Giustizia

L’orgoglio di aver malmenato la democrazia

14 Aprile 2015

Si possono eseguire ordini sbagliati. Si può eccedere in un momento di tensione. Si può cadere nel nervosismo. Nella vita, insomma, si può sbagliare anche quando indossi una divisa. Ma la rivendicazione dell’errore, no: quello è un errore al quadrato. Vuol dire non aver avuto la percezione di quanto è accaduto.

Le parole di Fabio Tortosa su Facebook sono quelle di un agente che ha agito con convinzione: «Io ci rientrerei mille e mille volte» nella Scuola Diaz, ha sostenuto parlando della sentenza di Strasburgo sul G8 di Genova. Da agente, quindi, ha ribadito la marmorea certezza di aver combattuto «i nemici della democrazia». Senza rendersi conto che quella famigerata notte nella scuola Diaz, è stata picchiata la democrazia; malmenata con tale violenza che il dolore ancora si sente, nonostante siano trascorsi quasi 14 anni.

Non voglio criminalizzare ulteriormente Fabio Tortosa, altrimenti mi tacciano di radicalscicchismo. Del resto ci siamo già siamo tenuti De Gennaro al vertice della polizia per altri 6 anni e successivamente è diventato anche sottosegretario, prima del balzo alla presidenza di Finmeccanica. E poi un’altra persona, pare un ex collega di Tortosa, ha usato espressioni simili, se non peggiori.

In quegli anni e specialmente in quei giorni ho vissuto dei momenti che resteranno indelebili nella mia mente e nel mio cuore…Eravamo 80 ma la nostra forza era inarrestabile…80 Torturatori con le palle piene de stemmerde. Ora nn sono piu con te Fabio come allora ma avrei dato chissa cosa per continuare a vivere con gente come te.

Dopo questo c’è poco altro da aggiungere. In molti hanno giustamente ripetuto che alla Diaz è morto un movimento e con esso la speranza di una generazione, che poi è la stessa che ha pagato il conto peggiore alla crisi economica. Personalmente ho visto crollare quello che – a 20 anni – credevo fosse il principio fondante di un mondo giusto leggermente migliore di quello che ho conosciuto: l’umanità di fronte a tuo simile. Soprattutto in un momento che non è di guerra.

Quella sera, ascoltando e leggendo le cronache della Scuola Diaz, ho appreso in via definitiva che invece un uomo – che magari senza divisa gli avrebbe offerto il caffè al bar – era capace, nell’anno 2001, di malmenare un coetaneo senza quel senso di pietà che parrebbe logico nell’era contemporanea. C’è stato, allora, un comportamento da tempi di guerra o, meglio, da ventennio fascista.

E a distanza di parecchi anni apprendo che qualcuno è tuttora convinto di aver combattuto i «nemici della democrazia» che avevano dichiarato «guerra all’Italia». Ma per fortuna, rispetto al 2001, ho sviluppato qualche anticorpo sulle momentanee “sospensioni della democrazia”. A base di torture e ingiustizie.

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