Ambiente
Un’estate in Darsena? Affollata di strutture temporanee
Dopo tanti mesi dall’avvio di questa nuova piattaforma, inauguro la mia collaborazione con Gli Stati Generali rispondendo volentieri all’invito della redazione che mi chiede un commento sulla Darsena rinnovata a Milano. In argomento ero già entrato ai tempi di Paesaggi dello Stivale, il mio blog su Linkiesta, quando l’amministrazione aveva dato mandato ad Amsa di “ripulire” il grande invaso da un piccolo miracolo, un’oasi di biodiversità spuntata dall’incuria e dall’abbandono di anni: un “giardino” naturale in città, una lunga e stretta lingua di terra di riporto colonizzata da diverse specie animali e vegetali. Non mi ripeterò qui, anche se il link all’articolo su Linkiesta non sembra più funzionare…
L’immagine della Darsena oggi commuove tutti, inevitabilmente: l’acqua è tornata a riempire il grande “vuoto urbano” per anni abbandonato ad incerto destino. Condito dalla solita retorica storico-passatista tutta italiana, sarebbe così risorto dal nulla lo “storico porto di Milano”, alla cui nuova configurazione, persa ormai la funzione originaria, dobbiamo guardare nella sua chiave contemporanea di grande spazio pubblico per Milano.
Un po’ fa strano, a quanto mi dicono, che il grande bacino abbia solo una profondità che non raggiunge il metro e mezzo; permetterà anche una certa navigabilità, e tuttavia più che a un porto fa pensare a una grande vasca di fitodepurazione… – magari! C’è da augurarsi che a qualche pazzerello esasperato dal caldo infernale di questi giorni non venga in mente di farsi un tuffo. E che non sia ancora successo, a pensarci bene, è davvero curioso. Sarà per le acque cristalline?
Invece sull’acqua o quasi non si può che constatare il prolificare rapidissimo di oggetti galleggianti di svariata natura che affollano la banchina e non solo. L’insediamento pressoché immediato di usi e esercizi tutti funzionali ad accelerare una certa vocazione all’intrattenimento propria di questa parte della città, forse non è quello che gli abitanti dello storico quartiere dei Navigli si sarebbero augurati. La mia amica di passeggiata notturna, infatti, ci tiene a dirmi – per rassicurarmi – che di giorno è tutta un’altra cosa. Cosa se ne dovrebbe dedurre?
Fra tutti i dispositivi pronto-effetto, la cosa sorprendente è quel cubo di led accecanti di otto metri per lato che primeggia su tutto, oggetto multimediale per eccellenza, a quanto pare benedetto dalla Soprintendenza, che spara ininterrottamente immagini – immagino – di natura squisitamente commerciale. Sarà galleggiante? Per non annoiarvi, non mi dilungo sulle mie considerazioni del tutto personali sulla sua opportunità, mi chiedo soltanto per il bene comune: quando ce ne libereremo? Lo smaltimento delle strutture cosiddette temporanee meriterebbe un assessorato nella prossima amministrazione! Da approfondire con Navigli Lombardi, per quanto possibile…
Gli architetti sono una categoria infrequentabile – è risaputo – non fanno che lamentarsi e piangersi addosso, compreso il sottoscritto. Così a quanto pare questa Darsena lastricata di mattoncini rossi a pavimento e sui muri alti e spessi ai più non piace. Sarà la memoria pre-AUTOCAD delle tante rigature a mano, a china, poi ripassate a pantone arancione, di salda formazione accademica milanese? Certo non è immediato apprezzare tutte queste nuove strutture nate dal nulla, che invece di contenere e ritagliare lo spazio, si elevano e sembrano ingabbiarlo, irrigidirlo, occludendo le viste trasversali e diagonali, giustificate – diranno – da questioni di quote e isolamento dal traffico veicolare.
Da paesaggista raté, confesso che la cosa che più mi sorprende del progetto realizzato è la penuria di sedute e alberature, strutture ombreggianti, i più normali sistemi mirati al comfort ambientale, considerato anche il clima torrido a Milano d’estate. Pur vero che la gente in questi casi finisce per arrangiarsi, e difatti i più se ne stanno stravaccati per terra ogni dove o, appunto, si accalcano nei vari baretti, ognuno con il suo sound particolare (…). Certamente l’oggetto più intrigante, da questo punto di vista, è la sinuosa panchina Lungomare, disegnata dallo studio spagnolo EMBT per il Parc de Diagonal-Mar a Barcellona, forse l’unico caso di sponsorizzazione con buoni esiti anche sul piano estetico… diciamo così.
E certo non potevano mancare le opere d’arte – si fa per dire – del genere giocoso, colorato, plasticoso e eventualmente riciclabile (…), e allora ecco la Darsena popolata dai giga-animali, lumaconi e uccelli, del tutto sintetici del gruppo di artisti Cracking Art, una riflessione “tra naturale e artificiale”. Da una intervista in video agli autori scopriamo che a un certo punto verrano triturati per reincarnarsi in nuova arte plastica. Purché non tornino qui troppo presto.
Che dire delle “nuove architetture”: il mercato, la pescheria, lo spazio eventi? Troppo difficile elaborare pensieri scanzonati, in tono con questa estate affaticata dal caldo… preferiamo chiudere invece con una bella veduta che forse un po’ restituisce della bellezza mozzafiato di questo spazio per sua natura eccezionale, lasciandoci tutti quei mattoni alle spalle.
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