Milano
Cappato. Censura dai giornali, riscossa sul Web
“Niente in democrazia è più importante di un elettorato ben informato.”
(MacKenzie McHale, Newsroom)
“36 giorni, zero interviste sul Corriere della Sera mentre su la Repubblica le interviste sono state: zero. E zero secondi sulle TV Nazionali”. In dettaglio: “zero secondi su Rai nazionale mentre su Mediaset i secondi dedicati ai Radicali ed al candidato Sindaco a Milano Marco Cappato sono stati: zero.” Cappato si chiede come mai. Perché i lettori di Corriere e Repubblica non debbano essere informati – solo informati – del fatto che alle prossime amministrative (a Milano e Roma) ci sono pure i Radicali. Mistero. #Seciconoscicivoti twitta Cappato, e forse ha pure ragione. Ma i giornali milanesi di Cappato non si accorgono.
Di Cappato parlano però i giornali online. E Cappato parla (a chi vuole sentirlo) su Facebook #senzafiltri, come piace ai Radicali. Fa le dirette dal gazebo in Largo La Foppa; fa il video davanti allo studio televisivo milanese dove si tiene il confronto tra candidati sindaco, un venerdì sera all’ora di cena. In diretta Facebook pure il Cappato che canta Vasco all’aperitivo elettorale con un parterre bizzarro – frikkettoni coi piedi zozzi e avvocati incravattati. Sostengono Cappato per motivi diversi – perché è liberale o perché è ecologista; perché è di sinistra o perché è di destra. Lo sostengono alla fine perché Cappato è Radicale, cioè “tutta un’altra storia”.
Questa altra storia – dice Barbara Bonvicini dell’Associazione radicale milanese Enzo Tortora, candidata anche lei in lista con Cappato – è che “a queste elezioni bisogna metterci la faccia e dire con orgoglio: io voto radicale”. E in effetti sembra che per i Radicali milanesi la faccia qualcuno ce la stia già mettendo. Ce l’hanno messa, per dire, due ex grillini fuoriusciti, Luis Orellana e Mara Mucci, parlamentari non milanesi oggi indipendenti, che hanno accettato di candidarsi simbolicamente con Cappato, in fondo alla lista, per testimoniare apprezzamento per la storia, il metodo e gli obiettivi radicali. E poi perché con i Radicali, questi ex grillini, condividono già la battaglia per il referendum costituzionale per parti separate – un’iniziativa lanciata appunto dai Radicali.
Al gazebo di Cappato sono passati a firmare Oscar Giannino – che ha fatto anche un video per farlo sapere; Alessandro De Nicola – che ha notificato la cosa con un tweet; Alberto Mingardi, il direttore dell’Istituto Bruno Leoni, centro nevralgico del pensare liberale – che l’autrice ha intercettato (fotografato e twittato) al gazebo, in flagranza di sottoscrizione. Una certa parte del mondo liberale, quella diciamo riflessiva, simpatizza – sebbene questo non voglia dire necessariamente anche che voti – per i Radicali, che poi sono gli unici a Milano che parlano di dismettere patrimonio pubblico e col ricavato farci social housing a tasse zero (una cosa di destra o di sinistra: boh).
L’altra storia dei Radicali è che la gente li conosce, li apprezza, si fida. E se in tanti hanno accettato di firmare per la presentazione delle liste anche dichiarando di votare per altri, vuol dire che è il mezzo secolo di storia politica radicale che si ritrova nel bilancio degli ultimi cinque anni a Milano, con Marco Cappato in Consiglio comunale e vincitore della battaglia sui referendum consultivi e vincolanti, e Lorenzo Lipparini trionfatore politico e giudiziario sull’ex re di Milano, Formigoni.
Ed è storia radicale anche a Roma, dove Riccardo Magi, pure lui come Cappato consigliere uscente e pure lui come Cappato apprezzato per le cose fatte (non declamate) negli ultimi anni per la città, resta il candidato Radicale, cioè il diverso, più che uno di quelli che a caso sostiene Giachetti ma che non sai spiegarti proprio perché.
Le elezioni non si fanno su Facebook ma su Facebook si può trovare un sacco di gente, far sapere le cose e lo si può fare anche con ironia. Alessandro Capriccioli (detto “Metilparaben”), segretario di Radicali Roma fa una rassegna ormai quotidiana di Arfio, ma che stai a di’? e Giorgia, ma che stai a di’? E Virginia, ecc ecc, che non lascia spazio al dubbio sulla differenza tra supercazzola elettorale e argomento fondato. La Raggi, per dire, propone la geniale idea della app per i biglietti dell’autobus, Capriccioli fa il video tutorial della app – esistente e funzionante da anni – con cui i romani fanno già quello che Raggi propone loro per il futuro. Marchini va in tv a dire fregnacce sui danni della cannabis, il radicale gli fa il post ironico che ricorda l’importanza di sapere di che si parla, specie quando poi si va a parlare in Tv.
Si possono dire un sacco di cose radicali su Facebook, ché tanto i giornali non le diranno mai. Dunque ci dispiace per i lettori di Corriere e Repubblica – che se vogliono però farsi un’idea dell’offerta politica nella loro città possono sempre allargare i propri orizzonti online. Ci dispiace in generale per l’informazione, che si arrivi addirittura ad oscurare notizie per non-informare l’elettorato – ma sì, lo sappiamo, non siamo in Newsroom.
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