Milano
Sala in agguato, il Pd agitato: sotto le stelle di Expo inizia il dopo-Pisapia
A Milano la temperatura torna ad alzarsi. Arriva l’estate, certo, e con essa si avvicina anche il momento delle “scelte irrevocabili” per il futuro politico e amministrativo della città in vista del dopo-Pisapia che è ormai alle porte. Expo galleggia anche se l’euforia ottimistica dei primi giorni lascia il posto, giorno dopo giorno, al ritratto di un non-insuccesso: il che, date le premesse e le paure, è già più di qualcosa. Il dopo-Expo, cosa fare su quell’enorme area, resta però un altrettanto interrogativo da sciogliere presto e che, anzi, avrebbe dovuto essere sciolto prima ancora che Expo iniziasse. Ritardi, scandali e difficoltà ci hanno portato fin qua: con l’Expo in corso nato con l’acqua alla gola e con il dopo ancora tutto da capire.
È in questo quadro di aspettative interessi e progetti che vanno collocati e letti i sommovimenti di queste settimane. Già, perché di tempo ancora ce n’è, ma in fondo comincia a stringere e il suo passare diventa tanto più evidente se, in modo diretto o in diretto, i nomi che da tempo girano per il futuro di Milano iniziano a muoversi o rendono più esplicite le loro mosse. La settimana in corso, infatti, è iniziata con una lunga intervista a Repubblica di Beppe Sala, l’ad di Expo. Lunga e intima come non era mai successo prima. Un’intervista rilasciata Carlo Verdelli (ex direttore della Gazzetta dello Sport e in lizza per diventare direttore del Corriere della Sera prima che arrivasse il veto di Diego Della Valle per vecchie ruggine legate alla Fiorentina) in cui Sala si lascia interrogare anche su questioni privatissime. I suoi tre matrimoni, il linfoma diagnosticato curato e guarito anni fa, il suo essere “cattolico convinto”. Infine, il suo essere papabile per una candidatura a sindaco, risolto con un morbido: “Deciderò più avanti”. Che è come dire: fate i conti con l’oste, per stare in tema di nutrizione del pianeta, e sappiate che io posso decidere di esserci.
Col centrosinistra cui da sempre Sala dice culturalmente di appartenere? Certo. Ma anche con un centro moderato e riformista che raccolga i cocci di un centrodestra che non c’è più, potenzialmente. Capitalizzando il non-insuccesso che brilla come un trionfo dopo mesi di disfattismo, sfruttando i favori di un clima complessivo che – salvo poche eccezioni – non sembra più aver voglia di spaccare il capello in quattro, di indagare davvero sui numeri degli accessi e quindi dei ricavi di Expo, e mettendo a reddito politico una popolarità davvero grande, di quelle che portano essere fermati per strada da ragazzini e signore che, agitando uno smartphone, chiedono di fare un selfie insieme a lui. “Io non so se voglio fare il sindaco o se sono in grado, di sicuro non voglio pensarci adesso”, dice Sala a Verdelli. I no, vale la pena di essere chiari, sono un’altra cosa.
Non è un caso che l’intervista arrivi adesso, di sicuro non necessitata dalla gestione di Expo e anzi, di fatto, lontana da Expo e molto più vicina al ritratto del suo zar. È in questi giorni, peraltro, che in casa Pd si stanno muovendo le acque in vista della fine del prossimo armistizio. Il patto che i democratici milanesi hanno più o meno ufficialmente siglato, infatti, prevedeva una moratoria e un congelamento di ogni ostilità fino a fine giugno. Per dare tempo a Expo di radicarsi e per non arrivare sfiancati e dilaniati all’autunno. Per non partire troppo lunghi, diremmo, se fossimo in una tappa del giro d’Italia e in prossimità dell’arrivo. Vuol dire che da luglio riparte la discussione. Se le primarie per il momento non sono in discussione, si discute su quando farle – novembre 2015 o primi mesi del 2016? col voto del solo Comune o, come vuole una scuola suggestiva ma decisamente minoritaria, dell’intera area metropolitana? – e con quale schema. Il primo a rompere gli indugi dovrebbe essere ufficialmente l’assessore al Welfare della giunta Pisapia, Pierfrancesco Majorino, che per il 9 luglio ha annunciato un’iniziativa per ragionare su Milano e sul 2016, ricalcando lo schema che fu di Pisapia. Se non è una pre-candidatura, poco ci manca. Partire prima degli altri, obbligare tutti a inseguire, insomma dettare i tempi della contesa prendendo un pezzo importante di elettorato Pd, il mondo delle associazioni del terzo settore, del volontariato, degli attivisti per i diritti civili. Cercando insomma di partire da lontano per essere pronto a contenere eventuali falle a sinistra, dove non è certo esclusa una candidatura identitaria, e coagulando attorno a sé tutti i segmenti sensibili a un nome di non stretta osservanza renziana, civitiani (ex) democratici compresi.
Nella pancia del Pd renziano, invece, le ipotesi sono le solite. Emanuele Fiano sembra aver un po’ rallentato la presa su Milano, forse per evitare di arrivare logorato al momento giusto, ma non è ancora fuori dal gioco. Pierfrancesco Maran, assessore alla Mobilità, non sembra intenzionato a buttarsi nella mischia, anche se per molti renziani di stretta osservanza sarebbe il candidato giusto. In calo, invece, sembrano le quotazioni di Lia Quartapelle. In un’area di mezzo tra società civile e politica democratica starebbe invece il nome di Umberto Ambrosoli, che gode di buona notorietà in città ma sul quale – sembra – pesa la freddezza di Giuliano Pisapia.
Tra l’estate e l’autunno, molti nodi si scioglieranno. Dipende da come va Expo, certo, e dipende da quanto Renzi deciderà di spendersi su questa partita, utilizzando il tavolo di Milano per uscire dalle croniche difficoltà di controllo e reputazione che il suo Pd sembra soffrire (si vedano le regionali di domenica) quando ci si allontana dai palazzi romani. Intanto, però, ci sono davanti diversi mesi di giunta Pisapia. Oltre all’ordinaria amministrazione e all’indubbia voglia di essere in campo in qualche modo sul futuro, sul tavolo dell’avvocato pesano alcuni dossier caldi. Il primo, il più importante, si apre nei prossimi mesi, e riguarda il rinnovo delle nomine della Cariplo: al Comune di Milano spetta l’indicazione di tre terne di candidati all’interno delle quali vengono scelti tre membri della Commissione centrale di beneficienza della fondazione.
Sarà l’ultimo atto importante della giunta di Pisapia, decisivo anche rispetto alla partita che si aprirà la prossima primavera intorno al vertice della Cariplo, visto che Giuseppe Guzzetti non potrà essere riconfermato avendo raggiunto il limite dei due mandati. E sempre nel 2016 verrà rinnovato il cda della Cassa depositi e prestiti, di cui finora la Cariplo è stata l’azionista privato più ascoltato. Pisapia potrà usare quello spazio e quella leva coinvolgendo il candidato sindaco di domani, oppure decidendo per conto suo. Inutile dire quale delle due vie piaccia di più al Pd milanese.
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