Media

Il web non ama più Renzi: i suoi esperti di comunicazione non gli dicono nulla?

9 Agosto 2015

La fiducia in Renzi è in calo. Ormai lo sanno tutti, e suppongo lo sappiano bene anche lui stesso ed il grande Filippo Sensi. Dai tempi della luna di miele, finita giusto in questi mesi dello scorso anno, l’appeal del presidente del consiglio si è sostanzialmente dimezzato. Il tasso di consensi è sceso di quasi 30 punti in un anno, una caduta così repentina che i libri di storia dovranno forzatamente inserirla nei propri sommari, perché mai in precedenza si era verificata. Non di questa portata, e mai senza ci fossero particolari motivi perché accadesse.

Probabilmente Nixon ne avrà sofferto, ma c’era il Watergate di mezzo. Come Clinton dopo il caso Lewinski. Ma per Renzi non è accaduto nulla di particolarmente eclatante da giustificare un regresso così sensibile. A cosa è addebitabile, dunque? La risposta più immediata potrebbe far riferimento ad una serie di provvedimenti che hanno diviso l’opinione pubblica: il patto del Nazareno, l’accordo con l’antico nemico della sinistra; la stessa legge elettorale, con il suo carico di “nominati”; il jobs act, con l’abolizione del mitico articolo 18; la cosiddetta buona scuola, dove i presidi sembra possano farla da padroni.

Oppure. Un atteggiamento sempre più arrogante, secondo i suoi detrattori, che lo fa diventare “un uomo solo al comando”. Unico interlocutore e unico decisore, contro tutto e contro tutti, che non presta orecchio se non a se stesso ed al manipolo dei suoi accoliti. Un modo di essere che lo farebbe assomigliare sempre più a Berlusconi, tra toni populistici e abolizione delle tasse sulla prima casa, come il suo predecessore nel ruolo di premier. Tutto questo certamente potrebbe c’entrare, ed ha fatto sì che una quota significativa della popolazione, per una di queste ragioni, gli abbia voltato le spalle, cambiando il giudizio favorevole nei suoi confronti, risalente all’epoca del “grande rottamatore”, in valutazioni più negative. Ma non basta a descriverne il crollo così netto e repentino.

Il motivo più rilevante ha invece a che fare col web. Quando si presentò, oltre un paio di anni fa, come avversario di Bersani, non molti lo conoscevano ma, dopo la sostanziale sconfitta del Pd alle elezioni del 2013, Renzi è cresciuto poco alla volta, nell’opinione dei social e degli internauti, come l’unico che potesse risolvere, e in tempi rapidi, i problemi del paese. Un vento nuovo, disincantato e propositivo, portato in palmo di mano da tutti gli utenti del web, perfino dai pentastellati, che arrivarono ad un certo punto a preferirlo addirittura allo stesso Grillo come potenziale leader del cambiamento. La buona opinione che circolava in rete ha contagiato anche le persone “normali”, provviste solo di telefono e di contatti reali, anziché virtuali.

Poi un sottile ma costante cambiamento ha coinvolto gli utenti dei social. Matteo Renzi giorno dopo giorno diventava l’oggetto di critiche sempre più diffuse, di sfottò sempre più pungenti, di costante derisione per le sue parole, per il suo inglese, per i suoi atteggiamenti da piccolo padrone del mondo. E dopo qualche mese, la rete ha deciso che il vero nemico da sconfiggere, parallelamente a quanto accaduto per Berlusconi, era diventato il neo premier. Il Oggi il paese è sostanzialmente spaccato in due: quelli del web, quelli che ci scrivono o commentano sui social, hanno per la grande maggioranza un giudizio negativo o molto negativo su di lui; tra gli altri, tra i non-digitali, il suo appeal è sì diminuito, ma in forme non particolarmente significative, non così eclatanti.

Nei sondaggi la cosa appare in maniera evidente. Gli elettori, anche giovani, intervistati telefonicamente (il cosiddetto metodo Cati) presentano un indice di fiducia intorno al 40%; quelli interrogati attraverso internet (metodo Cawi) hanno viceversa un livello di consenso per lui di poco superiore al 20%: una differenza enorme. Insomma, se le prossime elezioni si svolgessero via web, Renzi sarebbe travolto; usando invece i metodi tradizionali, con la classica matita e la scheda, il suo successo non sarebbe ancora in dubbio.

Due domande vengono spontanee. La prima: i suoi esperti di comunicazione, a Renzi, perché non gli dicono nulla? Oggi il clima di opinione, si sa, non può ovviamente prescindere dalla rete. Ma lui sembra non curarsene. Mistero. Ma è la seconda domanda che attende una risposta ancora più misteriosa: cosa ha causato questo strano e, per certi versi, repentino “voltafaccia” della rete?

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.