Innovazione
Venezia, capitale dell’ispirazione
In un sabato mattina quasi estivo di silenzio elettorale (in Veneto si vota oggi per le Regionali), è stata un’esperienza unica introdursi in punta di piedi nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista a Venezia. È in questa magnifica sede, uno scrigno di pareti affrescate con incastonate grandiose scale monumentali, che si è svolta la seconda edizione di Inspiring PR, l’evento promosso dalla sezione Triveneto della Federazione Italiana Relazioni Pubbliche (FERPI). Quello che segue non intende essere un resoconto rigoroso dei vari interventi succedutisi nella giornata, né una valutazione tecnica dei temi trattati sotto le volte dell’antica sede di una confraternita veneziana. Ispirazione presuppone anche un consapevole salto nel vuoto, un procedere a tentoni in territorio inesplorato. Armato di quella che un’allora sconosciuta candidata alle elezioni nel 2008 definì temerariamente la propria “splendida inesperienza”, il sottoscritto ha avuto il piacere e il privilegio di passeggiare per ore in un paesaggio magmatico e denso di vibrazioni quale l’happening di FERPI (così ha voluto ridefinirlo la presidente nazionale Patrizia Rutigliano nel suo intervento iniziale). Visto che quell’oscura deputata è oggi un apprezzato ministro, mi accontenterei di mettere a frutto la mia inesperienza riuscendo a trasferire efficacemente in un breve articolo gli stimoli intellettuali e le provocazioni mentali scaturite da Inspiring PR.
Dodici alfieri dell’ispirazione hanno calcato il palco, dipingendo con poche pennellate ben mirate lo spettro delle proprie attività professionali. Ognuno ha poi indicato le sfumature della comunicazione che mette in risalto con il lavoro di ogni giorno. Ad aprire le danze l’elegantissima Anna Turcato, consulente d’immagine e style strategist. Anna ha puntato i riflettori sui messaggi che lanciamo tramite il nostro abbigliamento ed insistito sul fatto che ogni outfit, anche quello combinato in modo apparentemente casuale, è sempre una scelta. “Impara ad ascoltare con gli occhi” è l’imperativo di chiunque voglia tentare di decodificare il racconto di sé messo insieme dalla nostra immagine. Cristiano Nordio, esperto di marketing, ha sfidato la platea a lanciare gomitoli da un capo all’altro della sala per dare vita ad un mini-network tra il pubblico. Il risultato si è trasformato in una brillante provocazione: “Essere legati da un filo non significa necessariamente avere una relazione”. Chiunque abbia mai pianificato reti di imprese ha avvertito l’urgenza di prendere appunti. Sempre surfando nel campo economico, il testimone è passato all’economista dell’università Ca’ Foscari Stefano Micelli, autore del volume “Futuro Artigiano”. Micelli ha delineato la sua ricetta per la salvaguardia e il rilancio del “made in Italy”: conservare la cultura del “saper fare” instillandovi sapientemente la linfa vitale rappresentata da innovazione e comunicazione. Nessuno spazio per utopici anacronismi o sterile mummificazione dei “bei tempi andati”, ma piuttosto un processo virtuoso attraverso cui il “saper fare” diventa vera e propria cultura. E di cultura ha parlato Massimiliano Zane, consulente di Museum Management. Nel Belpaese delle meraviglie archeologiche e dei paesaggi da cartolina, il patrimonio culturale sembra spesso un elemento da dare per scontato, una “materia prima” a cui attingere senza riserve. Proprio cavalcando questa metafora, Zane conclude con una stilettata agli abitudinari del bello: “Non possiamo accontentarci di avere il petrolio della cultura. Esso va estratto, raffinato e venduto”. Per restare in tema, Giampaolo Fallani dell’omonimo laboratorio di serigrafia artistica della città lagunare ha invitato i partecipanti a stampare il proprio ricordo grafico di una giornata all’insegna delle relazioni, ma anche della memoria.
