico africano-americano – musica, letteratura, poesia e politica nera.

Ideato e condotto da una figura emblematica come quella di Ellis Haizlip, il programma ospitò jazzisti e musicisti soul, da Max Roach a Al Green, poetesse come Nikki Giovanni, scrittori e attivisti come Amiri Baraka o James Baldwin, futuri premi Nobel come Toni Morrison.

La Wald fa rivivere nelle sue pagine quegli anni e l’importanza della trasmissione nel costruire un immaginario nero che si snoda senza gerarchie attraverso tutte le discipline artistiche. Splendido.

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“Topless Cellist: The Improbable Life of Charlotte Moorman” di  Joan Rothfuss (MIT Press, 36€)

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Chiudiamo la nostra decina con un altro libro che viene dagli States e che racconta l’incredibile (oltre che improbabile) vita della violoncellista Charlotte Moorman.

Ne abbiamo accennato anche nel nostro articolo in cui la paragonavamo (absit iniuria verbis) a Laura Antonelli. Si tratta di una figura davvero fantastica sotto molti punti di vista, un’artista che ha vissuto da protagonista gli anni più ribollenti dell’avanguardia della Grande Mela, tra Cage, Nam June Paik, Yoko Ono, gli arresti per oltraggio al pudore, la direzione del seminale Annual Avant Garde Festival of New York.

Per giungere alla morte prematura, dovuta a un tumore al seno vissuto e esibito come una performance.

Ricco di foto e di dettagli, il libro è al tempo stesso un ottimo saggio su quegli anni e una appassionante biografia!

 

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L’immagine di copertina è di Ryo Takemasa 

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