Infrastrutture
Scioperi. Una legge che farebbe bene a Milano avvicinando PD e sindacati
Oggi è venerdì, il terzo venerdì in due mesi in cui la stessa sigla sindacale indice uno sciopero nei trasporti.
Intendiamoci, a Milano le metro sono aperte, qualche defezione sui bus, in sostanza un servizio accettabile perché le adesioni agli scioperi di questa sigla sono sempre basse, avendo scarsa rappresentatività in Atm. Quelli che mancano, come indicato nella foto, sono i passeggeri che non possono sapere se lo sciopero è vero oppure la solita finta. Lavoratori milanesi che devono rimodulare i loro orari nelle fasce di garanzia o spesso passare all’auto, cosa sempre sconsigliabile in una città che soffre di inquinamento.
L’indignazione però deve lasciare il passo ad una proposta riformista perché dopo ogni sciopero scatta un peana di richieste shock di precettazioni e divieti di sciopero (fortunatamente) inattuabili invece di portare ad una nuova regolamentazione che consenta di scioperare quando giustamente c’è un conflitto che lo necessita e di tutelare i passeggeri in tutti gli altri casi.
La cosa interessante, e questo deve essere uno spazio politico che il Partito Democratico deve percorrere, è che una riforma della rappresentanza nei trasporti si potrebbe fare con la condivisione e il consenso dei sindacati numericamente più rilevanti ed ottenendo un miglioramento sia delle relazioni sindacali sia della tutela dello svolgimento dei servizi e quindi dei passeggeri.
Perché? In pratica nel settore trasporti con i sindacati più rappresentativi c’è da anni un confronto serio e leale, che ha portato a pochi scioperi, spesso molto partecipati e ben motivati, coerenti con le fasi di confronto. Quello che danneggia i passeggeri (che sono tra l’altro spesso anche lavoratori) è l’uso dello sciopero da parte di sigle poco rappresentative che esauriscono la loro attività nel semplice annuncio dello sciopero e non nella costruzione del consenso tra i lavoratori.
Questo rende difficile anche il lavoro degli enti locali e delle aziende: perché devo dedicarmi a trattare con la stragrande maggioranza dei lavoratori (attraverso i loro sindacati) quando l’ultimo che non è d’accordo può causare disagi pari a tutti gli altri?
Se invece stabiliamo che serve un tasso di rappresentatività per indire uno sciopero (che è l’ultima arma di azione, non la prima) ridiamo un senso alla rappresentanza sindacale, un ruolo al conflitto, rispondiamo davvero all’esasperazione dei passeggeri ad ogni sciopero.
Avendo seguito per anni il tema, nei documenti e nella dichiarazioni dei sindacati di categoria la volontà di innovare su questo fronte c’è, perché non provare a vedere se si può passare dalle parole ai fatti?
L’altra novità è che questo per il PD può essere un punto di incontro nuovo col mondo del lavoro, la dimostrazione che si possono fare riforme sia tutelando gli utenti, sia con la piena collaborazione dei corpi intermedi, valorizzandone l’importante ruolo.
E questa legge farebbe un gran bene a Milano, città che conosce le lotte dei lavoratori, pensa che i diritti vadano tutelati e che tra i diritti da tutelare ci sia anche quello a muoversi coi mezzi pubblici.
Ci confrontiamo quotidianamente con le migliori città al mondo, non meritiamo di essere fermati da un annuncio di sciopero senza adesione ogni venerdì, ma questo una politica sana può cambiarlo forse addirittura senza conflitti e con la condivisione sindacale.
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