Medio Oriente
Il gattaro d’Aleppo
Qualche settimana fa tra i gruppi consigliati di Facebook mi compare “Il gattaro D’aleppo”: chiaro che mi iscrivo subito! In un colpo solo si trovano gatti, pacifismo e uguaglianza di genere, visto che di solito si parla di gattare – con una punta di disprezzo – e non di gattari.
Così scopro la storia di Mohammad Alaa Aljaleel, un uomo che ogni giorno si preoccupa di nutrire una numerosa colonia felina di Aleppo: è probabile che molti siano gatti appartenuti a persone che ora sono fuggite, o che comunque non possono più prendersi cura dei propri pet.
Ad oggi, la colonia conta circa 150 gatti, molti dei quali hanno un nome.
Il gruppo “Il gattaro D’aleppo” è gestito da Alessandra Abidin, una ragazza di madre lingua araba, che vive in Italia. Alessandra ha “incontrato” Mohammad qualche settimana fa, dopo essersi informata presso una cooperante italiana.
All’inizio sono scettica: vedo che tante persone, dall’Italia e dall’estero, inviano somme di denaro per aiutare Mohammad. Spesso si vedono foto di Mohammad, della sua famiglia e, ovviamente, dei gatti.
Sì però io non mi fido, e poi non parlo l’arabo: Mohammad esiste veramente? A chi vanno questi soldi?
Cerco un po’ su internet e trovo articoli di siti che si dedicano ai gatti: beh troppo poco! Poi, trovo un articolo dell’edizione europea di Newsweek. Ci siamo: Mohammad esiste davvero!
Link all’articolo sull’edizione europea di Newsweek.
Contatto Alessandra su Facebook per farle qualche domanda. Ha conosciuto Mohammad leggendo un articolo su Facebook prima, e poi chiedendo info ad una cooperante. Stava cercando qualcuno a cui donare una somma in memoria del proprio gatto Ernesto, deceduto poche settimane prima.
Così, visto che è di madre lingua araba, ha contattato Mohammad, e gli ha chiesto se potesse aiutarlo; lui le ha risposto in che tanti glielo chiedono, ma che, oltre all’impedimento linguistico, c’è anche il problema di far arrivare effettivamente le donazioni.
E così Alessandra ha proposto di creare un piccolo gruppo su facebook per supportare il lavoro di Mohammad ad Aleppo: questo gruppo ha avuto grande successo e ora stanno raccogliendo fondi per aprire una “casa dei gatti”, la prima nel suo genere in Siria, che si chiamerà “casa dei gatti Ernesto”, in memoria dell’amatissimo gatto di Alessandra.
Chiedo ad Alessandra qualcosa di più su Mohammad: che lavoro fa? È libero di muoversi in una città in guerra come Aleppo?
Mohammad sfama i gatti da più di 3 anni, come lavoro fa il soccorritore. Racconta di spostarsi liberamente dentro il confine della sua città, anche se sono oggetti di bombardamenti continua da parte della Russia e di Assad, e in più di essere circondati dai fanatici dell’Isis.
La famiglia di Mohammad lo sostiene e lo aiuta concretamente: ad esempio, suo fratello – che studia comunicazione – lo affianca nel realizzare foto e video.
Questa bella storia mi ricorda i gatti che ho “incontrato” a Istanbul, liberi di girare per la città: si narra, infatti, che una gatta salvò Maometto dal morso di una vipera, e da allora questi felini sono ben accolti persino nelle Moschee.
All’interno del gruppo, molti considerano Mohammad un eroe, e si stanno mobilitando per candidarlo come tale sul sito di un’emittente televisiva americana.
Che dire: sono d’accordo con loro!
Ringrazio Alessandra Abidin e Mohammad Alaa Aljaleel per la collaborazione, e per aver fornito tutte le foto presenti in questo articolo.
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