Milano
A Porta Nuova non c’è più il cartello ma il divieto ottuso (in teoria) resta
È luglio inoltrato, l’afa attanaglia Milano, la gente cerca refrigerio come può. Piccole pratiche di resistenza ai cambiamenti climatici, anche in piazza Gae Aulenti, diventata un’oasi urbana con la sua fontana calpestabile, progettata da César Pelli. Ma il refrigerio va a sprazzi, anzi sembrava essere proibito. Sabato mattina infatti, per la gioia di pochi e la delusioni di molti, soprattutto bambini, sono apparsi dei cartelli con il logo dell’immobiliare “Porta Nuova” con scritto: “Divieto di balneazione – Bathing prohibited”.
La vigilanza della proprietà, nonostante il weekend ai limiti del torrido, rispettando il divieto, ha iniziato ad allontanare i “bagnanti”, compresi i più piccoli. Il malcontento non ha fatto neanche in tempo a montare, tra sfottò sui social e ovvie perplessità, che lunedì i cartelli erano già spariti.
La perplessità sulla paternità dell’iniziativa, è andata di pari passo con la rapidità con la quale si è evoluta: non risultano informazioni precise riguardo a chi abbia affisso i cartelli, nemmeno su chi li abbia tolti. La proprietà ha inizialmente indicato nel Comune come responsabile del divieto, riferendo di aver voluto tutelare i cittadini milanesi, informandoli del fatto che i vigili avrebbero multato chi entrava nella fontana.
Il comune non conferma, anzi, risponde dicendo che durante l’emergenza caldo scattata ormai da tempo, le priorità della polizia non è certo multare chi cerca un po’ di fresco, oltre al fatto che non sono una novità le scene di turisti che fanno il bagno in fontana d’estate in città.
Tuttavia esiste un provvedimento normativo, al quale si è appellato il comune stesso, ed è il Regolamento d’uso del verde, adottato dal Consiglio Comunale nella seduta del 17/7/1995 con delibera dal 26/10/1995, modificato in seguito ed in vigore dal 7/5/2002. L’articolo 17 del documento, fra i divieti relativi alle acque di laghi, stagni, canali, rogge, fontane, e zone umide negli spazi verdi, figura infatti “la balneazione tranne ove sia espressamente consentita con apposita segnaletica”. Nessuno vuole attribuirsi la responsabilità dell’affissione dei divieti, resta il fatto che fra normative rigide e la loro messa in atto intelligente resta uno spazio di discrezionalità pericoloso.
Gli accaldati ringraziano per il fatto che sia stato tolto per soli due giorni, e poco importa chi l’abbia fatto. Però un problema resta: il divieto resta. Faremo in modo che nessuno sia così ottuso da farlo rispettare o, provvederemo, prima o poi, a eliminarlo? Che ne dicono i politici? E i cittadini quando cominceranno ad appropriarsi concretamente e civilmente dello spazio pubblico, in modo da far cambiare norme che, effettivamente, hanno poco senso?
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