Milano
Il primo confronto Majorino-Sala
Dal primo faccia a faccia, venerdì scorso al cinema Anteo di Milano, sono emerse due differenti personalità politiche: il Majorino più politico, più sociale, che dice le cose in poesia (i problemi si risolvono partendo dai valori) e quindi più astratto nella dialettica, che pensa a una Milano plurale. In opposizione al Sala più manageriale, più pragmatico, che dice le cose in prosa (i problemi si gestiscono tramite piani di azione, non tramite programmi elettorali) e che pensa a Milano come la città delle opportunità.
Nel confronto pubblico, Majorino si è presentato come l’uomo di sinistra attento alle periferie e ai quartieri, come il candidato della continuità, come colui che può vantare una maggiore esperienza amministrativa, rivendicando altresì il merito di aver ottenuto lui che si effettuassero delle primarie che, ad un certo punto, parevano quasi superate dalla scelta di Renzi. Di contro, Sala si è presentato con lo stile del milanese sobrio e dell’“uomo del fare”, che si è già occupato di Milano negli ultimi anni (con l’esperienza di Expo) e che può contare sul sostegno della maggioranza degli assessori uscenti della giunta Pisapia. Pur riconoscendo i meriti del lavoro svolto (tanto da definire Giuliano Pisapia come «il miglior sindaco d’Italia»), Sala immagina cose nuove, a partire dalla riforma della macchina amministrativa e dalla mobilità, senza però l’allargaramento dell’area C, al contrario di quanto sosteneva Majorino.
Un’altra importante differenziazione è poi apparsa nitidamente in questo primo dibattito pubblico: mentre l’assessore uscente alle Politiche Sociali si sta giocando tutte le sue carte in queste primarie, lo sguardo del manager di Expo va già oltre, provando a parlare all’elettorato milanese nel suo complesso. D’altronde, Sala è il front runner, ovvero il candidato più accreditato per la vittoria di questa competizione, ed è quindi comprensibile che intenda gestire questo vantaggio. Majorino gioca più d’attacco perché è percepito, al pari di Francesca Balzani, come lo sfidante, il challenger di Sala.
Questa dinamica è emersa chiara in occasione della delicata domanda sui rapporti da tenere con Comunione e Liberazione: Majorino ha sferrato decisi attacchi all’ala politica del movimento cattolico, mentre Sala che è apparso più sulla difensiva, pienamente consapevole che il sostegno di settori di CL potrebbe rivelarsi cruciale per le elezioni comunali. Tuttavia, Sala ha voluto precisare che non accetterà il supporto di chi si è opposto alla giunta Pisapia negli ultimi 5 anni, chiudendo la porta all’Ncd, ma aprendo al civismo e proponendo Ferruccio De Bortoli, che peraltro ha immediatamente declinato, ad assessore alla Cultura.
L’aver proposto proprio De Bortoli (quest’ultimo particolarmente critico nei confronti del governo Renzi) potrebbe essere letto come una mossa strategica di Sala per rivendicare una ampia autonomia decisionale rispetto alla segreteria nazionale del Pd, sebbene sia considerato come il candidato renziano per antonomasia.
Subito dopo il dibattito, il manager di Expo ha poi paventato un “pericolo” di inquinamento nelle prossime primarie comunali di centro-sinistra: ci potrebbe essere, secondo Sala, una significativa partecipazione di elettori di centro-destra, allo scopo di far perdere il candidato di centro-sinistra che ritengono più electable, favorendo un candidato più debole, convinti di poterlo poi battere alle elezioni comunali. E’ la cosiddetta “Operation Chaos” del lessico della politica americana. Tuttavia, gli studiosi di Candidate and Leader Selection (uno standing group della Società Italiana di Scienza Politica) non hanno mai riscontrato in Italia solide evidenze empiriche al riguardo. Esaminando i dati degli exit poll di passate primarie del centro-sinistra, assolutamente marginali e inconsistenti risultano infatti essere le percentuali di votanti che si collocano nelle posizioni di destra e/o di centro-destra.
A prescindere da questi improbabili rischi, una domanda viene spontanea all’indomani di questo primo confronto pubblico: chi ha vinto? Nessuno. E’ stato un sostanziale pareggio. Impiegando il gergo calcistico, si potrebbe dire che Majorino ha giocato d’attacco senza però mai andare a segno. Di contro, Sala ha optato per un maggiore possesso palla senza però stare sulla difensiva. Ma un chiaro vincitore in realtà c’è, ed è il cosiddetto “popolo delle primarie”, accorso in massa all’appuntamento, con lunghe file e centinaia di persone impossibilitate ad entrare, come accadrà anche il giorno successivo per la Balzani. I milanesi sembrano ormai voler assaporare in ogni occasione la bellezza della coda, la voglia di partecipare in massa agli eventi più rilevanti.
Ci auguriamo infine che i candidati, nei prossimi dibattiti, prendano spunto dal motto che coniò Mario Cuomo nel corso di un discorso alla Yale University nel lontano febbraio 1985: «facciamo le campagne elettorali in poesia, ma governiamo in prosa». Majorino dovrebbe parlare meno astrattamente e più con la prosa delle cose che intende realizzare. Al contrario, Sala dovrebbe parlare di più con la poesia, perché non basta fare l’elenco delle cose da fare. È con la poesia che si conquista il cuore dell’elettorato, senza per questo cedere alla demagogia e al populismo.
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