Letteratura
L’intelligenza della specie: il miracolo della narrativa qualche volta si compie
Qualcuno ha detto che è un romanzo calamita: anche se arrivi a detestare i personaggi (blasé, radical chic, coraggiosi e codardi al contempo), non riesci a smettere di leggere. Il libro in questione è L’intelligenza della specie di Elena Ghiretti (Baldini & Castoldi), chicca narrativa del 2015 che stava per sfuggirmi. Sullo sfondo c’è Milano e in primo piano tre coppie di over trenta: Anna e Marco, Cristina e Massimo, Nathalie e Daniele. Cene, feste, concerti per passare i fine settimana e tenere a bada l’insofferenza. Poi Anna conosce Daniele, un amico di Cristina. Daniele e Anna si piacciono, Marco lo capisce, gli altri no. I sei prendono a frequentarsi, finché Anna perde il controllo della situazione e sviluppa un interesse morboso nei confronti di Daniele e di tutta la sua esistenza, Nathalie compresa. Gli equilibri non scritti, interni ed esterni alle tre coppie, saltano, con una buona dose di sofferenze e ripicche generalizzate.
L’io narrante sfuma nello sguardo di Anna: è attraverso i suoi occhi (“Marco sente gli occhiacci di Anna sulla guancia. Gli occhiacci di Anna potrebbero sterminare un esercito di paguri in un solo istante” oppure “Ora le piacerebbe infilarsi in quella scena e sgusciare dentro Marco per osservare quei due comportarsi come vecchi amici che non si vedono da anni, ma che in realtà non si sono mai incontrati prima”) che la vediamo avvicinarsi a Daniele, è attraverso i suoi occhi che conosciamo Cristina, Massimo e gli altri, ritrovando i quadretti tipici di relazioni umane con al centro fidanzati stagionati e gruppi di amici occasionali. Potreste credere che è una storia zuccherosa e pure un poco indigesta, ma non è così. Il tocco determinante, oltre ad una scrittura precisa, serrata, interessante per lo stile, è l’ironia. Dio, quanto è ironico questo libro. Anna, capricciosa, viziata, creativa, alla ricerca continua di stimoli, fa del sarcasmo la sua lente sul mondo che la circonda e fa a pezzi tutti. Come da miglior ricetta esistenzialista, siamo davanti ad un romanzo sui desideri, sui voli della mente, sulla noia, sui vuoti a perdere, sulla certezza della consuetudine, sulla vita di coppia, sulle ansie borghesi. Elena Ghiretti merita attenzione perché fa ridere, è una paroliera capace e la sua voce arriva chiara a chi legge. I personaggi vi chiameranno dallo scaffale, dal comodino, dalla borsa, il che non è scontato. Il miracolo della narrativa qualche volta si compie, per fortuna.
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