Governo
Tornerà la sinistra. Quando tornerà il centro
Adesso che si sono sfogati [quasi] tutti sull’esito elettorale del 4 marzo possiamo parlare con un po’ più di calma?
Come vedete, nonostante i termini da strilloni come ‘terremoto’, ‘cambio epocale’, ‘cataclisma’ siamo tutti ancora vivi, non assistiamo ad esecuzioni sommarie agli angoli delle strade, il Governo in carica sta sbrigando gli affari correnti e il Presidente Mattarella sta giocando la sua partita con la calma che molti dei suoi interlocutori dovrebbero avere o perlomeno dimostrare.
Il menu principale nei vari bar sport, digitali e non, al momento è: ma la sinistra? È morta? Dov’è? Serve ancora?
In questi giorni ricorre l’anniversario di uno degli eventi che maggiormente ha contribuito e cambiare la storia del nostro Paese [altro che 4 marzo..]: il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro. Ho letto con attenzione il bel dossier di Ezio Mauro su quei giorni terribili, e mi è venuto in mente che la risposta alle domande di cui sopra sta tutta nella foto che accompagna questo post:
È questa qui la risposta.
La sinistra italiana è diventata una pessima sinistra: litigiosa, frammentata, autoreferenziale, fighetta, distante, e lo è diventata perché non c’è un centro degno di tal nome.
Attenzione, non sto vagheggiando una rifondazione democristiana [ogni dio immaginabile e pregabile ce ne scampi]: chi ci ha provato ha fallito perché il tempo scorre in un’unica direzione, e la Storia non si ripete mai nelle stesse forme [anche per questo non ho mai creduto nei successi di Casa Pound e simili: sono movimenti antistorici, nostalgici, di per sé più museo che proposta politica]. Quello di cui parlo è un centro moderno ed efficace, laico, riformista e pronto al dialogo e alle sfide che ormai siamo abituati a leggere come sfighe. Siamo indietro su così tante cose che non basterebbero i server che ospitano Gli Stati Generali a contenerne l’elenco e soprattutto abbiamo un disperato bisogno di EUROPA.
Parlo di centro e di sinistra, NON di centrosinistra: la fusione non ha funzionato, la creatura non si è irrobustita abbastanza, decidete voi la migliore delle metafore. Fatto sta che il Partito Democratico, nato dall’unione degli eredi della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano ha fallito la sua missione. Si può negarlo finché si vuole, ma le parole di Beppe Grillo dopo il 4 marzo sono la fotografia del reale: “Noi non abbiamo fatto altro che osservare il sistema che crollava su sé stesso”. In questo sistema c’è anche il PD. Sento parlare di congressi, tessere, correnti..Basta, dai.
Se ci sarà un buon centro, ci sarà anche una buona sinistra, capace di ricompattarsi e di spingere, tirare, dialogare, incazzarsi, rappresentare. Sarà una sinistra meno da meme, poco social ma più sociale, che potrà ripartire da quelli che deve rappresentare: i lavoratori. Ce n’è di gran bisogno, perché i lavoratori di oggi sono diversi da quelli di Berlinguer e Moro. Sono ragazzi cresciuti all’ombra di Berlusconi, usciti da un sistema scolastico ed universitario ancora miracolosamente vivo nonostante mille tentativi di riforme che abbassano ogni volta il livello invece di alzare l’asticella. Sono milioni di partite iva vere e finte. Sono operai che lavorano in condizioni di insicurezza assoluta. Sono una massa che deve tornare a essere un popolo.
Ma l’Italia non è un paese di sinistra, Moro e Berlinguer sono morti e noi siamo sempre più spaventati da un futuro che ‘Da promessa è diventata minaccia’.
Insomma serve un buon centro: non quello di Berlusconi, non quel calderone di robetta partitinica che sta alle ali dei tre poli, non certo il cinque stelle. Lo so che è dura da mandare giù [per me lo è!], ma leggere la politica significa sapere unire i puntini, e se il disegno che ne esce non è quello che ci aspettavamo è un peccato, certo, ma quel disegno è la realtà.
C’è da lavorare parecchio, e i nomi mi interessano poco perché contano le idee e la voglia, ma chiunque vorrà provarci dovrà farlo tenendo bene a mente la foto qui sopra: erano due Italiani che abitavano case molto diverse ma che si sono stretti la mano per il loro Paese.
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