Milano
Prima regola: mai dare ai cittadini il potere di nulla. Ne approfitteranno
C’è una buona regola nelle amministrazioni comunali: mai dare ai cittadini il governo di nulla, neppure la gestione bagatellare (e apparentemente innocua) di pezzetti di muro, perchè se ne riterranno in qualche modo titolari sino al punto da considerarsi i berretti verdi del bene pubblico, sbianchettando allegramente tag e cultura, perchè eguali nella furia iconoclasta della pulitura purchessia. Nel caso in questione, il murales di Pao, andranno comunque stabilite delle responsabilità e non c’è dubbio che le scuse postume e sgarrupate dell’assessore Maran mettono tutto il peso in carico al municipio e il poco che resta agli esecutori vagamente catatonici di Retake, che non hanno sentito ragioni in virtù di regolare mandato (all’igiene).
Si dirà: ma perchè criticare l’impegno dal basso sino a immaginare chissà quali pericoli per il bene comune? Perché il potere, anche quello con la p minuscola di un muretto da scrostare, ha sempre il suono acido del piedistallo dal quale solerti interpreti di un mandato “in nome e per conto di” credono così di poter evitare l’intermediazione con la cittadinanza, che magari in quel caso avrebbe anche qualcosa da dire (eccepire). Una sorta di disintermediazione, parola che entrata nel tessuto comune soprattutto grazie a Renzi, che consentirebbe di ridurre la filiera del “dibattito”, sul piano ideale un’idea non così sciocca, soprattutto quando i professionisti del dibattito la vogliono tirare alla lunga per non concludere nulla. Ma nel caso di Pao, i cittadini cercavano semplicemente di trasferire il sentimento di appartenenza a quel luogo, attraverso le esperienze dei propri bambini che, ricordiamolo sempre, sono molto legati alle “abitudini”, alle visioni abitudinarie (qui soccorerebbe uno psichiatra infantile).
Si può anche dire, neppure in modo provocatorio, che quella pattuglia di infami black bloc dell’altro giorno, ha decisamente spostato gli equilibri. Perché in un certo senso ha restituito ai cittadini l’orgoglio di scendere per le vie della città in maniera totalmente autonoma e dunque disorganizzata e disarticolata, ma proprio per questo ancora più potenti perchè non investiti di chissà quale missione “salvifica” affidatagli da un potere esterno (che fosse la giunta, il sindaco, un assessore, il presidente della Repubblica). Tanto che i milanesi si sono sorpresi dell’ampiezza veramente suggestiva di quella “discesa” in piazza, che nessuno nelle ore precedenti avrebbe mai potuto immaginare in quei termini numerici.
Ecco la forza simbolica ed evocativa di un’operazione dal basso totalmente condivisa, a cui nessuno è riuscito a mettere un grammo di polemica o di malizia. Nessuno in quel momento poteva esibire un potere, se non quello collettivo d’essere cittadinanza orgogliosa al servizio del proprio bene. Farsi del bene, lo diciamo spesso in via egoistica, cosa c’è di meglio che immaginarlo per una larga fetta di persone?
La differenza con l'”operazione pulizia” dell’altro giorno a via Cesariano era esattamente questa, i pulitori – forti di un mandato comunale – hanno creduto anche correttamente d’essere nel giusto, si sono sentito gli angeli della città, magari anche un po’ sterminatori quando di fronte al simbolo di un divertimento condiviso, il murales di Pao, non hanno sentito ragioni anche di fronte alle legittime perplessità dei cittadini del quartiere. Ma anche in questo caso: Retake credeva d’essere il Potere in quel momento, mentre aveva soltanto il potere (minuscolo) di esecuzione. E gli esecutori, lo sappiamo bene, non tollerano mediazioni (neppure quelle che potrebbero essere culturali) perchè debbono portare a termine il loro compito.
Ecco perchè ai cittadini, intesi come organizzazioni o associazioni, non va mai dato in mano il bene pubblico. Perché lo potranno interpretare solo con il regolamento, con i commi, con l’esattezza di un mandato pubblico. Non potranno mediare, non potranno, in certi casi, ragionare, non potranno fermarsi un attimo e magari porsi la domanda: che facciamo, sbianchettiamo lo stesso?
Ps. Detto questo, la sincera stupefazione di Pao mostra come non fosse per niente programmato un suo successivo intervento. Per cui la cappellata resta e a doppia firma: comune+Retake.
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