Inizio scoppiettante nel pomeriggio con il vulcanico Oscar di Montigny, direttore marketing e comunicazione di Banca Mediolanum. Una cavalcata inarrestabile la sua, dalla permanente “illegalità” del pensiero libero (“solo le grandi menti discutono di idee”) alle sfide contemporanee affrontate dagli esperti di marketing. Alla base dell’economia 0.0 teorizzata da di Montigny vi è un valore tutto nuovo, ma da sempre inestimabile: la gratitudine. Ai marchi “da amare” (caposaldo teorico fino a qualche anno fa) va aggiunta tale innovativa dimensione: “memoria di un beneficio ricevuto e prontezza nel dimostrarlo”. Un’iniezione di vitalità è seguita al fuoco di fila di di Montigny: Giuseppe Cicchetti ha raccontato alla sala il cammino, denso di passione e tenacia, che ha portato la sua Matera ad essere scelta come Capitale Europea della Cultura 2019. Uno studente universitario ventiduenne ha incantato gli astanti con il “profumo di svolta” (il nome della sua associazione) che ha reso possibile l’ennesimo piccolo miracolo italiano: lasciare il proprio microcosmo locale, lavorando allo stesso tempo per esaltarne e diffonderne l’unicità. Ha sconvolto con la sua ispirazione il reporter Fausto Biloslavo: quella che scaturisce come un fiotto amaro dal pugno nello stomaco delle immagini dei reportage di guerra. Sono “gli occhi della guerra”, ha sottolineato Biloslavo, a restare impressi sulle fotografie ed impigliati al cuore dell’osservatore. È raccontando la guerra in tutta la sua crudezza che risalta, per contrasto, una pace intesa troppo spesso come una certezza. A catturare gli ascoltatori ci ha pensato in seguito un fuoriclasse del personal branding, Riccardo Scandellari. A lui il compito di rimarcare l’importanza dell’attenzione, la risorsa “più scarsa della Terra”. Si è fatta invece alfiere di un giornalismo “costruttivo” la blogger Assunta Corbo, animatrice di uno spazio online che offre ai lettori solo buone notizie. Non un tentativo un po’ ingenuo di ammantarsi di buonismo chiudendo volutamente gli occhi sulle atrocità e le miserie di ogni giorno, ma piuttosto uno sforzo ragionato ed empatico di aggiungere una sesta “W” alle canoniche cinque: “what now?”, che succede ora? Qual è il contesto in cui la notizia ha il suo impatto e la sua ragion d’essere? Sullo story-telling nell’era dell’analogico ha fornito una testimonianza ironica Pier Donato Vercellone, capo comunicazione di Sisal con un variegato percorso professionale alle spalle. Il suo intervento ha spaziato dal “Golden Book” realizzato a suo tempo per celebrare il marchio Nike all’intelligente strategia che ha sfumato i contraccolpi emotivi della tragedia della Costa Concordia. Come? Spostando il focus sulla salvaguardia di organismi marini che si erano formati intorno ad essa. Vale sempre il principio di Alessandro Baricco: “Se eliminiamo i fatti dalla realtà quello che rimane è lo story-telling”. A portare l’aroma del caffè nella sala affrescata della Scuola ci ha pensato il giovane Luca Carbonelli, con una toccante testimonianza sul lascito etico di un padre speciale e sulla sfida di far conoscere nel mondo il marchio dell’azienda di famiglia. Occorreva ritelefonare il prima possibile ai clienti e ai fornitori, insisteva papà Carbonelli, perché “pareva brutto”: oggi come ieri è l’ascolto ad essere il fondamento dell’autorevolezza di un’impresa. A chiudere i lavori dell’evento FERPI l’immancabile decano delle Relazioni Pubbliche Toni Muzi Falconi, che ha colpito gli astanti con una favola cinica traboccante di riferimenti alla realtà e una vibrante precisazione finale: “le Relazioni Pubbliche si fanno con il pubblico, anzi con i pubblici!”.
Questo è stato, in pillole, il percorso che ha visto coinvolti i partecipanti di Inspiring PR 2015. Nonostante si sia svolto nell’antica sede di una confraternita laica, mai la sua godibilità è stata intaccata da aridi tecnicismi per “addetti ai lavori”. Unendo piuttosto come in un puzzle le tessere di molti mondi: dal marketing al fashion, dalla cronaca all’economia, dalla promozione turistica al management museale, dalla reputazione aziendale al personal branding. L’immagine composta dai dodici relatori è quella di una realtà in perenne trasformazione e di una comunicazione che è per necessità in continua metamorfosi. Comunicazione che ambisce ed ha buone probabilità di diventare vincente, a patto che essa non dimentichi di sospendere a tratti la corsa per porgere l’orecchio…ed ascoltare.
Una postilla: se c’è un mondo nel quale si è persa la capacità di ascolto (o la si esercita in modo selettivo) questo è quello della politica. Se il vivace sperimentalismo e le stimolanti contaminazioni di Inspiring PR avessero presto un effetto ispiratore (e non di mero trasferimento di modelli) anche sulla comunicazione politica, aggiungeremmo un altro prezioso tassello al nostro puzzle.
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