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La Pasqua, una splendida festa tranquilla

27 Marzo 2016

Maja Slivnjak è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:

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La bellezza della Pasqua è innegabile. Anche chi non è religioso, non può (a mio parere) non considerare questa giornata una sorta di oasi dello spirito. In questi tempi di attività frenetiche, e di super-business, la Pasqua riesce a sottrarsi a certe derive consumistiche. Resta una festa della tradizione, introspettiva. Fatta di rituali pacati, silenzi, cose semplici.

Il suo fulcro è la tripletta messa-pasto in famiglia-passeggiata, come ai tempi dei nostri nonni o addirittura dei nostri bisnonni. Ok, in Italia i supermercati sono invasi da orde di uova di cioccolato e colombe pasquali, e le vetrine delle pasticcerie traboccano di ogni tipo di prodezza dolciaria. Bazzecole rispetto alla follia dello shopping di Natale; al diktat dei regali “importanti” di San Valentino; persino alla nuova, bizzarra moda di Halloween.

La Pasqua è tranquilla, vecchio stile, mite come può esserlo una domenica di inizio primavera. E la domenica, a maggior ragione quando si celebra la resurrezione di Cristo, si va a messa. Nel paese ci sono circa 3mila chiese, incluse solitarie chiesette su colline verdeggianti o altri posti inaspettati. In tempi remotissimi erano santuari pagani, luoghi di culto degli dei che la cristianizzazione nell’altissimo Medio Evo ha trasformato in chiese. Come scrivevo nel post di qualche giorno fa, un esempio interessante è la chiesa di Santa Maria Assunta nell’isolotto in mezzo al lago di Bled: oggi è un templio cattolico molto amato dalle giovani coppie che si sposano (la tradizione vuole che lo sposo porti in braccio la sposa per tutti e i 99 gradini della chiesa), ma in epoca antichissima era un luogo sacro dedicato alla dea della vita Živa.

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chiesa S. Maria lago di Bled, Janez Tolar

 

Dopo la messa c’è la colazione pasquale con la famiglia al gran completo, una cosa non molto diversa dal pranzo della tradizione italiana, capretto e agnello esclusi. Ci si raduna tutti (a casa mia si va dalla nonna ai nipoti più piccoli: ben 4 generazioni intorno a una tavola), e verso le 11 si inizia a mangiare. Il menù grossomodo è sempre lo stesso, anche se negli ultimi anni, come concessione ai più salutisti, sono stati aggiunti i contorni di verdura.

1. Prosciutto

2. Cren (da mangiare con il prosciutto)

3. Pirhi (uova sode colorate)

4. Potica di noci fatto da mia mamma o dalla nonna

Credo che l’unica portata sconosciuta agli italiani sia la potica, nota però ai triestini con il nome di putizza (anche se non si tratta propriamente della stessa ricetta). Ebbene, la potica è un dolce (ma esistono pure le potica salate). Anzi, è il dolce sloveno per eccellenza, il simbolo della nostra pasticceria, che grazie al passato asburgico è tra le più ricche della Mitteleuropa. Esistono infinite varietà di potica, ogni signora slovena ha la sua ricetta particolare. La potica più diffusa è una sorta di ciambellone molto aromatico, e molto nutriente: infatti il ripieno, oltre alle noci, alle nocciole e al miele, può contenere rum, cannella, bucce di arancia o limone, uvetta.

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Potica

Finito di mangiare, si fa una lunga passeggiata (tempo permettendo) per smaltire il lauto pasto e scambiare quattro chiacchiere con i familiari. In quanto popolo mitteleuropeo e alpino, pure agli sloveni piace quello che tedeschi e austriaci chiamano “spazieren”. La Slovenia, d’altra parte, si presta molto alle camminate, specie in primavera. In effetti il nostro paese è uno dei più verdi del mondo (il 55% del territorio è protetto, un record planetario), e a pochi passi da qualsiasi città slovena abbondano i boschi, le riserve naturali e i laghi.

Faccio l’esempio di Lubiana: la città, che quest’anno è capitale verde d’Europa, è costellata di parchi molto ben curati (a cominciare dal Tivoli, nel cuore del centro storico, con i suoi 5 chilometri quadrati di estensione e i suoi lunghi viali di castagni). Oppure si può fare una bella camminata lungo il fiume Ljubljanica, e magari aiutare la digestione bevendo un espresso in uno dei tanti caffè all’aperto.

Un’altra tradizione pasquale che adoro è la preparazione delle uova colorate. Sono loro le vere star della festa. Di solito sono dipinte a mano, con colori tenui o vivaci, ma ogni territorio sloveno ha le sue antichissime consuetudini a riguardo. Per esempio a Idrija (una città della Slovenia occidentale) i gusci vuoti sono decorati con il celebre merletto locale, mentre a sud, al confine con la Croazia, nella Bela krajina, si è soliti decorarli con cera d’api fusa in rosso e nero. Vicino a Lubiana, e per la precisione nel paesino di Vrhnika, si sfiora la perfezione con i vrhniški pirhi: gusci di uova perforati da migliaia di fori, che sembrano dei veri e propri capolavori di uncinetto.

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uova di Pasqua della Bela krajina, autore: Dunja Wedam

 

A proposito, buona Pasqua!

 

Foto di copertina in alto: chiesa del Santo Spirito a Javorca (autore Aleš Zdešar, fonte Slovenia.info). Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.

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