25 Dicembre 2014
Ai microfoni di Rtl 102.5 il Premier ha promesso “nei prossimi mesi” un “provvedimento ad hoc per i giovani professionisti che hanno avuto meno vantaggi di tutti in questa legge di stabilità“.
Suona come una presa in giro, visto che giunge proprio all’indomani dell’approvazione definitiva della legge di stabilità e sebbene sullo specifico punto fossero stati presentati, durante l’iter parlamentare, almeno una centinaia di emendamenti, ma tant’è.
Al netto delle polemiche, adesso resta da capire come in concreto rimediare.
Se, in particolare, dare un contentino ai professionisti, innalzando la soglia di ricavi per loro prevista dal nuovo regime dei minimi e mantenendo il sistema invariato (rimodulando eventualmente anche l’aliquota) oppure ripensare totalmente l’impianto (che suonerebbe come un totale fallimento anche se già ammesso).
Sarebbe naturalmente preferibile la seconda ipotesi anche perché, come già detto, il nuovo regime contiene anche importanti profili di incostituzionalità.
La mia idea (innalzamento soglia ricavi/compensi per tutti a 45.000 e tre aliquote crescenti in funzione del reddito) l’avevo messa in campo ed era stata pure recepita in due emendamenti al Senato (troverete riferimento in copertina): la ribadisco e credo che, atteso il susseguirsi degli eventi, sia ancor di più valida anche perché garantirebbe a commercianti e albergatori di mantenere le stesse agevolazioni, in termini di soglie, previste per gli stessi dal nuovo regime forfettario.
A prescindere da quale intervento in concreto si faccia, è necessario però approfondire prima e bene (errare è umano ma perseverare è diabolico) la direzione che si vuole dare all’intervento stesso, valutandolo non solo in termini di minori o maggiori entrate ma per quello che dovrebbe essere ovvero come uno strumento di aiuto ai piccoli e di stimolo per la ripresa della domanda interna e di impulso alla crescita.
Si dovrebbero tenere in debito conto anche gli effetti positivi che, per esempio, un sistema a soglie più elevate uguali per tutti e aliquote crescenti, potrebbe generare, anche in termini di recupero del sommerso.
Credo che l’intervento in Stabilità sia stato troppo frettoloso e molti aspetti non siano stati minimamente valutati (peraltro rimane un mistero il perché non si sia aspettato di intervenire in sede di attuazione della delega fiscale).
In termini di gettito, posso solo ricordare che il Dipartimento delle Finanze nel corso di una interrogazione parlamentare del marzo di quest’anno aveva stimato in soli 29 milioni di euro annui un innalzamento a 65000 euro della soglia relativamente al regime dei minimi in via di pensionamento.
Quindi, se ci fosse davvero la volontà, gli spazi per una riforma seria ci sarebbero, riforma che ovviamente dovrà prevedere opportuni interventi anche per quei professionisti iscritti alla gestione separata dell’Inps, sempre più tartassati da una aliquota non sostenibile.
E’ essenziale in ogni caso che l’intervento sia fatto nell’immediato perché non è possibile lasciare nell’incertezza tutti quei professionisti e freelance in procinto di aprire la partita iva che a questo punto sperano in una modifica in meglio della loro posizione rispetto alle forti penalizzazioni previste dalla legge di stabilità.
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Lavoro autonomo, Legislazione, Liberi professionisti