Governo
Figuraccia del PD: un errore grammaticale sul manifesto per la scuola che cambia
A un anno di distanza dall’insediamento di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, il Pd si dice sicuro di avere qualcosa da festeggiare. In particolare si fa riferimento alla riforma della scuola, ritenuta (come dargli torto?) pietra fondante dell’intero sistema Paese.
“Il primo anno di governo Renzi – recita il comunicato dei democratici – ha segnato molti punti positivi, pur tra tante difficoltà, e in particolare sulla scuola abbiamo aperto le porte a una riforma costruita con il confronto e con i suggerimenti di docenti, studenti, genitori, esperti. Abbiamo cominciato con la scuola perché sappiamo che se non c’è Istruzione non c’è l’Italia”.
Tutto condivisibile. Se non fosse che proprio nel manifesto celebrativo stampato per l’occasione viene ignorata una regola che si impara appunto a scuola, e già alle elementari: “un anno” è scritto con l’apostrofo (“un’anno”), come se si trattasse di un sostantivo femminile e non maschile.
Un bell’errore di grammatica, insomma, di quelli imperdonabili, da segnare con la matita rossa.
Il manifesto, con tanto di apostrofo fuori posto, viene lanciato in rete dall’account twitter del Pd scuola (@scuolapd) e viene notato da diversi internauti che segnalano la cosa. Tra questi il giornalista Danilo Chirico, che pubblica uno screenshot del testo incriminato prima che questo venga rimosso e postato nuovamente in versione corretta.
Un anno non si scrive proprio così, ma apprezziamo la buona volontà #labuonascuola #perpietà @matteorenzi #PD pic.twitter.com/cC4qAyJaNu
— danilo chirico (@danilo_chirico) February 16, 2015
La cosa interessante è che non si tratta della prima volta che il Pd – proprio mentre parla di “buona scuola” e di riforma dell’istruzione – incappa in errori grammaticali.
Qualcosa di simile era avvenuto solo cinque mesi fa, quando il governo aveva deciso di pubblicare una sintesi in 12 punti dell’attesa riforma del sistema scolastico. Come fatto notare allora da diversi quotidiani, il testo postato sul sito del governo (qui la versione “corretta”) era zeppo di errori grammaticali, tra cui spiccavano alcune arbitrarie e memorabili divisioni in sillabe.
A questo punto, è del tutto lecito chiederselo: sicuro che si tratta di semplici refusi?
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